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Non dimentichiamo che la zootecnia è sempre sfruttamento
Sanzione per oltre 12 mila euro e attività sospesa per uno degli allevamenti indagati nel documentario Food for Profit di Giulia Innocenzi, nel quale noi di LAV abbiamo coordinato le investigazioni.
Ad un anno dal lancio a Bruxelles possiamo confermare che avevamo ragione, non abbiamo mai avuto dubbi.
L’allevamento in questione, situato vicino a Rieti, cresce tacchini allevati per la produzione di carne in 6 capannoni – con una capienza massima di 43.000 animali – ed è gestito per conto di uno dei più noti marchi di carne di “pollame” italiani.
Una vera e propria fabbrica industriale di animali.
Dai materiali raccolti nell’inchiesta sono emersi fatti molto gravi. I lavoratori risultavano molto spesso non in regola e retribuiti in base al numero di camion riempiti al momento del carico per il macello, erano incentivati quindi a caricare i tacchini con violenza nel minor tempo possibile, esponendo gli animali a condizioni di maltrattamento continuo.
Sbattuti e lanciati nelle gabbie senza alcuna cura e attenzione, i tacchini caricati sui mezzi e destinati al macello erano trattati come oggetti inanimati, rimanevano incastrati nelle pedane, esposti a ferimenti, fratture, in una condizione di gravissima sofferenza. Molti animali sul camion apparivano feriti o addirittura morti.
Da fonti stampa si legge che tra le irregolarità contestate dai NAS risulterebbero: la mancata attuazione delle misure di biosicurezza, la mancata registrazione degli animali detenuti nell’allevamento, il ritardo nella registrazione dei trattamenti farmacologici e gravi lacune nella sicurezza sui luoghi di lavoro. Sono contestati anche maltrattamenti gravi agli animali.
In questo caso l’allevamento è stato controllato e sanzionato, ed è una notizia importante. Però non dimentichiamoci che stiamo parlando di un modello, quello degli allevamenti zootecnici, basato saldamente sullo sfruttamento degli animali. Nella quasi totalità dei casi, gli animali sono tenuti in condizioni di sovraffollamento all’interno di capannoni chiusi, senza mai la possibilità di vedere la luce del sole o respirare l’aria fresca, confinati all’interno di mura di cemento, geneticamente selezionati per la massima resa che sviluppa in modo abnorme alcune parti del loro corpo, a grave danno per la loro salute e per la loro stessa vita. L’odore e il rumore negli stabilimenti zootecnici sono insopportabili. Una realtà alienante e di maltrattamento sistematico.
Grazie al lavoro d’inchiesta portato avanti col documentario Food for Profit, siamo riusciti a far emergere questa situazione, ma realtà simili sono presenti ovunque.
Se è cruciale migliorare le regole a tutela degli animali allevati e i controlli che vengono fatti negli allevamenti, è altrettanto chiaro che l’unica possibilità vera e concreta per mettere fine allo sfruttamento degli animali è quella di attuare politiche lungimiranti di riconversione produttiva verso un completo superamento della zootecnia in favore di produzioni vegetali.
In Food for Profit sono stati anche duramente denunciati i miliardi di fondi pubblici che tramite la Pac, la politica agricola comune europea, arrivano a pioggia sia direttamente che indirettamente alla zootecnia. Oltre a quelli, si contano le centinaia di milioni di euro di tutti i piani di sostegno nazionali che vanno a foraggiare l’attuale sistema di allevamento.
Il finanziamento con soldi pubblici un sistema basato sulla sofferenza, flagellato dalle malattie che esso stesso contribuisce a diffondere ed esacerbare, come l’influenza aviaria, con enormi implicazioni oltre che etiche, anche ambientali e sanitarie, è qualcosa di insostenibile e antieconomico che continueremo a denunciare e osteggiare.
Le alternative sono possibili, quella che manca, per ora, non è l’evidenza scientifica o le possibilità produttive, ma la volontà politica di guardare in faccia la realtà e lavorare ad un cambiamento sistemico che non implica per forza lasciare indietro qualcuno, e se ben accompagnato e sostenuto può rappresentare grandi opportunità anche per il sistema-Paese.
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