A rischio i servizi socio-assistenziali

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COMUNICATO SINDACALE – 18 febbraio 2025

Ambiti Territoriali Sociali – CUB: con gli ATS i servizi socio-assistenziali sono ancora più a rischio. La legge n. 328/2000 va abrogata.

Con la legge regionale n. 9 del 9 aprile 2024 (*) la Regione Veneto ha dato il via all’istituzione di 24 Ambiti Territoriali Sociali (ATS), in attuazione della legge n. 328/2000. Questi ATS, dotati di personalità giuridica e autonomia, rappresentano un modello di governo locale del welfare che rischia di compromettere ulteriormente i servizi socio-assistenziali. E’ una legge di cui poco si parla visto che nel consiglio regionale non c’è stato nessun voto contrario. E anche dal fronte sindacale c’è stato un “Giudizio cautamente positivo” (**)

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La legge 328 del 2000, risalente a venticinque anni fa, si inserisce in un contesto storico caratterizzato da politiche di esternalizzazione e privatizzazione dei servizi pubblici. Questo approccio ha portato alla creazione di nuove strutture e poltrone politiche, con costi esorbitanti e un peggioramento dei servizi per i cittadini.

Il Veneto, pur arrivando tardi all’attuazione di questa legge, sembra non aver tratto insegnamento dalle esperienze negative di altre regioni che l’hanno applicata per prime (Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Molise). La riforma, infatti, si scontra con il problema dei tagli alle risorse pubbliche destinate al sociale e alla sanità.

Emblematico è il caso del Comune di Bologna (***) che, dopo aver esternalizzato i servizi sociali nel 2004, ha dovuto fare marcia indietro e riportarli in gestione diretta a causa dell’aumento dei costi e del peggioramento dei servizi. (ALLEGATO determina del 2023)

L’istituzione degli ATS nel Veneto solleva preoccupazioni tra gli operatori del settore sociale e socio-sanitario, che temono per il loro futuro lavorativo. Le aziende speciali, finanziate con risorse pubbliche, saranno obbligate al pareggio di bilancio e, in mancanza di adeguati finanziamenti, dovranno tagliare sui diritti ei salari dei lavoratori, nonché sulla qualità dei servizi.

Inoltre, la legge regionale prevede il coinvolgimento di “enti del terzo settore, società benefit e imprese for profit socialmente responsabili” nella gestione dei servizi, aprendo di fatto alla privatizzazione di un settore così delicato.

La CUB del Veneto denuncia con forza questa legge vecchia e dannosa, che privatizza e peggiora i servizi socio-sanitari rivolti alle fasce più deboli della popolazione. Chiediamo che i servizi rimangano in capo agli enti locali e alla sanità, con un adeguato investimento di risorse pubbliche per il sostegno del welfare sociale e socio-sanitario. E’ vergognoso che nessuna forza politica si sia opposta per fermare questo scempio.

La CUB del Veneto mette a disposizione di tutti i lavoratori le proprie strutture per contrastare questa riforma che non porterà alcun beneficio ai lavoratori e ai cittadini in difficoltà.

CUB Veneto – info mail: veneto@cub.it

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ALLEGATI:

Determinazione dirigenziale 

– CUB PI Regione Veneto ATS e privatizzazione dei serivizi socio sanitari febbraio 2025.pdf

MEDESIMA DENUNCIA GIUNGE DALLA CUB PI BOLOGNA: “Servizi socio sanitari al collasso in Emilia-Romagna. Fermiamo lo scempio!”

comunicato sindacale: Gli anni a cavallo del nuovo millennio furono connotati dall’euforia della finanza creativa e del “privato è bello”: proprio in quegli anni iniziarono importanti processi di esternalizzazione dei servizi pubblici erogati principalmente dagli enti locali.

Tali operazioni furono funzionali a creare nuove strutture, nuove poltrone per la politica con costi esorbitanti, corruzione dilagante, servizi appaltati ai privati ​​e peggioramento dei servizi ai cittadini.

L’Emilia Romagna fu tra le prime regioni ad attuare la legge 328/2000, operazione benedetta anche da alcuni sindacati perché, a loro dire , si offrivano più opportunità ai lavoratori.

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Ma a distanza di anni si possono osservare gli effetti di tanto entusiasmo.

La riforma legislativa che ha esternalizzato i servizi socio sanitari degli enti locali è cozzata contro il prevedibile e annunciato problema del taglio delle risorse pubbliche destinate al sociale e alla sanità.

La provincia di Bologna è un esempio su tutti. È iniziata l’esternalizzazione con la nascita di ASP Città di Bologna Azienda Servizi alla Persona, per il comprensorio bolognese e ASC INsieme, Azienda Speciale Consortile dei comuni della valle del Reno, Lavino e Samoggia.

Nel primo caso dopo anni, il Comune di Bologna, resosi conto che i costi sono lievitati ei servizi peggiorati, dal 2023 ha iniziato a riportare a gestione diretta il Servizio Sociale per la “sua forma organizzativa più efficace”, riprendendosi anche gli assistenti sociali (allegata delibera del 2023).

Nel secondo caso ASC INsieme, ha perso la causa intentata contro INPS, per cui la recente sentenza della Corte di Cassazione ha ritenuto che “il personale in servizio presso Asc Azienda Speciale Servizi per la cittadinanza Insieme, non ha diritto ad essere iscritto alla cassa ex INADEL”.

A suo tempo, in vista della prospettata nascita di tali Aziende, i lavoratori preoccupati anche per il proprio futuro lavorativo, si manifestavano apertamente la loro contrarietà all’ “aziendalizzazione” dei servizi.

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Le Asp, le Aziende Speciali sono Aziende di diritto pubblico finanziate da risorse degli enti locali, ma hanno l’obbligo del pareggio di bilancio. Gioco forza, in assenza di adeguati finanziamenti, abbattono i costi tagliando su diritti, salari dei lavoratori e sulla qualità dei servizi.

La legge 328/2000 è vecchia e truffaldina. La CUB chiede che i servizi tornino in capo agli enti locali e che le risorse pubbliche siano implementate. Non servono nuovi enti ma maggiori risorse, questo è il problema da affrontare. Fermiamo insieme questo scempio!

Bologna 15 febbraio 2025

CUB PI Bologna mail pubblicoimpiego@cub.it 

ALLEGATODeterminazione dirigenziale



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