Agricoltura europea prossima alla svolta? Questo l’interrogativo aperto oggi dopo la presentazione del documento redatto dal neocommissario europeo all’Agricoltura, Christophe Hansen per illustrare la nuova visione da adottare per rilanciare redditività e competitività del settore primario nel Vecchio Continente.
Quattro i pilastri fondamentali su cui si sofferma il documento: redditività, competitività, sostenibilità e vitalità delle aree rurali. A questi si affiancano due misure trasversali strategiche: la riduzione della pressione burocratica e un’accelerazione sul fronte dell’innovazione tecnologica.
Il piano proposto si propone di rendere il settore agricolo “resiliente, attraente e sostenibile” attraverso un approccio meno burocratico e più mirato alle esigenze locali. La riforma rappresenta un’inversione di rotta rispetto agli ultimi cinque anni di politiche legate al Green Deal, che avevano suscitato critiche da parte di diversi attori del settore primario.
L’agricoltura europea, caratterizzata da una grande diversità di modelli produttivi, è stata al centro di numerose mobilitazioni da parte degli agricoltori, che lamentavano un’eccessiva rigidità normativa e l’impatto economico delle misure ambientali imposte dalla Commissione. Ora, con la nuova visione strategica, l’UE sembra voler ristabilire un equilibrio tra sostenibilità ambientale, competitività economica e sicurezza alimentare.
La fine dell’approccio uniforme?
Uno dei punti cardine della nuova strategia è l’abbandono dell’approccio “taglia unica”, a favore di soluzioni specifiche per le diverse realtà agricole europee. Il Vicepresidente esecutivo della Commissione UE, Raffaele Fitto ha sottolineato che la Commissione intende lavorare in modo coordinato con gli Stati membri, valorizzando le Indicazioni Geografiche come strumento per proteggere e promuovere le produzioni locali. La semplificazione burocratica è stata annunciata come una delle priorità, con un pacchetto di semplificazione della PAC previsto per la primavera.
Analogamente, anche il commissario Hansen ha ribadito l’importanza di alleggerire il peso della regolamentazione per consentire agli agricoltori di concentrarsi sulla produzione. Tema assai vicino alle aziende agricole, molte delle quali si trovano in difficoltà nel gestire gli adempimenti richiesti dalle normative europee.
Il punto di vista italiano
A esprimere grande soddisfazione per il cambio di rotta il ministro italiano dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, che lo ha infatti definito un superamento delle “visioni ideologiche” che hanno caratterizzato il Green Deal. Secondo Lollobrigida, il nuovo piano accoglie le istanze portate avanti dall’Italia negli ultimi anni, in particolare la centralità della sovranità alimentare, la valorizzazione delle filiere locali e il supporto al reddito degli agricoltori.
L’Italia si è distinta per un approccio propositivo in sede europea, con il governo che ha stanziato oltre 11 miliardi di euro per il settore agricolo. Tra le battaglie portate avanti dal nostro Paese ci sono la riduzione del carico burocratico, la lotta alle pratiche sleali e il rafforzamento degli standard nei commerci con Paesi terzi.
In foto: il commissario europeo all’Agricoltura, Christophe Hansen
Le reazioni del mondo agricolo
Le principali organizzazioni di categoria, come Confagricoltura e Coldiretti, hanno accolto con favore il nuovo corso della Commissione. Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, ha parlato di un “cambio di passo notevole”, sottolineando l’importanza della competitività e della redditività per il settore. Tuttavia, ha evidenziato la necessità di garantire risorse adeguate per sostenere gli obiettivi di sviluppo e neutralità climatica fissati per il 2050.
Coldiretti e Filiera Italia hanno evidenziato l’importanza di alcune misure contenute nella strategia, tra cui l’obbligo dell’origine in etichetta, la reciprocità nei trattati commerciali e il potenziamento dei controlli alle frontiere europee. A tal riguardo, il presidente Ettore Prandini ha evidenziato la necessità di passare dalle parole ai fatti, garantendo che la PAC diventi un reale sostegno al reddito degli agricoltori.
Un vero cambiamento o una mossa politica?
L’abbandono dell’approccio Green Deal “puro” e l’attenzione alla dimensione economica e sociale dell’agricoltura rappresentano sicuramente una discontinuità rispetto alle politiche precedenti. Tuttavia, rimangono alcuni nodi da sciogliere: come verranno finanziate queste nuove politiche? La sostenibilità ambientale sarà realmente bilanciata con le esigenze produttive o si rischia di sacrificare gli obiettivi climatici sull’altare della competitività?
Un altro punto critico è la questione della sovranità alimentare. Se da un lato garantire una produzione agricola europea più forte è essenziale, dall’altro è necessario valutare l’impatto delle nuove regole sugli scambi commerciali e sulla cooperazione internazionale.
Verso un nuovo equilibrio?
Almeno a parole, la nuova strategia dell’UE per l’agricoltura potrebbe segnare un cambiamento significativo nell’approccio comunitario, accogliendo molte delle richieste avanzate dal settore agricolo. La semplificazione burocratica, il sostegno ai redditi agricoli e il riconoscimento delle specificità locali sono passi importanti per garantire la competitività dell’agricoltura europea. Tuttavia, tradurre queste intenzioni in misure concrete ed efficaci sarà la vera sfida. La riforma della PAC, le norme sulle importazioni e la gestione delle risorse economiche saranno i banchi di prova per verificare se questa svolta sarà realmente in grado di dare nuova linfa al settore agricolo europeo o se si rivelerà solo un cambiamento di narrazione. L’attenzione ora si sposta sulle azioni della Commissione e sulla capacità degli Stati membri di cogliere questa opportunità per costruire un modello agricolo sostenibile, redditizio e in grado di affrontare le sfide future. Il mondo agricolo, intanto, vigila affinché le promesse si traducano presto in realtà.
Ilaria De Marinis
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