Le mille e una proroga, così rinvii e burocrazia frenano l’innovazione del Paese

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Nonostante i progressi fatti dall’Italia sul fronte della transizione digitale, sono ancora molti gli ostacoli normativi e burocratici che ritardano il percorso, impedendo il rispetto della tabella di marcia verso la digitalizzazione. L’ultimo caso riguarda alcuni emendamenti approvati durante l’iter di conversione in legge del DL Milleproroghe, che rischiano di porre un freno al processo di innovazione del Paese, vanificando gli sforzi compiuti fino a oggi per modernizzare settori strategici per tutti i cittadini come la Sanità e la gestione dei rifiuti.

In particolare, uno degli emendamenti approvati prevede il rinvio dell’inizio per l’operatività del Rentri – il Registro elettronico nazionale sulla tracciabilità dei rifiuti, che segna un importante passo avanti nella digitalizzazione della gestione dei rifiuti in Italia, offrendo strumenti di tracciabilità più efficienti e trasparenti e una soluzione importante in termini di sostenibilità.

Cosa prevede il Rentri

Il Rentri prevede tre scaglioni temporali per i termini di iscrizione dei soggetti obbligati, in funzione del tipo di attività svolta e del numero dei dipendenti. Gli emendamenti approvati dal Senato mirano a spostare in avanti di 60 giorni gli adempimenti relativi all’iscrizione per gli operatori che rientrano nel primo scaglione (es. recuperatori, trasportatori e produttori di rifiuti pericolosi con più di 50 dipendenti), i cui termini scadevano il 13 febbraio scorso.

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La roadmap e le incertezze

Tuttavia, perché tale proroga sia effettiva occorrerà attendere non solo l’entrata in vigore della legge di conversione del Milleproroghe, ma anche la successiva emanazione del decreto ministeriale cui è demandata la definizione dei nuovi termini. Gli emendamenti approvati, infatti, prevedono espressamente che la proroga di 60 giorni sia disposta con decreto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, da adottarsi entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione. Ne consegue che, ad oggi, i soggetti ricompresi nel primo scaglione sono tenuti a procedere all’iscrizione al Rentri, in attesa del Decreto del Mase, pena la potenziale irrogazione delle relative sanzioni.

È evidente quindi come queste modifiche rischiano di generare un quadro confusionario per tutti gli operatori del settore, lasciando molte incognite su quando il Rentri sarà pienamente operativo.

Sarebbe sicuramente stato più efficace prevedere una proroga dell’entrata in vigore delle sanzioni ai danni delle imprese, al fine di incentivare la registrazione al Rentri mantenendo un “periodo cuscinetto” per gli operatori, nella fase di avviamento. Al contrario, a seguito degli emendamenti approvati, la proroga, oltre a creare un clima d’incertezza, va a discapito delle oltre 180.000 aziende già iscritte al Registro, che si erano già attrezzate per rispettare le scadenze iniziali con investimenti in formazione e adeguamenti tecnologici.

Settore sanitario e fattura elettronica

Anche il settore sanitario sta vivendo una fase di incertezza a causa di una serie di proroghe che riguardano il rinvio della fattura elettronica e la possibilità di utilizzare la ricetta cartacea in alternativa a quella elettronica per i farmaci di fascia C.

Per quanto riguarda la fattura elettronica per le prestazioni sanitarie oramai da anni il Legislatore ha introdotto l’esonero quando la prestazione è rivolta al soggetto persona fisica. La motivazione ha la sua genesi nei rilievi del Garante della Privacy che ha inibito la trasmissione elettronica di dati sensibili, potenzialmente presenti nella fattura. Il testo iniziale del Decreto Milleproroghe aveva prorogato al 31 marzo 2025 l’esonero, ora invece con l’emendamento approvato si slitta al 31 dicembre 2025.

In questo caso andava trovata una soluzione in accordo con il Garante, tuttavia l’ulteriore slittamento delude le aspettative dei tanti operatori sanitari che al momento sono costretti ad usare due diverse modalità di emissione delle fatture in base al tipo di soggetto (cartacea se privato, elettronica se azienda) e contemporaneamente costringe tutti i professionisti alla contabilizzazione manuale dei documenti.

La proroga della ricetta elettronica

La ricetta elettronica, inizialmente introdotta per migliorare l’efficienza del sistema sanitario e ridurre il consumo di carta, è stata nuovamente prorogata, con un emendamento approvato dal Senato al DL Milleproroghe, fino a dicembre 2025.

Dal primo gennaio 2025 erano infatti scadute le norme contenute nel DL Milleproroghe 2022, che stabilivano modalità di utilizzo della ricetta elettronica presso le farmacie, in linea con quanto sancito dalla Legge di Bilancio 2025, che ha introdotto la dematerializzazione obbligatoria di tutte le ricette mediche per i farmaci prescritti sul territorio nazionale, siano essi a carico del SSN o del cittadino, incluse dunque le cosiddette ricette bianche. Tuttavia, per queste ultime, molte Regioni hanno deciso di continuare a prevedere anche la possibilità di utilizzare anche le tradizionali modalità cartacee.

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In questo contesto, gli emendamenti approvati dal Senato hanno confermato la volontà del Legislatore di mantenere un sistema ibrido, con prescrizioni digitali affiancate a documenti cartacei, che inevitabilmente contribuirà a rallentare il processo di digitalizzazione e a mantenere attive pratiche burocratiche obsolete, non solo complicando la gestione delle prescrizioni, ma incidendo anche sulla sicurezza e sulla tracciabilità delle cure mediche e aumentando il rischio di errori e frodi.

La digitalizzazione delle prescrizioni consentirebbe infatti un accesso più rapido ai farmaci, una maggiore sicurezza per i pazienti e una riduzione dei tempi di attesa. Inoltre, l’adozione definitiva della ricetta elettronica, senza mantenere valida l’alternativa della ricetta cartacea, porterebbe a un notevole risparmio economico per il Sistema Sanitario Nazionale, riducendo i costi legati alla stampa e alla gestione cartacea delle prescrizioni.

Digitalizzazione e sistema Paese: le complessità

Da questo quadro emerge come l’Italia continui a vivere un rapporto complesso con la digitalizzazione. Da un lato, si promuovono strumenti innovativi per semplificare la burocrazia e migliorare l’efficienza dei servizi pubblici; dall’altro, le continue proroghe e i rallentamenti normativi rischiano di vanificare gli sforzi compiuti. In questo contesto il DL Milleproroghe, che dovrebbe servire a facilitare le transizioni e a risolvere problematiche di attuazione, si trasforma in un ostacolo per la modernizzazione, lasciando il Paese in una condizione di stallo.

Il problema principale è l’assenza di una corretta pianificazione insieme all’incertezza normativa: le aziende e i professionisti si trovano a dover decidere investimenti e procedure senza una chiara roadmap temporale. Questo genera non solo inefficienza, ma anche un clima di sfiducia verso le istituzioni, che continuano a cambiare le regole del gioco senza fornire certezze sui tempi di attuazione.

La digitalizzazione è un processo inevitabile e necessario per migliorare la competitività del Paese. Tuttavia, i continui rinvii e le incertezze normative stanno ostacolando l’adozione di strumenti che potrebbero semplificare la vita delle imprese e dei cittadini. È fondamentale quindi che il governo e le istituzioni competenti garantiscano maggiore stabilità normativa e certezze nei tempi di attuazione.



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