Lo stop a USAID spegne i media indipendenti

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Congelando USAID, Trump lascia senza fondi migliaia di progetti umanitari. Mettendo a rischio vite e libertà d’informazione, le conseguenze si fanno drammatiche. Mentre i social rilanciano accuse di manipolazione su USAID, Russia e Ungheria esultano per la fine di un sostegno scomodo alla stampa libera.

Novanta giorni di sospensione lasciano col fiato (e le vite) sospeso milioni di persone, in attesa della scrematura ufficiale dei progetti di aiuti umanitari. Con un ordine esecutivo di inizio febbraio, il presidente Trump ha deciso di congelare le attività di USAID, l’agenzia del Governo statunitense di aiuti umanitari e assistenza allo sviluppo più grande al mondo. L’arresto di USAID si traduce in un’incredibile perdita di fondi per la lotta contro povertà, malaria, HIV e morti infantili (come il programma Global Health Supply Chain, per la diffusione di forniture mediche), ma anche progetti educativi e media di informazione libera. L’Agenzia era stata fondata nel 1961 dall’ex presidente J.F. Kennedy e, in teoria, potrebbe essere sciolta solamente dal Congresso. Tuttavia, su consiglio di Elon Musk (Capo del dipartimento DOGE per il taglio delle spese federali) e decisione dell’amministrazione Trump, gran parte del personale è stato congedato (oltre 2mile dipendenti), e sono stati assegnati tre mesi di sospensione dei finanziamenti per una significativa revisione dei costi, ovvero un’analisi su quali progetti tagliare e quali mantenere. Il criterio di scelta si basa sul motto “America First”, ovvero dare priorità a ciò che si rivela utile alla crescita e sicurezza statunitense.
Alcuni giorni fa, il giudice federale Carl Nichols ha ordinato la revoca dell’ordine di congedo, dando sostegno alla denuncia della società civile e dei legislatori democratici secondo cui Trump non possiede l’autorità di avviare lo smantellamento di USAID senza il consenso del Congresso. Nonostante i congedi siano momentaneamente fermi, ma comunque ad alto rischio, i finanziamenti per i progetti in tutto il mondo sono stati bloccati.
Il prezzo di questo cambiamento epocale lo pagano i milioni di persone che dipendevano da questi aiuti ed i progressi fatti in cooperazione e sanità mondiale. Infatti, secondo il Corriere della Sera, USAID donava annualmente circa 40 miliardi di dollari: la cifra equivale a meno dell’1% del bilancio degli Stati Uniti, ma riusciva a sostenere il 42% della cooperazione globale.


I primi effetti disastrosi

Quando si parla di personale congedato, è riduttivo contare gli oltre 2mila dipendenti di USAID, poiché altre migliaia di persone operavano nei luoghi di presenza dei progetti, grazie ai fondi forniti. È il caso del progetto di prevenzione e cura per l’HIV in Etiopia, dove ben 5mila lavoratori del settore sanitario e 10mila operatori di inserimento dati dipendevano dai fondi degli Stati Uniti. Al momento i fondi non ci sono più, nonostante la deroga di Trump sui progetti destinati all’assistenza sanitaria di “vita o morte”.  Il vicedirettore esecutivo dell’agenzia delle Nazioni Unite UNAID, Christine Stegling, dichiara che se i fondi per i progetti di prevenzione e cura per l’HIV non riprenderanno entro il 2029, ci sarà un aumento del 400% di morti per AIDS. Come in Etiopia, il blocco di USAID sta già causando gravi crisi sanitarie in altre regioni del mondo, come l’associazione sanitaria turca Dünya Doktorları, costretta a chiudere 12 ospedali nella Siria del Nord. Oltretutto, l’Ansa riporta che il congelamento degli aiuti umanitari ha già causato i primi morti: una delle prime persone a morire è stata una donna di 71 anni del Myanmar, Pe Kha Lau, che dipendeva dall’ossigeno in una clinica finanziata da USAID. In Myanmar, un terzo della popolazione fa affidamento sugli aiuti umanitari ed oltre a Pe Kha Lau ci sono stati altri morti per la stessa causa.  Ma non solo, sono stati interrotti i programmi di supporto all’agricoltura in Malawi, un paese che soffriva già per l’insicurezza alimentare. Poi, in Colombia, le persone e le famiglie che fuggivano dai conflitti armati e dai narcotrafficanti ora non trovano nessuno a dargli rifugio e supporto, perché i progetti sono congelati, anche se il fuoco continua. 

