Catanzaro – La procura di Catanzaro, guidata da Salvatore Curcio, ha emesso un avviso di conclusione indagine a carico di 31 persone accusate a vario titolo di corruzione, falsità ideologica, peculato, truffa, concussione e accesso abusivo alla banca dati delle forze dell’ordine. Al centro dell’inchiesta un presunto sistema di scambio di favori su appalti e incarichi che avrebbe coinvolto esponenti istituzionali, manager pubblici, imprenditori e funzionari della Regione.
La Procura di Catanzaro, in tutto, ha notificato un avviso di conclusione indagini a carico di 31 persone tra le quali – riporta Ansa – l’ex presidente della Regione Calabria Mario Oliverio e gli ex assessori regionali Luigi Incarnato e Alfonso Dattolo, in relazione ad un’indagine relativa a presunte irregolarità nell’assegnazione di incarichi in ambito regionale. Destinatari del provvedimento sono dirigenti regionali, professionisti, imprenditori, esponenti delle forze dell’ordine e politici a carico dei quali sono ipotizzati, a vario titolo, i reati di corruzione, falsità ideologica, peculato, truffa, concussione e accesso abusivo alla banca dati delle forze dell’ordine per fatti che sarebbero avvenuti tra il 2017 e il 2020. Il provvedimento della Procura, guidata da Salvatore Curcio, porta le le firme dell’uscente Vincenzo Capomolla, dell’aggiunto Giancarlo Novelli e dei sostituti Irene Crea e Paolo Sirleo. Si tratta al momento solo di ipotesi, le persone raggiunte dall’avviso avranno adesso 20 giorni di tempo per chiedere di essere sentiti dagli inquirenti o depositare memoria difensiva per chiarire gli addebiti che gli vengono mossi. Soltanto alla scadenza di questo termine la Procura potrà procedere con la richiesta di rinvio a giudizio o al contrario chiedere l’archiviazione delle accuse. In particolare secondo quanto emerge dall’avviso, l’attuale direttore generale del dipartimento regionale Politiche della Montagna e Forestazione della regione Calabria, Domenico Pallaria, avrebbe avuto il potere di decidere incarichi e assunzioni, ma anche appalti e finanziamenti. In una circostanza, per quanto concerne la proroga di contratti per la Protezione civile, viene ipotizzato che Pallaria, su istigazione e richiesta anche dell’ex presidente della Regione Mario Oliverio, avrebbe attestato il falso per giustificare un rinnovo di incarico. All’ex assessore regionale Luigi Incarnato, in qualità di commissario liquidatore di Sorical, si contestano circostanze legate alla vicenda della gestione di una diga e alla realizzazione di un impianto rifiuti. Emerso anche il coinvolgimento di Francescantonio Stillitani, imprenditore turistico ed ex assessore regionale, destinatario agevolazioni per l’ottenimento di un contributo regionale a fondo perduto di 10 milioni per le sue attività turistico-alberghiere.
Oliverio: “Perseguitato da pregiudizio accusatorio”
“Ancora una volta, come una bomba ad orologeria, deflagra una “nuova” indagine della Procura Dda di Catanzaro, già retta dal Gratteri, tacciata nei miei confronti di “chiaro pregiudizio accusatorio” dalla Suprema Corte di Cassazione! Questo pregiudizio mi perseguita da più anni ormai e, non pago di ricevere assoluzioni su assoluzioni, proscioglimenti e decreti di archiviazione, per tenere desto l’interesse su di me, a distanza di bene sei anni dai fatti, notifica una nuova indagine”. Lo afferma, in una nota Mario Oliverio, ex presidente della Regione Calabria. “Che sia abnorme la contestazione nei miei confronti, – scrive Oliverio – unica peraltro, inserita in un contesto che riguarda decine e decine di contestazioni ad altre persone, lo evidenzia la lettura del capo di imputazione. Avrei istigato un dirigente al fine di un anno di proroga di contratto di 2 (due) co.co.co.! Falso presupposto e falsa affermazione.A meno che non si voglia sostituire la Procura – aggiunge Oliverio – alla normale amministrazione di una Regione o di qualsivoglia altro Ente. Con me si è tentato, senza successo e con pregiudizio accusatorio, più è più volte. Quello che in questo caso indigna ulteriormente è che la bomba congegnata è a scoppio ancor più ritardato. Insopportabile, al di fuori da ogni norma processuale, che esige, a contrario, una celerità di giudizio. Se si inizia con 6 anni di ritardo, per colpevolissime strategie dilatorie, è una pessima giustizia! Ai calabresi – conclude – ormai tristemente nota”.
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