c’è l’accordo per una base militare russa sul Mar Rosso

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 


L’apertura di una sua base militare sulle coste del Mar Rosso è un obiettivo che Mosca rincorre da anni. Dopo l’annuncio del raggiungimento di un’intesa definitiva per la sua realizzazione, quello che è oggi uno dei punti più caldi del pianeta rischia di diventare incandescente

19 Febbraio 2025

Articolo di Bruna Sironi (da Nairobi)

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

Tempo di lettura 4 minuti

Le navi militari russe Kerch e Smetlivy (Credit: Nick Savchenko/Flickr/Wikimedia Commons/CC BY-SA 2.0)

Sarebbe stato raggiunto la scorsa settimana l’accordo definitivo tra Khartoum e Mosca per la costruzione di una base militare russa sul Mar Rosso.

Lo ha annunciato il 12 febbraio scorso il ministro degli Esteri sudanese, Ali Yousuf al-Sharif, in una conferenza stampa congiunta tenutasi a Mosca alla fine di un incontro con il suo omologo russo, Sergey Lavrov.

Secondo al-Sharif, sarebbero stati superati tutti i punti critici e si sarebbe raggiunto un accordo completo e definitivo. La base navale concordata dovrebbe essere capace di ospitare contemporaneamente 300 persone, tra militari e civili, e quattro navi da guerra, anche a propulsione nucleare, per riparazioni e rifornimenti.

Quella di una base militare russa sulle rive del Mar Rosso è un’ipotesi di cui si parla fin dal tempo del regime islamista dell’ex presidente Omar al-Bashir, deposto nell’aprile del 2019.

In un suo incontro con il presidente russo Valdimir Putin a Sochi, nel 2017, disse che il suo paese aveva bisogno di protezione contro l’ingerenza americana. Nei giorni successivi, in un incontro con l’allora ministro della Difesa russo Sergei Shoigu, si era detto preoccupato per la presenza americana nel Mar Rosso e aveva offerto alla marina russa l’uso di basi sulle proprie coste.

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

L’idea non deve essere sembrata sufficientemente interessante ai russi che, nel tempo, hanno spostato la discussione sulla costruzione di una vera e propria base militare a loro disposizione. La fine del regime del presidente al-Bashir prima e la nascita del governo di transizione poi, avevano congelato le trattative. Il governo sudanese a guida civile guardava altrove per la propria collocazione nella comunità internazionale.

Negli ultimi mesi del 2020, tuttavia, Mosca aveva fatto circolare un documento in cui si proponeva un accordo della durata di 25 anni per una base navale capace di ospitare 4 navi da guerra in cambio di forniture belliche e altre forme di assistenza al paese.

Khartoum aveva risposto che era necessaria l’approvazione del Parlamento, che in quel momento di transizione non era nemmeno stato nominato.

Di fatto, il documento si configurava come una forma di pressione per la realizzazione di un progetto che Mosca considerava come sempre più importante per il raggiungimento degli obiettivi della sua politica internazionale che si andava definendo in quel periodo.

Ma a Khartoum le priorità erano altre. Le tensioni tra civili e militari nelle istituzioni del periodo di transizione, il colpo di stato del 25 ottobre del 2021 e poi lo scoppio del conflitto alla metà di aprile del 2023 avevano fatto scivolare la discussione sull’ipotesi ventilata dall’ex presidente e sollecitata dalla Russia.

Mosca avrebbe inoltre dovuto chiarire la sua posizione nel conflitto sudanese. All’inizio i legami più stretti erano con il comandante delle Forze di intervento rapido (RSF), generale Mohamed Hamdan Dagalo, conosciuto con il soprannome di Hemeti, alleato e socio in affari del gruppo Wagner, grazie al quale riusciva a sfruttare le ingenti risorse aurifere del Darfur, tanto da diventare uno degli uomini più ricchi e potenti del paese.

L’oro sudanese, secondo diversi analisti, avrebbe inoltre contribuito al finanziamento della guerra in Ucraina e al “superamento” delle sanzioni economiche imposte al Cremlino.

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

D’altra parte, non si erano mai interrotti i contatti con il capo della giunta militare e comandante dell’esercito, generale al-Burhan, che per di più controllava tutte coste del Mar Rosso.

Segno dei rapporti tra il di fatto governo sudanese e quello russo si ebbero lo scorso novembre, quando Mosca bloccò con il veto una risoluzione del Consiglio di sicurezza presentata dal Regno Unito per l’imposizione di un cessate il fuoco nel paese devastato dal conflitto e con una situazione umanitaria catastrofica. Per questo veto il generale al-Burhan aveva molto ringraziato il governo di Putin, che aveva “difeso la sovranità” del suo paese.

Ringraziamenti per il veto al Consiglio di sicurezza anche dal ministro degli Esteri al-Sharif, durante la conferenza stampa in cui annunciava l’avvenuto accordo per la base militare. Uno scambio di favori, insomma, in cui la Russia guadagna la presenza in un’area di grande importanza strategica da cui era finora assente.

Gli Stati Uniti hanno invece nella zona, a Gibuti, la più importante base militare in Africa, nell’ex base della Legione Straniera, Camp Lemonnier, ampliata e ammodernata diverse volte nel corso degli ultimi quindici anni. Più recentemente anche la Cina ne ha aperto una a Gibuti.

Con la prossima apertura di quella russa in Sudan, il Mar Rosso, già uno dei punti più caldi del pianeta, rischia di diventare incandescente. Tutti i paesi della regione e le rotte commerciali che lo percorrono saranno in balia dei precari equilibri di potenze che stanno ridefinendo le relazioni internazionali sulla base della forza, invece che della diplomazia. 

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

Condividi questo articolo





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link