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Venerdì 21 febbraio alle 14 la Nazionale femminile di calcio di Gibilterra giocherà in casa della Moldavia la prima partita dei gironi di Nations League, la competizione per nazionali europee che da qualche anno ha sostituito la maggior parte delle amichevoli. Non sarà solo la prima partita nel torneo, ma anche la sua prima partita ufficiale di sempre, quattro anni dopo la prima amichevole e circa dodici anni dopo che la Federazione calcistica di Gibilterra ottenne l’affiliazione alla UEFA.
Dal suo esordio in una partita internazionale, nel 2021, Gibilterra aveva giocato solo una manciata di amichevoli contro altre nazionali, perdendole tutte tranne due: una vittoria e un pareggio contro il Liechtenstein, la squadra che affrontato più volte (sei). In realtà la Nazionale femminile esiste da più tempo, perché dal 2011 partecipa agli Island Games, un torneo in cui giocano rappresentative di isole che sono territori non sovrani di paesi europei come Guernsey, la Groenlandia o l’Isola di Man (Gibilterra è stata ammessa anche se è una penisola); nel 2014 aveva anche ospitato un torneo giovanile organizzato dalla UEFA, e negli anni ha giocato altri tornei giovanili. Solo dal 2021 però ha giocato amichevoli riconosciute come partite per Nazionali dalla UEFA, e solo da venerdì giocherà in partite ufficiali, appunto.
Anche localmente il calcio femminile ha una storia piuttosto recente e frammentata. Il primo campionato, a cui parteciparono tre squadre, fu giocato nel 1999 e non fu nemmeno concluso. Dopo altre edizioni saltuarie, dal 2018-2019 riprese con continuità, prima con tre squadre e ora con cinque: il Lions Gibraltar FC Women ha vinto le ultime quattro edizioni. Per il momento il campionato viene considerato una cosiddetta “lega di sviluppo” dalla UEFA e quindi le squadre femminili di Gibilterra non possono accedere alle competizioni europee; nel 2014 invece la squadra maschile dei Lincoln Red Imps giocò per la prima volta un turno di qualificazione alla Champions League.
Gibilterra è una penisola rocciosa che si trova nel sud della Spagna. All’inizio del Settecento fu occupata dal Regno Unito, che la utilizzò come base navale, e tutt’oggi fa parte dei territori britannici d’oltremare: è una cosiddetta exclave, cioè un territorio circondato da uno stato diverso da quello al quale appartiene (dal punto di vista della Spagna è un’enclave, invece). Ci abitano poco meno di 33mila persone, e quindi trovarne 11 che giochino molto bene a calcio (più le riserve) per mettere in piedi una nazionale non è proprio semplicissimo. In un’intervista data al Guardian un paio di mesi fa l’allenatore della Nazionale femminile Scott Wiseman aveva detto che ci sono circa 60 calciatrici selezionabili, che giocano nel campionato locale o all’estero. Lo staff le conosce tutte molto bene, quindi.
Wiseman è un ex calciatore: ha giocato in varie squadre delle serie minori inglesi e ha vinto due campionati di Gibilterra con i Lincoln Red Imps; con la Nazionale maschile ha totalizzato 38 presenze. Nella primavera del 2023, appena ritirato, fu nominato allenatore della Nazionale femminile: in quell’anno la Federazione aveva deciso, pur avendone la possibilità, di non iscrivere la squadra alla Nations League. Wiseman ha raccontato al Guardian di aver cercato di stimolare nelle calciatrici un desiderio di rivalsa per quell’esclusione, e di aver cominciato a rendere la Nazionale una specie di squadra di club, che si allena assieme tutta la settimana. Nessuna delle calciatrici è professionista (come del resto quasi tutti i calciatori di Gibilterra).
