provincia di Bergamo tra le più a rischio

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Bergamo è tra le province italiane con la maggiore mortalità in eccesso per mesotelioma maligno . Si concentrano qui, infatti, come riporta l’Istituto superiore di sanità, ben 29 dei 375 Comuni italiani il cui il numero di decessi per mesotelioma è superiore al numero atteso sulla base della media regionale. Il quadro è ancora più grave se si considera che la Lombardia è la regione con più morti in valore assoluto, 4.223 sui 16.993 di tutta Italia, pari a 3,41 ogni 100mila abitanti, mentre il tasso standardizzato a livello nazionale è di 2,26.

Il mesotelioma pleurico maligno è un tumore che colpisce il tessuto che riveste i polmoni e che è legato, nel 90% dei casi, all’esposizione all’amianto, o, più correttamente, asbesto, in ambito lavorativo. La presenza di asbesto in provincia di Bergamo (in continua diminuzione) ha comportato, tra il 2019 e il 2023, 116 casi accertati di questa neoplasia.

La dottoressa Anna Bettini, medico di Oncologia all’Asst Papa Giovanni XXIII, ci spiega l’impatto del mesotelioma e il suo silenzioso avanzamento: «Il mesotelioma è un tumore che si sviluppa molto lentamente, in anni e addirittura decenni dall’esposizione all’asbesto: stiamo vedendo ora gli effetti dell’esposizione dal Dopoguerra agli anni Ottanta».

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Solo i lavoratori che sono stati a contatto con l’asbesto rischiano di contrarlo oppure anche altre persone?

«C’è una piccola parte dei casi di mesotelioma, circa il 10%, in cui l’esposizione è avvenuta a livello non occupazionale, perché magari l’asbesto era presente nella struttura della casa. Non c’è una quantificazione precisa sulla pericolosità dell’esposizione in sé, ma c’è una relazione tra il tempo di esposizione e la quantità di asbesto a cui si viene esposti: più crescono queste due variabili e più aumenta la probabilità di contrarlo».

Sapendo che non esistono esami che permettano la diagnosi precoce in una persona che non presenta sintomi, come nascono i sospetti della presenza di mesotelioma?

«Il paziente solitamente si accorge che c’è qualcosa che non va perché sperimenta dispnea, quindi una mancanza di respiro, oppure un dolore toracico o tosse; a volte anche perdita di peso e febbricola. I sintomi possono iniziare a presentarsi anche dopo mesi dall’inizio dello sviluppo della neoplasia: la crescita del tumore in una prima fase può non dare nessun fastidio. Nel momento in cui si presentano i sintomi, soprattutto quelli sistemici come il dimagrimento, significa che la patologia si è già aggravata».

Quali sono le speranze di sopravvivenza?

«La sopravvivenza mediana è di circa un anno dalla diagnosi. I dati italiani sulla sopravvivenza a 5 anni dalla comparsa dei sintomi sono dell’8% negli uomini e del 10% nelle donne. Seppure il trattamento resti al momento solo di contenimento, perché la malattia è nella maggior parte dei casi non eradicabile, fondamentale è ritardare e ridurre lo sviluppo di sintomi per una miglior qualità di vita dei nostri pazienti».

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Quali trattamenti sono possibili?

«Il trattamento attualmente più diffuso è di tipo oncologico-medico. Per molti anni abbiamo avuto a disposizione solo la chemioterapia: negli ultimi anni, invece, ci sono stati risvolti positivi con l’introduzione dell’immunoterapia. Nel mesotelioma abbiamo buoni risultati soprattutto nelle forme più aggressive, con grandi vantaggi in termini di sopravvivenza mediana, da 8 mesi con la chemioterapia a 18 mesi con l’immunoterapia».

I dati della bergamasca

L’ultima relazione realizzata dalla direzione generale Welfare di Palazzo Lombardia per il Consiglio regionale riporta alcuni dati, tra gli altri, su quanto amianto è stato smaltito negli ultimi anni in provincia di Bergamo.

Nel 2021 ci sono stati 1.038 interventi, con la rimozione in totale di 7.253.403 kg di eternit. Tra il 2022 e il 2023 ne sono state eliminate in tutto 23mila tonnellate.

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Sono due gli interventi di cui viene segnalato un importante impatto. Il primo è quello realizzato nel 2023 a Costa Volpino in un grosso complesso industriale, da cui sono state rimosse coperture in cemento-amianto per 45 mila metri quadri. Il secondo è avvenuto in un sito industriale di Cenate Sopra, dove la superficie interessata è stata di 13 mila metri quadri.

A oggi, nella Bergamasca rimangono ancora 8,8 chilometri quadrati di superfici in amianto da smaltire, pari a circa 290 mila metri cubi di edifici da mettere in sicurezza: 18.214 strutture private e 1.608 pubbliche. In 17.512 edifici si trova amianto del tipo compatto, in 337 del tipo friabile. La differenza tra i due materiali è che quello compatto può essere sbriciolato solo con dei macchinari, mentre quello friabile si riduce in polvere più facilmente, anche con l’azione manuale, per cui è più pericoloso perché estremamente volatile. A questi numeri sono da aggiungere anche le tubature in eternit della rete idrica sotterranea degli acquedotti: ce ne sono ancora 1.333 tonnellate in tutto.

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