«Tufarelle una bomba ecologica». Via libera della Provincia all’ampliamento della discarica, ma a Canosa i cittadini si oppongono

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di
Giuseppe Di Bisceglie

La Provincia di Barletta-Andria-Trani ha dato l’ok all’allargamento dell’impianto tra Minervino Murge e Canosa. Il comitato:«Fermatevi»

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È una battaglia che si fa sempre più intensa quella del comitato “No discarica Tufarelle”, costituitosi nel 2017 per contrastare l’ampliamento dell’impianto situato nella vasta area tra Canosa di Puglia e Minervino Murge. Il gruppo di cittadini, guidato dall’avvocato Enzo Princigalli, non ha mai abbassato la guardia in questi anni. Anzi, alla luce della recente autorizzazione da parte della Provincia Bat all’ampliamento della discarica Dupont (ex Bleu) per circa un milione di metri cubi, è tornata a farsi sentire chiedendo a gran voce di sospendere ogni nuova autorizzazione fino a quando non verranno completati tutti gli accertamenti ambientali necessari. 

La “pattumiera” di Tufarelle dal 1992

L’obiettivo è scongiurare il rischio di ulteriori danni a un’area già ritenuta compromessa. «Una potenziale bomba ecologica», la definisce Princigalli, soprattutto alla luce di accertamenti effettuati su una delle discariche di contrada Tufarelle. L’area di Tufarelle è utilizzata come pattumiera dal 1992. Nonostante le opposizioni da parte delle amministrazioni comunali di Canosa di Puglia e Minervino Murge, l’ampliamento era stato comunque approvato. Oggi, con la nuova autorizzazione provinciale, le preoccupazioni si fanno ancora più pressanti.




















































L’inchiesta sulla vicina Cobema

Secondo il comitato, il problema principale riguarda la situazione ambientale dell’intera area di Tufarelle. Nel 2022, un’indagine della Procura su una discarica vicina, la Cobema, chiusa dal 2005, aveva evidenziato un grave inquinamento delle falde acquifere dovuto alla fuoriuscita di percolato. 
«Questo pone seri dubbi sulla possibilità di autorizzare nuovi ampliamenti, considerando che la legge vieta l’insediamento di impianti in aree già contaminate», contesta l’avvocato Princigalli. Nel corso delle indagini condotte dalla Procura, era stato scoperto che il telo protettivo della discarica Cobema risultava lesionato, permettendo al percolato altamente inquinante di filtrare nel sottosuolo e raggiungere la falda acquifera, contaminandola. 

Il comitato: «Analisi del Comune confermano contaminazione»

«Nel tempo, le verifiche condotte dalla Geo Group per conto del Comune di Canosa hanno confermato una situazione drammatica», aggiunge Princigalli. «Le analisi hanno evidenziato livelli di contaminazione preoccupanti, dimostrando che la gestione delle discariche nell’area di Tufarelle non è stata all’altezza degli standard ambientali richiesti. Non vogliamo creare alcun tipo di allarmismo, ed è per questo che chiediamo chiarezza». Secondo il presidente Princigalli non dovrebbe essere possibile autorizzare ulteriori ampliamenti se prima non si accerta la reale situazione ambientale dell’area. «Il principio di precauzione, sancito anche dalla Corte di Giustizia Europea, impone di sospendere qualsiasi decisione nel dubbio della presenza di inquinamento. La nostra richiesta è chiara: fermare tutto e verificare lo stato delle cose prima di peggiorare la situazione».

Smaltiti anche rifiuti speciali

A preoccupare ulteriormente il comitato è la tipologia dei rifiuti conferiti nella discarica, che non si limita ai soli rifiuti solidi urbani, ma comprende anche materiali speciali provenienti anche da altre regioni italiane: «Quest’area si sta trasformando in un immondezzaio su larga scala», denuncia il comitato. 
Sul fronte istituzionale, il sindaco di Canosa di Puglia, Vito Malcangio, ha annunciato durante un incontro pubblico di aver deciso di impugnare l’autorizzazione provinciale dinanzi al Tar. «Abbiamo il dovere di proteggere il nostro territorio e la salute dei cittadini. Chiediamo trasparenza e responsabilità: diciamo il nostro “no” alle autorizzazioni rilasciate senza adeguati controlli» conclude Princigalli.

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