Donald Trump, l’Ucraina e le fake news, storia di un rapporto simbiotico. La vittima è diventata carnefice, l’invaso invasore, il presidente eletto un dittatore impopolare: nella conferenza stampa di martedì sera a Mar-a-Lago, la sua residenza a Palm Beach in Florida, il presidente ha infatti stravolto la storia del conflitto ucraino. Le dichiarazioni sono arrivate in un momento cruciale: proprio mentre a Riad, capitale dell’Arabia Saudita, il segretario di Stato americano Marco Rubio incontrava il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov per discutere una possibile fine della guerra. Un vertice da cui l’Ucraina è stata esclusa, scatenando la dura reazione del presidente Volodymyr Zelensky.
Come è iniziata davvero la guerra
Per comprendere la portata delle affermazioni di Trump sull’Ucraina, occorre ripercorrere con precisione gli eventi. L’invasione russa è iniziata all’alba del 24 febbraio 2022, quando le forze di Mosca hanno attraversato i confini ucraini da nord, est e sud, bombardando Kyiv e altre città principali come Kharkiv e Odessa. Quest’offensiva è arrivata otto anni dopo l’occupazione della penisola di Crimea, avvenuta nel marzo 2014, quando le truppe russe senza insegne – i cosiddetti “omini verdi” – presero il controllo della regione.
Trump sostiene invece una versione opposta – vicina alla posizione del Cremlino –, affermando che l’Ucraina “ha avuto tre anni per negoziare“ e avrebbe potuto evitare il conflitto accettando un accordo che le avrebbe garantito “quasi tutto il territorio“. In realtà, i tentativi di dialogo sono stati numerosi: dai colloqui di Belarus del febbraio 2022 a quelli di Istanbul nell’aprile dello stesso anno, fino alle proposte di pace in dieci punti presentate da Zelensky al G20 di Bali nel novembre 2022. Tutte queste iniziative si sono arenate di fronte alle richieste russe di annessione dei territori occupati, condizione che viola la Carta delle Nazioni unite. La Russia, da parte sua, ha cercato di giustificare l’invasione accusando l’Ucraina di discriminare la popolazione russofona nel Donbass, la regione orientale che comprende le province di Donetsk e Luhansk, e di commettere un presunto genocidio. Queste accuse sono state esaminate e respinte dalla Corte internazionale di giustizia dell’Aja in una sentenza del marzo 2022.
Durante la conferenza stampa, Trump ha sostenuto, inoltre, che “la maggior parte delle città ucraine sono rase al suolo, gli edifici sono crollati, sembra un enorme sito di demolizione“. Peccato che i dati della Banca mondiale del gennaio 2025 raccontino una storia diversa: i danni alle infrastrutture civili, per quanto gravi, riguardano il 18% degli edifici nelle aree urbane, concentrati principalmente nelle regioni orientali di Donetsk, Luhansk e nella città di Mariupol.
I numeri reali del consenso
Le distorsioni di Trump investono anche i dati sul consenso interno ucraino. Secondo il presidente americano, Zelensky governerebbe con un gradimento del 4%, un dato che contrasta nettamente con le rilevazioni del Kyiv international institute of sociology. L’ultimo sondaggio, condotto tra il 29 gennaio e il 9 febbraio 2025, mostra come il 57% degli ucraini continui a sostenere il proprio presidente. Si tratta di un calo rispetto al picco del 90% registrato nel maggio 2022, quando l’esercito ucraino riuscì a respingere l’attacco russo su Kyiv, ma resta comunque un livello di consenso significativo per un paese in guerra.
Sulla questione delle elezioni presidenziali, originariamente previste per marzo 2024, Trump ha criticato la loro sospensione presentandola come una scelta arbitraria. In realtà, la legge marziale che impedisce lo svolgimento delle votazioni è stata introdotta il 24 febbraio 2022, il giorno stesso dell’invasione russa. Ma il quadro normativo di questa legge era stato definito già nel 2015 sotto la presidenza di Petro Poroshenko, in risposta alle minacce russe dopo l’annessione della Crimea e l’inizio del conflitto nel Donbass: al tempo Zelensky non era nemmeno entrato in politica. Inoltre, va detto che un sondaggio dell’International Republican Institute ha mostrato che il 60% degli ucraini si opporrebbe a delle eventuali elezioni a marzo.
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