Dal 14 febbraio Papa Francesco è ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma per una polmonite bilaterale. L’umore del Pontefice è definito buono, anche se avrebbe confessato di sentirsi vicino alla sua fine dati i suoi 88 anni e la complessità delle condizioni. Filtrano intanto indiscrezioni su possibili ingerenze di Donald Trump sul conclave che seguirebbe alla morte del Papa.
Francesco lavora alla successione
Secondo l’autorevole Politico.eu, Francesco avrebbe confidato ai suoi collaboratori la convinzione di essere vicino alla sua fine.
Ma nonostante il ricovero e le delicate condizioni di salute, Papa Francesco lavora senza risparmiarsi per cercare di sistemare le ultime questioni in vista di una eventuale battaglia per la sua successione.
Città del Vaticano, 5 febbraio 2025 – Papa Francesco durante l’Udienza generale nell’Aula Paolo VI
Il quadro è complicato dal fatto che da giovane Jorge Mario Bergoglio ha subito l’asportazione di parte di un polmone. Il Pontefice avrebbe chiesto di pregare per lui.
Il peggioramento delle sue condizioni nell’ultimo mese lo ha spinto a completare iniziative strategiche per la sua politica, nominando figure a lui vicine in ruoli chiave e consolidando l’impronta progressista del suo pontificato.
Il conclave dopo Francesco
Giorni prima del ricovero, il Papa ha prorogato il mandato del cardinale Giovanni Battista Re nel ruolo di decano del Collegio Cardinalizio, carica che supervisionerà parte delle preparazioni per un eventuale conclave.
In tal modo è stata evitata una possibile votazione per la scelta del nuovo decano tra i cardinali: il conclave, qualora dovesse esserci, si svolgerà secondo le intenzioni di Francesco.
Ma Giovanni Battista Re potrebbe anche avere l’onere di celebrare i riti funebri per Francesco, in caso la situazione dovesse precipitare. Politico scrive che il Papa avrebbe scherzato sul fatto che Re sarebbe stato “più clemente” con lui rispetto ad altri cardinali.
Papa Francesco VS Donald Trump
Papa Francesco non ha mai fatto mistero di non stimare le posizioni politiche di Donald Trump e del suo entourage. Di recente, ha criticato il vicepresidente degli Stati Uniti J.D. Vance per il suo utilizzo del concetto teologico di Ordo Amoris, introdotto da Sant’Agostino e approfondito da Tommaso d’Aquino e da altri.
Per il Papa, Vance ha utilizzato a suo uso e consumo la visione di Tommaso d’Aquino per supportare la sua ideologia politica. Il vicepresidente l’ha espressa in questo modo: “Dovremmo amare prima la nostra famiglia, poi i nostri vicini, poi la nostra comunità, poi il nostro Paese e solo dopo considerare gli interessi del resto del mondo”.
Nulla di più lontano dalla visione di Francesco, improntata a quella radice del cristianesimo che gronda amore incondizionato per tutti in eguale misura, non facendo distinzioni fra gli esseri umani.
Le critiche di Francesco hanno irritato la Casa Bianca, alimentando l’ipotesi che Trump possa cercare di influenzare la battaglia per la successione cercando di spingere al conclave un cardinale meno conflittuale.
Ma la battaglia di Francesco contro Donald Trump è più antica: una sorta di “scomunica” era arrivata già nel 2016: “Non è un cristiano chi pensa a costruire muri e non ponti”, disse. Trump replicò irridendo le posizioni del Sommo Pontefice.
Fonte foto: ANSA
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