Che paura la fine della Stagione 

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Di Marta Pietrosanto – Uiltrasporti trasporto aereo 

Qual è la cosa che fa più paura della fine di ottobre? No, non è Halloween e tutte le terribili maschere che si porta dietro. Il 1° novembre i travestimenti spariscono e tornano negli armadi, ma negli armadi tornano anche le divise delle centinaia di stagionali del trasporto aereo. La cosa che fa più paura del 31 ottobre è la fine della stagione estiva. E le divise staranno lì, piegate e silenziose, per circa sei lunghi mesi. Si dovrà attendere la primavera dell’anno successivo per essere nuovamente investiti del proprio lavoro. A tanti verrà spontaneo dire “Che meraviglia, sei mesi di vacanze!” Certo, ma a che prezzo? Qualcuno potrebbe pensare essere una prospettiva interessante visto che durante la disoccupazione si percepisce l’indennità NASpI. Tanti arriveranno addirittura a pensare che quasi ci si arricchisce nei periodi di bassa stagione: pagato per stare a casa! Ma come funziona la NASpI (così si chiama l’indennità di disoccupazione)? Ve lo illustriamo subito 

Tratto dal sito dell’Inps: 

Conto e carta

difficile da pignorare

 

QUANTO SPETTA 

-La misura della prestazione è pari al 75% della retribuzione media mensile imponibile ai fini previdenziali degli ultimi quattro anni 

-La NASpI si riduce del 3% ogni mese a decorrere dal primo giorno del sesto mese di fruizione. La riduzione scatta dall’ottavo mese se il beneficiario ha compiuto 55 anni alla data di presentazione della domanda. 

-La NASpI è corrisposta mensilmente per un numero di settimane pari alla metà delle settimane contributive presenti negli ultimi quattro anni. Ai fini del calcolo della durata non sono computati i periodi di contribuzione che hanno già dato luogo a erogazione di prestazioni di disoccupazione. 

In parole più comprensibili: se l’impiego è stato di 6 mesi, si avrà diritto a 3 mesi di indennità di disoccupazione, con un sussidio pari al 75% dello stipendio ricevuto nei mesi di attività professionale subordinata. E specifichiamo, non si riceve il 75% dell’ultimo stipendio, che potrebbe essere più alto per via di eventuali straordinari, TFR o ferie non godute, si percepisce invece il 75% di una media degli stipendi percepiti negli ultimi quattro anni.   

Inoltre, ogni anno viene calcolato un massimale oltre il quale la NASpI non può andare.  

Facciamoci due conti quindi: terminando il lavoro il 31 ottobre, ipotizzando sei mesi di contratto a tempo determinato, si ha diritto alla NASpI per i mesi di novembre dicembre e gennaio. Cosa fare per i restanti mesi non coperti dall’indennità, prima dell’inizio della nuova stagione estiva?  

Esistono località dove i trasporti e i servizi sono indissolubilmente legati al turismo estivo e quindi il lavoro c’è, e tanto, da maggio a settembre, e poi si azzera nei mesi invernali. Che fare quindi nei mesi fuori della stagione? 

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Il Bel Paese è una nazione tanto stupenda quanto divisa sulla sfera delle possibilità lavorative. Chi ha la fortuna di vivere in una regione ricca di proposte di impiego può cercare un lavoro temporaneo, per sopperire ai mesi di inattività, ma in certi territori le occasioni scarseggiano e allo stagionale non resta altro che accettare qualsiasi proposta di impiego gli venga fatta, che sia lavoro in nero, malpagato o sfruttamento, o nel peggiore dei casi, attendere l’inizio della nuova stagione. 

Probabilmente una soluzione largamente diffusa è lavorare di più nei mesi di contatto, quindi, il lavoratore o la lavoratrice stagionale è portato a fare molti straordinari, diventando facile  preda  di datori senza scrupoli, a discapito della propria vita privata e della propria salute, per poter guadagnare qualcosa in più e sopperire ai mesi senza stipendio. 

Per finire, segnaliamo inoltre che esistono dei lavoratori e delle lavoratici chiamati part-time ciclici, in possesso di contratti a tempo indeterminato che però prevedono periodi di inattività di alcune mensilità (quelli di bassa stagione in località turistiche, ad esempio.) in passato, è sempre stata emanata in questo periodo una circolare Inps per usufruire del bonus part-time ciclici, una indennità da circa 500 euro che non poteva certo coprire tutti i mesi da inattivi ma era sicuramente di aiuto. Al momento, questa indennità non è prevista per l’anno 2024 

Vista la campagna della nostra organizzazione contro i lavoratori fantasma, ci sembrava importante riportare le parole di una lavoratrice che vive di un lavoro precario, barcamenandosi tra l’incertezza della professione, la vita quotidiana e l’aumento dei prezzi. Nelle prossime righe, quindi, la parola ad una giovane stagionale del Trasporto Aereo.  

– Come ti organizzi il futuro avendo un lavoro stagionale? Come vivi il tuo lavoro stagionale? 

Secondo la mia personale esperienza come lavoratrice stagionale in aeroporto la principale preoccupazione resta la precarietà. I mesi in cui non è previsto il rinnovo del contratto, non vengono vissuti da tutti noi nel modo più sereno. L’incertezza contrattuale porta sia diverse preoccupazioni materiali (affitto, mutuo ecc) che organizzative nella propria famiglia. 

– Che importi prendi di solito di disoccupazione?  

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Diciamo sui 700-800 euro, dipende; in ogni caso molto meno del mio stipendio abituale.  

– Come affronterai i mesi senza lavoro? Sei preoccupata?  

Nonostante i mesi fuori contratto vengano sfruttati per riposare dopo intensi mesi lavorativi privi di ferie, ci si confronta ad ogni modo con un’unica entrata percepita, che è quella relativa alla disoccupazione. 

Infine, penso uno dei problemi più sottovalutati, oltre quello economico, sia il fatto che questo stile di vita causa un forte stress emotivo relativo alla continua incertezza sul prossimo contratto. Non si sa con anticipo se e quando si verrà richiamati per una nuova firma e questa indeterminazione non fa che generare frustrazione ed insoddisfazione personale. Si aggiungono poi le preoccupazioni per le spese e tutto ciò rende il periodo di “riposo” tutt’altro che riposante.  

Negli ultimi anni, l’indennità di disoccupazione, così come il Decreto Lavoro, è quel qualcosa a cui ogni governo ha messo il proprio timbro, diminuendo inevitabilmente sussidi e tutele, un problema decisamente allarmante ora che l’inflazione ha gonfiato pericolosamente tutti i prezzi e gli stipendi subiscono una stagnazione pluriennale.   

Il problema dilagante, è la continua e ripetuta legiferazione in favore dei contratti a termine che provocano sì, sulla carta e nei comunicati del Governo, un aumento degli impieghi, ma pur sempre temporanei, impieghi quindi precari in cui il lavoratore non è nient’altro che una merce da noleggiare quando serve e lasciare sullo scaffale quando non serve più.   

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