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Lo “scandalo” dei finanziamenti per i media indipendenti

 
Negli ultimi giorni negli Stati Uniti, numerosi giornali di grande portata come BBC e Politico sono stati accusati di usufruire dei fondi di USAID, alimentando uno scandalo-complotto (diffuso anche da Donald Trump sui suoi social) secondo cui USAID manipolava fortemente i media statunitensi e mondiali per destabilizzare il Governo. Anche da parte di Elon Musk arrivano accuse significative su X: «un’organizzazione corrotta che sostiene politiche di estreme sinistre». La realtà, come spesso avviene, è difficilmente rintracciabile nelle accuse sui social media ma si cela in dinamiche più complesse. Mentre tali voci accusano di corruzione e manipolazione USAID e i media ad essa legati, a causa dello stop imposto da Trump a non ricevere più i fondi necessari sarà l’agenzia di giornalismo investigativo Organized Crime and Corruption Reporting Project (OCCRP), impegnata nelle indagini di corruzione. Oltretutto, i fondi che arrivavano alla BBC  da USAID erano devoluti a BBC Media Action, un ente di beneficenza che supporta giornali indipendenti in tutto il mondo. Riguardo la mancanza di trasparenza, emerge invece che prima del 1° febbraio, data in cui è stato oscurato il sito di USAID, erano disponibili i documenti (factsheet) che dichiaravano apertamente l’utilizzo dei fondi e i vari obiettivi proposti (come i factsheet del 2023 analizzati da Reporter Senza Frontiere), la notizia quindi ha poco a che fare con lo “scandalo”.
Il Financial Times e Reporter Senza Frontiere spiegano che USAID finanziava numerosi giornali indipendenti nel mondo, garantendo la circolazione libera delle notizie in luoghi dove la libertà di stampa è molto bassa. Come alcune accuse suggeriscono, un giornale può dirsi indipendente se è sostenuto da fondi governativi di un altro stato? Il dubbio resta aperto, ma nel mentre i capi di Stati dei governi autoritari gioiscono del taglio di fondi USAID. Infatti, non c’è da stupirsi se Dmitry Medvedev, uno dei politici più vicini a Putin, e il primo ministro dell’Ungheria Orban hanno accolto positivamente la notizia. In Russia (162^ posizione su 180 per libertà di stampa) ed in Ungheria (67^ posizione), questi giornali rappresentavano alcune delle ultime fonti di informazione libera (come Átlátszó in Ungheria) e le ormai flebili voci di opposizione al Governo. Derk Sauer, fondatore del giornale indipendente Moscow Times, definisce ironico il fatto che per molti anni il presidente della Russia Putin ha provato ad “uccidere” i giornali in questione proprio per il fatto che sostenevano idee pro-Europa e pro-Stati Uniti ed ora, “ironicamente”, sono gli Stati Uniti a dargli il colpo di grazia.

Un tweet di Donald Trump accusa di corruzione USAID, i Democratici e il giornale Politico di aver ricevuto denaro (accusa poi smentita con dati da Politico). Traduzione del testo: “Sembra che milioni di dollari siano stati rubati da USAID, e altre agenzie, molti dei quali sono andati ai media di fake news come ricompensa per aver creato belle storie sui Democratici. La ‘pezza’ della sinistra ‘Politico’ sembra aver ricevuto 8,000,000$. Ha ricevuto soldi anche il New York Times??? Chi altro??? Questo potrebbe essere il più grande scandalo di tutti, forse il più grande nella storia! I Democratici non possono nascondersi da questo. Troppo grande, troppo sporco!”



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