OSIMO – Tutto è iniziato in un garage, tra pennelli e barattoli di vernice. Era il 2008 quando tre amici – Michele Baleani, Simone Zagaglia e Gianni Montemari – oggi soci di We Plan Group, decisero di costruire qualcosa insieme, mossi dalla passione per l’ingegneria. Il loro sogno si è poi trasformato in una realtà aziendale, cresciuta negli anni fino a diventare un punto di riferimento nel proprio settore.
«Tutto è iniziato da un weekend passato insieme a riverniciare un vecchio garage – conferma Michele Baleani, amministratore delegato di We Plan Group –. Era il 2008 e volevamo costruire qualcosa di importante insieme. Da lì siamo cresciuti anno dopo anno, mettendo al primo posto il rispetto, la meritocrazia e la condivisione». Oggi We Plan Group è una società di ingegneria specializzata in consulenza, nuove costruzioni e ristrutturazioni, che conta 40 professionisti specializzati e punta a crescere ulteriormente nei prossimi anni.
Il 2024 ha visto l’azienda protagonista di importanti progetti, tra cui la riqualificazione del porto di Ancona, nell’area ex Bunge. «E’ stato un anno significativo – spiega l’ a.d. Baleani – in cui abbiamo acquisito nuovi mercati e nuovi settori. L’entrata in Confindustria è stato un passo decisivo, perché ci permette di essere sempre in contatto e confrontarci con i nostri maggiori clienti. La più grande soddisfazione però è stata la presentazione del nostro Piano Industriale, sviluppato per i prossimi cinque anni, che ha l’obiettivo di trasformare la nostra azienda di provincia in una realtà che si affermi su tutto il territorio nazionale».
Qual è la situazione economica del territorio dal vostro punto di osservazione?
«Non sono abituato a parlare di crisi, ma è innegabile che la competitività aumenti ogni anno, influenzando profondamente la vita aziendale. Da un lato, questo stimola la formazione continua e la crescita professionale; dall’altro rende il lavoro sempre più impegnativo e stressante. Nelle Marche, l’ingegneria è spesso legata a realtà individuali, costruite intorno alla figura del fondatore. Noi, invece, abbiamo intrapreso un processo di industrializzazione e managerializzazione, strutturando un metodo chiaro e replicabile. Lo abbiamo raccolto in un libro che affronta temi come capacità cognitiva, metodologie di apprendimento, strategie commerciali e procedure interne. Il nostro obiettivo è creare un’azienda scalabile, in grado di funzionare ovunque, indipendentemente dalle persone che la compongono, e offrire un modello riproducibile da altre realtà».
Michele Baleani intervistato da Ilaria Marini
Un vostro spot paragona l’azienda a un’orchestra. Quanto è importante per voi il lavoro di squadra?
«Purtroppo, nel nostro territorio, molte realtà tendono a favorire l’individualismo. Tuttavia, noi crediamo fermamente che, in un’azienda, l’integrità e il gioco di squadra siano fondamentali. Il messaggio che cerchiamo di trasmettere ai nostri collaboratori è che ciascuno è prezioso e indispensabile. Come in un’orchestra, se uno dei musicisti sbaglia, l’intera performance ne risente».
Da anni assistiamo alla fuga di giovani all’estero. Come cercate di attrarre nuovi collaboratori?
«Oggi la competitività si gioca sul fattore umano. Per noi, la caratteristica più importante di un’azienda è riuscire ad attrarre persone. Da anni lavoriamo su questo fronte, con un ufficio interno di ricerca del personale, gestito da psicologi, che si occupa di diversi canali: scuole, università, pubblicazione di annunci. Il mondo del lavoro è cambiato, soprattutto dopo il Covid. Prima, il lavoro era visto come una necessità primaria; ora, invece, la soddisfazione personale è al centro. Per molte persone, ciò che conta non è solo avere un lavoro, ma quanto questo contribuisca alla loro realizzazione e alle loro passioni».
Un’impresa è fatta anche di decisioni coraggiose. Qual è stata la sua decisione più coraggiosa?
«Siamo il risultato delle nostre scelte, quindi non prendo mai decisioni in modo impulsivo. Ritengo fondamentale un confronto con i miei collaboratori, perché credo che ognuno possa portare un contributo positivo. La decisione che considero più coraggiosa è stata quella di impostare la mia azienda sulla meritocrazia: qui, i collaboratori sono premiati in base ai loro meriti. Esiste un sistema retributivo concordato inizialmente, ma che si arricchisce di una premialità legata alle capacità personali e all’impegno. Questo approccio stimola un continuo miglioramento, alimenta l’impegno e favorisce la crescita dell’azienda».
Che consiglio darebbe ai giovani imprenditori marchigiani?
«Prima di tutto, riscoprire la passione per ciò che si fa, perché il lavoro deve diventare una passione. In secondo luogo, sviluppare la forza di non arrendersi mai. Spesso si lotta per lungo tempo per raggiungere un obiettivo e può capitare di sentirsi stanchi proprio quando il traguardo è vicino. La passione, però, è ciò che ci spinge a non mollare. Infine, consiglierei di basare ogni scelta sul rispetto per gli altri. Raggiungere i propri obiettivi non deve mai significare calpestare gli altri. Ho imparato che mettere al primo posto il rispetto ripaga sempre, anche a livello finanziario».
di Ilaria Marini
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