Computer della sanità inceppati, i medici alla Regione Veneto: «Fermare l’appalto da 120 milioni»

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di
Angiola Petronio

Il nuovo sistema informatico è ritenuto «inaffidabile»: il personale scrive una lettera al governatore Luca Zaia

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L’appello è lo stesso fatto lo scorso novembre. E il richiamo arriva da chi, tre mesi fa, aveva lanciato il suo «grido di dolore», con la richiesta di bloccare tutto. Loro sono i medici dell’azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, riuniti in 7 sigle, con l’appoggio di Uil e Cgil. E la richiesta di sospensiva è quella per il Sio, il nuovo sistema informatico ospedaliero.

Prima Verona, poi le altre

Sistema voluto da Azienda Zero e Regione Veneto, con un appalto da 122,5 milioni – Iva esclusa – siglato nel 2020 con un Rti, un raggruppamento temporaneo di imprese, alla cui testa c’è la Intersystems, azienda americana di tecnologia con sedi a Milano e Cesena. Quel Sio di cui Verona doveva fare da capofila, per una primogenitura che poi si dovrebbe estendere alle altre aziende sanitarie venete. Ma quel sistema, che doveva rivoluzionare la tecnologia ospedaliera, si è incagliato su se stesso. Tanto che il collaudo, che dovrebbe dare la stura al pagamento di quei 122,5 milioni, più volte annunciato e che doveva essere fatto nel settembre del 2023 e poi a dicembre dello stesso anno, non è ancora avvenuto. 




















































Quali sono i problemi

Troppi, i problemi legati al Sio. A novembre ne avevano snocciolati alcuni, i medici dell’Aoui di Verona. Si usa – in reparti come le terapie intensive,dove ogni passaggio è vitale – la carta, per l’inaffidabilità del sistema. Con il ritorno in auge del vecchio fax per lo scambio di referti. È aumentata la complessità nelle richieste di esami, anche durante situazioni di emergenza. C’è poi la difficoltà a reperire referti o nell’accesso agli esami di laboratorio. E l’impossibilità, per i medici, di gestire autonomamente le proprie attività. Una matassa, insomma, che invece di essere dipanata si è sempre più avviluppata su se stessa. E i medici martedì, sono tornati a chiedere – in una lettera inviata al presidente della Regione Veneto Luca Zaia e al direttore generale di Azienda Zero Franco Toniolo – che il Sio venga bloccato. Il motivo del re-frain è in quel collaudo e in quelle criticità che Intersystems, a «secco» di soldi, non risolve. 

Le reazioni politiche

«Lunedì 10 febbraio – è scritto nella missiva – Azienda Zero ed Intersystems presentano le “fasi di avvicinamento” al collaudo e i successivi interventi evolutivi richiesti all’Rti. Nonostante l’importanza, più volte da noi sottolineata, di inserire i dirigenti medici nel processo di valutazione per il nulla osta al collaudo, e senza aver ricevuto un formale invito, veniamo improvvisamente informati che, per ottenere il collaudo stesso, Intersystem promette di apportare in poche settimane circa trenta modifiche per la parte riguardante i servizi ambulatoriali. Dopo di ciò potrà accedere alla prima parte del collaudo. Successivamente, con qualche altra decina di aggiustamenti cosiddetti evolutivi, potrà ottenere il completamento del collaudo stesso…». Da qui la richiesta di interrompere il servizio. Richiesta che viene fatta propria anche da una parte della politica. «Come ho già detto in passato, il sistema non funziona», le parole dell’eurodeputato di Forza Italia Flavio Tosi, già assessore regionale alla sanità e che a Bruxelles è componente della commissione Envi, che si occupa, tra le altre cose, giustappunto, di sanità pubblica. «Il collaudo da parte di Azienda Zero sarebbe un errore fatale, perché azzererebbe il suo potere negoziale con il fornitore Intersystems nella rivisitazione dei parametri di gara che hanno causato il malfunzionamento». Per Tosi «la posta in gioco è alta: c’è in ballo una gara d’appalto da oltre 120 milioni, soldi pubblici, che è stata fatta male e ha portato a un sistema fallace, e c’è in ballo il funzionamento della macchina amministrativa e sanitaria degli ospedali pubblici veronesi, ma un domani di tutti quelli veneti».

A fare il paio la consigliera regionale del Pd Anna Maria Bigon, che chiede la sospensione del Sio e per la quale «la sperimentazione di questi mesi ha messo in ginocchio un sistema ospedaliero leader in Veneto e a livello nazionale». Parla, Anna Maria Bigon, di «logica perversa». «Altro non si può dire circa l’atteggiamento di Azienda Zero, che procede a testa bassa verso il collaudo di un sistema informatico ospedaliero che ha prodotto una montagna di disagi agli utenti e ai medici dell’Aoui di Verona, scelta per fare da cavia per questa sperimentazione che si è dimostrata fallimentare». Ma, al momento, il collaudo è pronto a partire.

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19 febbraio 2025

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