Per prepararsi all’esordio in partite ufficiali nell’ultimo anno la Nazionale ha giocato anche alcune amichevoli contro squadre di club, soprattutto inglesi. Secondo Wiseman affrontando squadre più preparate Gibilterra è molto migliorata e in questo senso giocare la Nations League sarà un’eccezionale occasione di fare esperienza. La difensora Dahlia Salah ha detto che sarà importante anche per le generazioni future, le quali finalmente avranno modelli femminili a cui ispirarsi quando cominceranno a giocare.
Oltre alla Moldavia, nel girone Gibilterra affronterà la Slovacchia e le Isole Faroe (in Nations League le squadre sono divise in tre “leghe” in base alla loro competitività, con meccanismi di promozioni e retrocessioni da una lega all’altra: il girone di Gibilterra fa parte della Lega C, quella di livello più basso). La Nazionale femminile rimarrà anche l’unica a giocare le partite a Gibilterra, all’Europa Sports Park, il piccolo stadio della Nazionale di rugby che in passato fu il campo da cricket del ministero della Difesa; la Nazionale maschile infatti, almeno per le prossime partite, tornerà a giocare in Portogallo, all’Estádio Algarve di Faro. In questo momento la Nazionale è 185esima nel ranking femminile FIFA, su 195 totali, mentre quella maschile è 196esima su 210.
Se, come detto, a livello femminile il calcio a Gibilterra è una cosa recente, nel maschile esiste da oltre un secolo: la Federazione calcistica del territorio fu fondata nel 1895, tre anni prima della FIGC italiana, per dire. Sul sito ufficiale della Federazione si legge che a portare il calcio furono i soldati inglesi e che la prima partita “competitiva” fu giocata nel 1901 tra una squadra di soldati e una di civili «con un mix genetico spagnolo, italiano e britannico».
L’epoca migliore per il calcio gibilterriano fu il periodo successivo alla Seconda guerra mondiale, quando ai soldati britannici abitualmente stanziati nella penisola si aggiunsero migliaia di giovani in addestramento, e furono quindi organizzati alcuni campionati militari e costruiti diversi campi da gioco. Arrivarono a Gibilterra anche grosse squadre europee, soprattutto spagnole, per giocare partite amichevoli: nel 1949 il Real Madrid, che nel decennio successivo avrebbe vinto le prime cinque edizioni della Coppa dei Campioni (la maggiore competizione europea, antenata dell’attuale Champions League), pareggiò 2-2 contro una selezione di Gibilterra.
Le cose cambiarono dal 1956 quando la Spagna impose una sorta di embargo e rese molto più complicato alle sue squadre andare a giocare a Gibilterra; col tempo inoltre i soldati britannici stanziati nell’exclave diminuirono, e così il calcio perse importanza, anche se il campionato maschile continuò a essere giocato (di fatto c’è un’edizione del torneo da oltre un secolo). Di recente, nonostante lo scarso bacino da cui prendere i giocatori, ci sono stati miglioramenti, dovuti soprattutto all’ammissione della Federazione alla UEFA, nel 2013, e alla FIFA, nel 2016. Oggi nel campionato maschile, che dal 2022 si chiama Gibraltar Football League, giocano 11 squadre.
La Nazionale maschile ha giocato le partite di qualificazione ai Mondiali del 2018 e del 2022: ha perso 20 partite su 20, segnando in tutto 7 gol e subendone 90. È andata meglio nelle quattro edizioni di Nations League, dove ha affrontato squadre più del suo livello: nel 2020-2021 riuscì addirittura a vincere il girone con San Marino e Liechtenstein, venendo promossa dalla Lega D alla Lega C (nel maschile ci sono quattro divisioni). Nelle partite di qualificazione agli Europei ha invece totalizzato 26 sconfitte su 26, con 5 gol segnati e 128 subiti, 14 dei quali in un Francia-Gibilterra 14-0, il 18 novembre 2023.
– Leggi anche: Vent’anni dopo, centoquaranta partite dopo, San Marino ha vinto
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