Calcio, dentro al disastro Albenga. Il calciatore Di Porto: “Niente stipendi, dovuto chiedere soldi al club per comprare da mangiare”

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 


Albenga.”Sono arrivato ad Albenga dopo essere stato contattato dal direttore Virdis nel mese di luglio. Ho partecipato al ritiro della squadra, ed ho trovato da subito un ambiente splendido. Il Mister Mariotti un allenatore veramente TOP, una squadra e dei compagni che hanno accolto me e tutti gli altri giovani con grande simpatia e serietà, trasmettendoci tutta la loro esperienza. Ero convinto che i miei sogni si stessero realizzando”. Inizia così il messaggio del giovane Daniele Di Porto. Il 19enne centrocampista romano dopo le esperienze giovanili con Lazio e Cosenza era pronto alla prima stagione con i grandi in Serie D. Ma quello che sembrava l’inizio di un sogno si è tramutato in un vero e proprio incubo.

La gestione dell’Albenga di Nicola Bisazza e di Cristian Candela (che si è fatto una foto e poi non si è più visto né sentito) aveva da subito destato dubbi vista la rinuncia al settore giovanile e la ritrosia nel raccontarsi. Poi, a novembre il fuggi fuggi generale di tutti i dirigenti, tutti i giocatori d’esperienza se ne sono andati e ha preso il via un ruotare incessante di giocatori. Il tutto in un contesto di continue voci di debiti: allo scoperto era uscito il ristoratore che dava i pasti alla squadra e, domenica, l’ex presidente Andrea Tomatis ha affermato che il club ha 185mila euro di debiti per materiale sportivo. Un quadro agghiacciante che lo diventa ancora di più leggendo il racconto di Di Porto: niente soldi nemmeno per i pasti, a un passo dall’essere sbattuto fuori di casa e i patti economici mai mantenuti se non il primo mese nei confronti dei giovani. Nella lettera, il centrocampista romano racconta con precisione della notte insonne prima della partita contro il Ligorna quando lui ed alcuni compagni erano quasi stati sfrattati e di come la mancata presentazione contro l’Imperia fosse una scelta di protesta della squadra e non un qualcosa di indotto dall’esterno come sostenuto da Bisazza, il quale parlava di minacce da parte di alcuni sostenitori (qui il comunicato).

Dopo la preparazione – prosegue il giocatore – siamo tornati ad Albenga pronti per iniziare il campionato, convinti di essere un’ottima squadra, cosa che il campo poi ha dimostrato partita dopo partita. Di quei giorni ricordo con grande nostalgia ma anche con grande piacere, i caffè e le chiacchiere con i miei compagni. Un gruppo stupendo, molti li sento ancora adesso e mi sono stati tutti vicini. Purtroppo i primi disagi sono cominciati dopo il primo mese, quando le prime spettanze non sono arrivate nei tempi previsti, allarmando soprattutto i compagni più “anziani” del gruppo. Nonostante le continue rassicurazioni del Sig. Bisazza, dopo due mesi gli unici ad aver ricevuto qualche cosa siamo stati proprio noi giovani, in sostanza il primo mese”.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

“A tutto questo si andavano sommando preoccupanti notizie anche dal ristoratore e dalle case che in quel momento stavamo occupando. Tutti reclamavano soldi dalla società, richieste alle quali non sapevamo come rispondere se non riportandole a chi di dovere. La situazione è definitivamente crollata dopo la partita contro il Vado giocata fuori casa, era questa l’ultima data che la squadra aveva dato alla società prima di prendere drastiche decisioni. Non avendo per l’ennesima volta ricevuto alcuna spettanza, ma solo promesse rivelatesi poi infondate il gruppo al completo ha deciso di andare via”.

“Per me è stato uno shock, quella squadra rappresentava moltissimo per me, perdere dei compagni in quel modo mi ha lasciato tristemente solo ad Albenga, però ho deciso lo stesso di rimanere e continuare perché ho avuto modo di parlare subito dopo con il mister  Thomas Massa, che ci tengo a ribadire con me si è sempre comportato benissimo, da persona vera e lui rassicurandomi sul futuro della società e sul rinnovo della squadra, mi ha convinto a rimanere“.

