RINNOVABILI E SPECULAZIONE, L’ALTA MURGIA ASSEDIATA


Nota PRC Ruvo.

L’assenza di adeguata regolamentazione, pur nella condivisione della necessità della transizione energetica, rischia di arrecare seri danni, nell’immediato futuro, all’ambiente e all’agricoltura dei Comuni del Parco dell’Alta Murgia, atteso il rilevante numero di richieste di installazione di parchi eolici e agrivoltaici.

E’ indispensabile e urgente che la Regione si doti di una legge sulle ‘aree non idonee’ (vincolate o tutelate e quindi non adatte a questi impianti) avendo grande cura nell’individuazione soprattutto in prossimità delle aree protette.

Il temporeggiamento cui stiamo assistendo determina il rischio che sia il Governo nazionale a commissariare le scelte, in un contesto in cui le lobbies dell’energia hanno grande possibilità di incidere sulle scelte politiche.

A Ruvo di Puglia, allo stato attuale, risultano in fase di esame due proposte: otto aerogeneratori eolici da 7MW e 200 mt altezza ( duecento metri!) a ridosso del confine del Parco, da Calentano alla via di Altamura; un progetto di agrivoltaico a Lama Pagliara di 20 ettari con 17mila pannelli. A questi impianti, quale impatto sul territorio, bisogna aggiungere viabilità di servizio, cabine di smistamento e accumulo (batterie di conservazione delle dimensioni di containers), scavo degli elettrodotti, ampliamenti di strade rurali, eliminazione di muri a secco.

Vi sono poi altre proposte in cantiere, che mirano a circondare il perimetro del Parco ed invadere i terreni agricoli marginali e non solo.

E’ davvero difficile comprendere in quale modo gli interventi proposti si coniughino con la valorizzazione ambientale e della bio- e geo-diversità del Geoparco UNESCO.

E’ in corso una grande speculazione territoriale e finanziaria, mascherata da transizione energetica, che rischia di devastare irreversibilmente i territori meridionali senza apportare agli stessi alcun vantaggio.

La Puglia sembra distinguersi per “disattenzione” al tema consentendo la predazione sistematica dei valori paesaggistici, naturali, storici e identitari.

La sola Capitanata annovera circa 1700 torri eoliche alte fino ad oltre 200 m, destinate ad aumentare di numero.

Si aggiungono alcune migliaia di ettari di “laghi grigi” di fotovoltaico.

Ovunque vi sono elettrodotti, elettrodotti in alta tensione di Terna, strade di servizio, sottostazioni e stazioni elettriche grandi come quartieri.

Tutto ciò viene realizzato a suon di espropri e alterando gli equilibri democratici delle piccole comunità.

Altri progetti sono in itinere.

La Regione Puglia, pur dotatasi del Regolamento Regionale 24/2010 e del PPTR (Piano Paesaggistico Territoriale Regionale) nel 2015, provvedimenti di grande spessore perennemente sotto attacco da parte delle società energetiche, non ha inteso dare realmente corpo a quelle previsioni ponendo in essere quanto necessario acché le tutele ivi previste divenissero efficaci.

In ossequio al quadro normativo statale, ora le Regioni hanno l’obbligo di emanare una legge che identifichi aree idonee e aree non idonee per l’insediamento entro il 2030 di ulteriori 80.000 MW di potenza rinnovabile rispetto all’installato al 2020. Malgrado gli impianti già realizzati, alla Puglia spettano la bellezza di ulteriori 7.384 MW (anche offshore).

Dopo anni di lassismo, ci attendevamo uno scatto di orgoglio e una decisa assunzione di responsabilità da parte del Governo Regionale Pugliese, atteso l’allarmante quadro normativo nazionale e l’importanza che il paesaggio e il settore agricolo rivestono per l’economia pugliese.

Viceversa, il disegno di legge 222 del 23.10.24 proposto dalla Giunta alla (finta) concertazione sociale e al Consiglio regionale, non solo non apporta alcuna tutela concreta ma, addirittura, amputa il già misero quadro di tutele esistenti e condanna a morte le residue aree rurali. E’ una norma che misconosce il PPTR e non tiene in alcuna cura le visuali paesaggistiche, la biodiversità, i contesti rurali e le zone agricole di pregio.

Le società energetiche, fameliche, impugnano dinanzi al Tar Lazio il DM MASE 21.6.24,  reo di concedere alle Regioni il potere di decidere quali aree dei loro territori proteggere mentre la Regione Puglia, colpevolmente, tace, come se menzionare la “transizione energetica” sia un lavacro per ogni indecente speculazione.

E’ tempo che la politica e il Governo pugliese, in ogni loro articolazione, dimostrino uno scatto di orgoglio e di dignità, dimostrando di essere scevri da condizionamenti lobbistici e di tenere alla tutela del territorio e dell’economia regionale e provvedano, immediatamente, a regolamentare quanto hanno il dovere di fare.



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