Il presidente della Commissione Finanze del Senato, Massimo Garavaglia, ha annunciato l’avvio di un’indagine conoscitiva sul cosiddetto “magazzino” delle cartelle esattoriali, un accumulo di crediti fiscali non riscossi che ha ormai superato i 1.275 miliardi di euro. Una montagna di debiti, gran parte dei quali di difficile o impossibile recupero, che pesa come un macigno sul bilancio dello Stato e alimenta il dibattito politico su come affrontare il problema senza creare ingiustizie tra i contribuenti.
Fisco, Garavaglia avvia indagine sul magazzino delle cartelle esattoriali
Secondo Garavaglia, l’indagine servirà a fare chiarezza sulla composizione di questo enorme stock di debiti, distinguendo tra le cartelle realmente esigibili e quelle che, di fatto, risultano inesigibili perché riferite a soggetti deceduti, falliti o irreperibili. L’obiettivo, ha spiegato il presidente della Commissione Finanze, non è solo quello di fotografare la situazione, ma anche di individuare soluzioni concrete per una gestione più efficace delle pendenze fiscali.
Il piano prevede l’audizione di tutti gli attori coinvolti nel processo di riscossione: dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione ai rappresentanti delle imprese, fino ai grandi debitori, per comprendere le cause dell’insolvenza e valutare possibili interventi normativi. “Ascolteremo tutte le parti in causa per avere un quadro chiaro della situazione e proporre soluzioni concrete, evitando che il sistema continui ad accumulare crediti non recuperabili”, ha dichiarato Garavaglia.
Attualmente, il magazzino fiscale si accumula a un ritmo insostenibile: ogni anno, a fronte di nuove iscrizioni a ruolo per decine di miliardi di euro, la riscossione effettiva si ferma a una percentuale minima, con il resto che finisce nel grande calderone delle pendenze non pagate. Una parte di questi crediti, inoltre, è costituita da sanzioni e interessi che, nel tempo, hanno gonfiato il debito originario fino a renderlo insostenibile per molti contribuenti. Da qui la necessità di un intervento che renda più efficace il recupero delle somme realisticamente esigibili e, al tempo stesso, alleggerisca il carico amministrativo dell’Agenzia delle Entrate.
Il problema, però, non è solo tecnico, ma anche politico. Ogni tentativo di riduzione del magazzino, infatti, si scontra con il rischio di un nuovo condono mascherato, che potrebbe essere percepito come un premio per gli evasori e un’ingiustizia per chi ha sempre pagato. Per questo motivo, il governo e il Parlamento stanno cercando una soluzione che consenta di distinguere tra chi non paga perché impossibilitato e chi invece ha fatto dell’elusione fiscale una strategia abituale.
Secondo i dati aggiornati, che saranno disponibili a marzo, la maggior parte dei crediti inesigibili risale a oltre dieci anni fa e coinvolge soggetti che non hanno più alcuna capacità contributiva. La strategia potrebbe dunque prevedere una sorta di “pulizia” dei ruoli, eliminando le posizioni ormai irrecuperabili e concentrando gli sforzi sulla riscossione delle somme effettivamente esigibili. Una misura che, secondo alcuni esperti, potrebbe dare respiro al sistema senza creare un precedente pericoloso.
Intanto, l’iniziativa di Garavaglia segna un primo passo verso una possibile riforma della riscossione, che potrebbe comprendere anche nuovi strumenti per incentivare il pagamento volontario e ridurre l’accumulo di crediti in futuro. Un percorso che richiederà il coinvolgimento di tutte le parti interessate, dalle istituzioni ai contribuenti, per trovare un equilibrio tra la necessità di recuperare le somme dovute e quella di evitare misure eccessivamente punitive che rischierebbero di danneggiare famiglie e imprese già in difficoltà .
Mentre il dibattito si accende, resta da vedere quali saranno le proposte concrete che emergeranno dall’indagine conoscitiva e se il Parlamento sarà in grado di tradurle in una riforma efficace. La questione è destinata a restare al centro dell’agenda politica nei prossimi mesi, con l’attenzione puntata su come il governo intenderà muoversi per affrontare un problema che, da anni, resta irrisolto.
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