“La seconda parte della stagione tutto sommato però non è stata diversa dalla prima. Niente stipendi, niente soldi, ristorante (al quale dedico un pensiero ed un forte abbraccio) che non poteva più erogarci i pasti perché non pagato. Penso che in quei momenti senza l’aiuto della mia famiglia io non sarei potuto rimanere ad Albenga. E’ stata durissima, anche se con i miei nuovi compagni mi sono trovato da subito bene andare avanti è stato veramente durissimo. Ho vissuto con grande disagio e imbarazzo il dover chiedere alla società i soldi per poter mangiare, non parlo di una sana alimentazione sportiva ma il minimo per poter sopravvivere”.

“Al campo le cose non andavano poi molto meglio. Trasferte complicate e a volte burrascose, squadra giovane e nuova da allestire, società che via via perdeva dirigenti e componenti, l’unico nostro punto di riferimento è stato sempre il mister Massa che tra l’altro si sdoppiava tra noi e la Juniores”.

“Ci sono stati momenti che trovo difficile anche raccontare, il sabato prima della gara contro il Ligorna io e miei compagni di casa eravamo praticamente con le valigie fatte e i biglietti del treno in mano perché di fatto il proprietario ci aveva intimato di lasciare l’appartamento, poi la domenica mattina è arrivato in extremis un pagamento e siamo potuti rientrare, ma al campo eravamo distrutti per la nottata insonne.

Prima della partita con l’Imperia anche questo gruppo ha deciso di prendere una decisione importante, stanchi di ricevere le solite promesse, ci siamo imposti di non scendere in campo per protestare contro questo stato di cose, ognuno di noi ha preso questa decisione in piena autonomia senza alcun condizionamento. Purtroppo non è cambiato nulla, fino ad arrivare all’ultimo episodio con la NovaRomentin quando il venerdì prima della gara, sul gruppo squadra di What’s App abbiamo ricevuto un messaggio dal Sig. Bisazza che ci informava del ritiro della squadra dal campionato in corso e di lasciare le abitazioni entro la domenica successiva. Era la fine di tutto. Quella valigia piena di sogni con la quale ero partito si riempiva con l’incubo adesso di dover restare fermo”.

“Sono una persona che cerca di vedere sempre il lato positivo delle cose, quindi se devo pensare a questa stagione che purtroppo sta finendo in questo modo, sicuramente porterò dentro per sempre, la straordinaria bravura di Mister Mariotti, la signorilità e la serietà del direttore Virdis, il coraggio, la capacità e la disponibilità del mister Massa verso tutti noi giocatori, e ricorderò tutti i miei compagni, TUTTI nessuno escluso.
La sofferenza vissuta con molti di loro ha cementato i rapporti e il dolore più grande è stato doverli salutare e io ho dovuto salutare quelli di prima e quelli di adesso”.

Volevo dire una cosa sui tifosi dell’Albenga: Sono l’altra parte di questa storia che io non dimenticherò mai. Li ho visti ovunque, orgogliosi delle loro sciarpe, dei loro striscioni e pieni di amore e passione per la squadra. Chiunque vorrebbe tifosi così. Le loro contestazioni sono state frutto della delusione, hanno visto la squadra sciogliersi sotto i loro occhi, la compagna di tante domeniche stava svanendo, come possono essere loro colpevoli di qualche cosa?

Richiedi prestito online

Procedura celere

 

Io nella difficoltà ho imparato a voler bene a questa maglia, perché questi colori mi sono rimasti addosso, io volevo salvarla, mi sono illuso, ci credevo e ci ho creduto fino all’ultimo messaggio.
Ho pensato alla retrocessione non lo nascondo, ma io volevo uscire dal campo a testa alta, sconfitto ma non arrendermi, un club con questa storia mi fa male il solo pensiero vederlo in questo stato.

Ad Albenga ho lasciato persone che mi hanno voluto bene, penso ad esempio al mio amico Simone che tante volte mi ha tagliato i capelli, penso ai tifosi che non dimenticherò mai e ai quali rivolgo una promessa…in qualsiasi categoria il prossimo anno sarà l’Albenga, io ad una partita siederò in tribuna, avrò la mia sciarpetta e farò il tifo. Ho imparato cos’è la dignità da tanta gente e questo mi servirà come uomo, poi chissà se farò il calciatore..





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese