«Attività al servizio dell’economia turistica negli alberghi dismessi»

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«Non c’è più tempo da perdere. Bisogna riqualificare subito l’offerta turistica ed elevare la qualità delle strutture ricettive, commerciali e balneari. Perché se vogliamo puntare sul turismo estero dobbiamo dargli quello che cerca». Mauro Santinato, albergatore e presidente di Teamwork hospitality, società riminese di consulenza turistica, ripete questo concetto da anni. E, con l’esplosione della crisi economica e il conseguente calo delle presenze turistiche italiane, lo rilancia con toni preoccupati. «Dal 1976 ad oggi a Rimini hanno chiuso almeno 700 alberghi: siamo passati dai 1640 di allora ai circa 900 di adesso. E molti di questi versano in condizioni di totale abbandono. Urge intervenire». Chiusure e inattività, dunque, che si sono riversate sui pernottamenti, mai veramente decollati negli ultimi dieci anni: 6.993.861 (2.332.591 stranieri) nel 2014, 7.548.135 (2.317.495) nel 2019, ultimo anno pre-covid, 6.491.230 (1.951.411) nel 2022 e 6.934.419 (2.510.538) nel 2024. Cosa fare allora? Come rilanciare un mercato che, come sottolineato dalla stessa presidente di Federalberghi Rimini, Patrizia Rinaldis «rappresenta il 70% del nostro pil»? Pil che, nel 2023, ammontava a 1,4 miliardi di euro.

Controlli sui cambi di gestione

«Prima di formulare le mie proposte, che spero di poter illustrare in un tavolo di confronto comunale – sottolinea Santinato – ritengo necessaria, da parte delle istituzioni, la creazione di un sistema di controlli ad ogni cambio di gestione alberghiera: è lì, infatti, che si celano, spesso, attività poco chiare. Ma attenzione anche all’assegnazione delle stelle, la cui corrispondenza andrebbe verificata ogni 5 anni in linea con le aspettative della domanda internazionale, che è poi quella a cui tutti puntiamo».

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Il nodo delle riqualificazioni

Nodo sicurezza affrontato, Santinato passa quindi alle proposte. Partendo dalla madre di tutti problemi: la riqualificazione alberghiera («sono 160 gli alberghi chiusi definitivamente a Rimini», aveva detto qualche settimana fa l’assessora all’Urbanistica, Valentina Ridolfi). «Vado subito al nocciolo della questione – puntualizza il manager riminese – e dico che questi hotel dismessi andrebbero trasformati in attività economiche al servizio del turismo, come ristoranti, spa, parcheggi, spazi congressuali, e i loro proprietari aiutati ad individuare funzioni commerciali adeguate alla struttura: in caso di demolizione andrebbe mantenuto il diritto di superficie. Il Comune, poi, dovrebbe anche consentire la realizzazione di moderne Rta, i residence per capirci, con tutti i servizi necessari per garantire alti livelli di servizio».

Sviluppo in altezza

Ma nell’ottica di una «indispensabile velocizzazione delle pratiche amministrative per ottenere i permessi di ristrutturazione», Santinato indica due vie: lo sviluppo in altezza dell’albergo e la trasformazione in residenziale della pensioncina diroccata. «Intanto, si dovrebbe premiare chi investe nel settore alberghiero, permettendo indici di cubatura maggiori, senza aumentare il numero di camere-posti letto. Come? Andando in altezza. O favorendo gli accorpamenti tra alberghi con premialità significative. E poi andrebbe consentito alle piccole strutture chiuse da oltre 5 anni e con meno di 600-700 mq di superficie il cambio di destinazione d’uso in residenziale con riduzione del 20% della superficie e con demolizione e ricostruzione dell’immobile nel rispetto delle norme antisismiche, a basso impatto ambientale e con posti auto annessi». Ma non finisce qui. Perché, precisa l’imprenditore, «rispetto all’ok del sindaco Sadegholvaad sui condhotel, andrebbero selezionate solo strutture di medie dimensioni, con almeno 2.000 mq di superficie, o, in alternativa, valutate ipotesi di condhotel diffusi, con l’utilizzo di strutture vicine all’albergo, almeno nel raggio di 300 metri».

Studentati

Infine, gli studentati e le strutture per lavoratori stagionali. «Si dovrebbe permettere – conclude – la trasformazione delle pensioni chiuse in residenze per studenti e lavoratori stagionali con l’obbligo di gestirle almeno per 5 anni e con la possibilità, poi, di poter vendere le unità abitative».

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