L’errore sarebbe dare tutto per scontato. Non lo è. Non lo è per nulla. L’abbondanza irreale in line up con cui ormai il Kappa FuturFestival ci investe da un po’ di edizioni a questa parte – soprattutto post Covid, come a recuperare il tempo perduto – è davvero qualcosa che a) un tempo sarebbe stato semplicemente inimmaginabile in Italia, in primis come sforzo organizzativo ed imprenditoriale b) dovremmo tenerci stretto, perché un giorno ne parleremo con meraviglia e nostalgia, esattamente come si fa oggi della Bologna anni ’90, che con line up super arty e sperimentali attirava almeno 10/15.000 persone ogni weekend (sia il venerdì che il sabato) tra Link, Livello 57 e TPO di Via Irnerio, che a dirlo oggi pare impossibile, pare un’allucinazione collettiva. Noi ve lo diciamo, poi vedete voi.
Sia come sia, ieri c’è stata la terza ondata di annunci del KFF, ed è stata per certi versi l’ondata con più chicche per intenditori. Perché infatti se già nelle ondate precedenti c’erano stati i live di Voices From The Lake e Octave One e i b2b tra Stingray e Helena Hauff, tra Ben UFO e Francesco Del Garda, tra Joe Claussell e Ron Trent (e questo era già una goccia sul mare, perché tra gli altri annunci si va da Diplo, Solomun e Peggy Gou a Dixon, Lil Louis, Dozzy, e ci fermiamo qui perché i nomi da citare sarebbero millemila), con il drop di ieri sono arrivate delle cose che ci fa molto piacere sottolineare e segnalare.
(Una visione notturna del KFF; continua sotto)
Facile parlare del b2b (business to business?) tra Anyma e Solomun, sarà quello che venderà più biglietti e raccoglierà più attenzioni fra il pubblico generalista, o anche di quello tamarroso-stiloso tra i Martinez Brothers e Dennis Cruz; no, noi vorremmo spostare la vostra attenzione non tanto e non solo per la prima assoluta in Italia del nuovo live set di Floating Points o per il gioioso piacione Folamour o per l’illustre maestro Kerri Chandler o per l’illuminato Mathew Jonson o per i barricaderi DVS1 & Traxx, nomi che in fondo sono presenze in qualche modo “prevedibili”, quanto piuttosto sul grande ritorno di un maestro assoluto della techno più secca, feroce, rigorosa: Speedy J. Ci sarà lui in dj set, sì, ma ci sarà lui anche ad orchestrare una chicca assoluta, che rischia di passare sotto silenzio: a Kappa FuturFestiva ci sarà infatti, in esclusiva italiana, una declinazione delle live experiences di Stoor.
(Ad Amsterdam, al Paradiso, era andata ad esempio così – che trip, che meraviglia; continua sotto)
Ecco, per chi non lo sapesse, Stoor è un luogo assolutamente pazzesco, aperto a Rotterdam: sempre aperto, sempre a disposizione di chi vuole venire, creare, eventualmente incidere e produrre (esiste anche una vinyl plant interna, per tirature limitate ad altissima qualità), vuole anche fare da archivio-in-tempo-reale di ciò che è la creatività in campo digitale: tutto quello che accade – e ripetiamo, è un luogo potenzialmente sempre aperto, 24/7 – viene documentato e conservato. Un live set presentato da Stoor per certi versi è accomunabile ad un’altra delle esperienze “aperte” più belle nel campo dell’elettronica, il Circle Of Live “nutrito” dal meraviglioso Sebastian Mullaert (…occhio, in un festival italiano estivo piccolo, ma suggestivo e combattivo, arriverà pure quello). Si tratta di situazioni magiche, particolari, se per voi la musica è un minimo una questione importante e non solo la colonna sonora di una caciara da seguire distrattamente vi consigliamo di non perdervele. In più i nomi non sono ancora annunciabili, ma in questa declinazione italiana di Stoor vi possiamo garantire che, oltre ovviamente a Speedy J, sarannoi coinvolti dei nomi notevolissimi, artisti di grandissimo spessore.
Resta da sottolineare, last but not least, che il Kappa FuturFestival continua a tenere bassi i prezzi dei biglietti: certo, per chi è ricco ed ha eletto il techno tourism a proprio balocco, beato lei o beato lui, ci sono sempre i pacchetti sfrontatamente lussuosi e costosi (dall’Art&Techno Pass che a 3000 euro ti dà non solo il festival ma un giro esclusivo per gallerie d’arte e quant’altro fino al più “banale” Gold Pass a 1350 euro), però già il semplice VIP Pass con la release attuale non ha un costo eccessivo (490 euro più prevendita) ed una più che sufficiente General Admission per i tre giorni – 4, 5 e 6 luglio 2025 – viene solo 190 euro più diritti di prevendita (lo ripetiamo, con la release attuale: a questo prezzo è uno steal, direbbero gli inglesi). Insomma, ci sono più motivi per considerare il Kappa FuturFestival una benedizione per Torino e per la scena italiana tutta: un’autentica eccellenza a livello globale, sotto mille punti di vista. Uno dei festival più belli del mondo. E vedi un po’ è da noi, nella nostra nazione, a pochi chilometri in linea d’aria dalla Mole. Dopodiché proprio la giunta torinese continua invece a incartarsi sulla questione ToDays (siamo alla farsa della farsa: quest’anno in palio, da bando ufficiale, più di mezzo milione di euro come contributo a fondo perduto, che non sarebbe mica poco, ma con richieste e paletti così cervellotici che pare che perfino una potenziale inedita cordata che metteva insieme Kappa, C2C, Hiroshima e non solo abbia preferito dire “No, grazie, fatevelo voi”, avanzate pure voi le vostre considerazioni – confidiamo nel vostro buon senso). Farebbe meglio il “dinamico duo” Carretta&Purchia a capire chi fa veramente le cose per bene in città, e pure da anni: sarebbe meglio per tutti, per loro, per la Torino che amministrano, per noi. Intanto, grazie Kappa FuturFestival: perché anche quest’anno stai facendo le cose per bene, le cose con ambizione, le cose con coraggio.
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