La società Usa, una volta tra le favorite degli analisti di Wall Street, si presenta in tribunale e fa domanda di protezione dai creditori per cercare i fondi necessari alla sopravvivenza. Aveva firmato un accordo con Gm
Lo sappiamo da anni che il futuro della mobilità è l’auto elettrica: zero emissioni, tre volte più efficiente, meno costi in manutenzione, abbattimento delle accise sul carburante. Ma non decolla. Nonostante i livelli di polveri sottili siano quasi sempre fuori controllo, nonostante gli investimenti ogni anno annunciati. Stavolta la crisi in cui si è avvitato l’elettrico travolge anche Nikola.
Il tracollo dei camion
La casa di camion elettrici una volta tra le favorite degli analisti di Wall Street e gli investitori, è in fallimento. Ha chiesto la protezione prevista dal Chapter 11, la principale legge fallimentare statunitense. Decisiva, in negativo, è stata l’impossibilità di trovare fondi o un compratore. Il titolo è stato anche sospeso dalle negoziazioni anche dalla Borsa Italiana, «a seguito di analogo provvedimento nel mercato di riferimento» sul Nasdaq di New York. La crisi di Nikola si va ad aggiungere alla bancarotta dichiarata da altre società di veicoli elettrici, da Fisker a Canoo. Il produttore di batterie svedese Northvolt ha chiesto la bancarotta assistita negli Stati Uniti in novembre.
La crisi di reputazione
Nel suo picco del 2020, Nikola valeva 30 miliardi di dollari, più di Ford Motor, e firmava un accordo multimiliardario con General Motors. L’inizio della fine è stato dato da una serie di scandali e bugie che hanno
coinvolto il fondatore ed ex amministratore delegato, Trevor Milton, incriminato per frode nel 2022. Il cuore delle attività di Nikola sono i camion elettrici, la cui produzione è iniziata nel 2022. Al terzo trimestre dello scorso anno, risultavano prodotti solo 600 veicoli, molti dei quali richiamati a causa di problemi, costati alla società decine di milioni di dollari. Nikola ha in programma di continuare le operazioni di assistenza e supporto limitate per i veicoli in circolazione, comprese alcune operazioni di rifornimento fino alla fine di marzo, previa approvazione del tribunale.
Il tracollo di Northvolt
Sembra passata un’era geologica anche da quando il sito di Skeffeltea della Northvolt, altro gigante delle batterie elettriche, la startup europea della mobilità, avrebbe dovuto replicare la produzione mondiale di batterie di cui si giova la Tesla del gruppo di Elon Musk. Northvolt aveva incassato ordini per 26,5 miliardi di euro dalle principali aziende europee tra cui i colossi tedeschi Volkswagen e Bmw oltre alle svedese Volvo. Invece il gruppo svedese è andato in crisi finanziaria.
In calo anche le immatricolazioni
Ma l’elettrico sta vivendo una crisi profonda anche per i veicoli. A gennaio 2025 le immatricolazioni di auto elettriche calano dell’1,2%, fino a 1.985.996
unità. Si riduce anche la loro quota di mercato dal 15,7% al 15,4%. Volkswagen guida le vendite di elettriche, seguita da Tesla e dal gruppo Stellantis. Le auto ibride, invece, stanno vivendo un periodo favorevole: le full hybrid sono aumentate dal 9,9% all’11,8% nel mercato, mentre le plug-in hybrid sono scese dal 7,7% al 7,3%. Toyota domina il segmento con 738.500 unità vendute su un totale di 1,52 milioni di auto ibride immatricolate. I SUV rappresentano il segmento più amato dagli europei con il 54% delle immatricolazioni totali (6,92 milioni di unità), in crescita del 4%. In particolare, i più richiesti sono i C-SUV e B-SUV.
Il boom dei Suv di lusso
I SUV di lusso hanno visto la loro quota aumentare del 13%, raggiungendo 56.300 unità. Nel settore Volkswagen si conferma leader. Il rapporto prevede un miglioramento nel 2025 grazie all’arrivo di modelli elettrici più economici che potrebbero rendere questi veicoli più accessibili.
Le ibride continueranno a giocare un ruolo chiave come soluzione intermedia per chi non è pronto per la transizione all’elettrico.
19 febbraio 2025
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