Trump “promette” dazi sulle auto al 25%. La misura potrebbe avere l’effetto boomerang per gli Usa

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha affermato, incontrando la stampa, l’intenzione di imporre tariffe sulle importazioni di automobili di circa il 25%. L’annuncio delle nuove misure è previsto per il 2 aprile. Il Presidente degli Stati Uniti si e’ anche rallegrato di vedere l’Unione Europea “ridurre le proprie tariffe sulle auto al livello che abbiamo noi”. “L’Ue aveva il 10% di tasse sulle auto e ora sono al 2,5%, che è esattamente il nostro stesso livello. Se tutti fanno così, allora giocheremo secondo le stesse regole”, ha dichiarato. “Prendo atto di ciò che è stato fatto. Ma l’Ue è stata molto ingiusta nei nostri confronti, abbiamo un deficit commerciale di 350 miliardi di dollari, non comprano le nostre auto, non comprano i nostri prodotti agricoli, non comprano quasi nulla, dobbiamo rimediare”, ha insistito. Secondo i dati del Dipartimento del Commercio, il deficit commerciale degli Stati Uniti con l’Ue sarà di 235 miliardi di dollari nel 2024. 

Il presidente Trump firma gli ordini esecutivi a Mar-a-Lago a Palm Beach, Florida (Getty)

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Il disegno del Presidente degli Stati Uniti è chiaro. Quel bilancio – che è il rapporto tra import ed export -, lui, lo vuole pareggiare poiché, a suo avviso, eccessivamente sproporzionato. In parole povere nel 2024 L’Europa ha venduto 235 miliardi di merce in più agli Stati Uniti di quanta noi europei ne abbiamo comprata da loro. Ma come prevedono alcuni analisti il rischio reale è che quel pareggio che lui vorrebbe ottenere sarebbe al ribasso. In pratica gli europei venderebbero meno prodotti agli americani per l’alto costo dei dazi che farebbero lievitare il costo dei nostri prodotti in America ma non è assolutamente certo che gli europei compreranno più merci a stelle e strisce. 

Catena di montaggio in una fabbrica di automobili

Catena di montaggio in una fabbrica di automobili (SAMEER AL-DOUMY/AFP via Getty Images)

Certo è che Trump non può scegliere di non mettere i dazi sul settore auto estero. Durante la campagna elettorale per il suo ritorno alla Casa Bianca, il rilancio dell’automotive è stato un suo cavallo di battaglia che gli ha permesso di trascinare dalla sua parte più del 50% dell’elettorato che lavora nella produzione automobilistica e che ha chiesto misure “draconiane” per evitare di peggiorare la crisi di quel settore. Le vendite di auto americane in Europa da sempre rappresentano una fetta esigua di mercato. De 10 marchi più importanti Buick, Cadillac, Chevrolet, Chrysler, Dodge, Lincoln non hanno mai trovato mercato florido nel vecchio Continente a differenza di alcuni modelli di General Motors, Jeep (Stellantis), Ford, e Tesla che trainano l’export del settore. 

Catena di montaggio in una fabbrica di automobili

Catena di montaggio in una fabbrica di automobili (ERIC LALMAND/BELGA MAG/AFP via Getty Images)

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L’Europa ora ha tempo fino al 2 di aprile per studiare delle contromisure, sebbene non sia solo il settore auto a preoccupare. La moda, alcuni prodotti agricoli di qualità come, per esempio, il vino, l’olio, alcuni formaggi, la pasta potrebbero trovare spazio nella definizione di ulteriori dazi. Oggi il commissario europeo responsabile, Maroš Šefcovic sarà a Washington  per un incontro con la sua controparte Usa. “Cercherà di trovare una soluzione  favorevole a entrambi, ma siamo anche pronti a difendere i nostri interessi”, ha  detto il portavoce.  “L’Iva non è un dazio, non è qualcosa che sia mai stato usato per questioni  commerciali”, ha ribadito. Ad ogni modo, al momento, non sapendo esattamente  quali saranno i dazi Usa sulle merci Ue “non possiamo dare maggiori dettagli” su  quelle che saranno le reazioni comunitarie. 

Precedentemente la Commissione ha  più volte precisato che la sua risposta, a quelli che considera dazi privi di  giustificazione, sarebbe stata “proporzionale”. Ieri Bruxelles ha pubblicato un documento (Q&A) che mette in rilievo come gli scambi tra Stati Uniti e Unione europea non siano così squilibrati come sembrerebbe pensare l’amministrazione Trump. È infatti vero che la Ue ha un avanzo commerciale con gli Usa, pari a 157  miliardi di euro in base ai dati del 2023, quando ha esportato beni per 503  miliardi di euro nel mercato statunitense e importato merci per 347 miliardi. Ma se si guarda agli scambi di servizi allora sono gli Stati Uniti ad avere un  consistente surplus, pari a 109 miliardi di euro: avendo loro esportato servizi  per 427 miliardi nell’Ue e importato servizi per 319 miliardi. Gli scambi  complessivi mostrano quindi che il surplus totale della Ue sugli Stati Uniti è, alla fine, di soli 48 miliardi di euro, sempre in base ai dati 2023, ovvero solo il 3% del  valore degli scambi totali, pari a 1.600 miliardi di euro.  

Le due economie sono profondamente collegate: in base ai dati del 2022 la Commissione riporta che tra imprese dell’Ue e le imprese statunitensi ci sono investimenti nei mercati reciproci per 5.300 miliardi di euro. Il messaggio implicito è che una guerra commerciale a colpi di dazi farebbe danni a entrambi. In questo quadro va ad inserirsi questa idea manifestata dall’amministrazione Trump considerare l’Iva nella Ue come una misura che danneggerebbe le merci Usa. 

Tuttavia l’Iva non è una tassa che venga praticata solo sui beni statunitensi in maniera mirata, con finalità di barriera commerciale. Riguarda infatti tutte le tipologie di beni venduti nei paesi dell’Unione, indipendentemente dalla loro  provenienza . “Il sistema dell’Iva della Ue è non discriminatorio e si applica in maniera  paritetica su qualunque bene prodotto, internamente o importato. Qualunque impresa venda beni di consumo nella Ue, che sia interna o estera, deve pagare  l’Iva”, sottolinea la Commissione. 

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Bruxelles aggiunge che anche gli Stati Uniti  hanno una loro forma di tassazione analoga.  Per quanto riguarda i livelli dei dazi esistenti attualmente negli scambi tra le  due aree economiche, non è facile fornire una cifra unica, dato che ci sono una  molteplicità di meccanismi tecnici con cui si potrebbero calcolare queste  poste. Ad ogni modo il dazio medio attuale approssimativo può essere  quantificato all’1% da parte di entrambi. Secondo Bruxelles nel 2023 gli Usa  hanno incassato circa 7 miliardi di euro sui dazi imposti sui beni importati  dalla Ue, mentre la UE ha raccolto 3 miliardi sui dazi sui beni Usa. 



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