fatture all’estero e contanti consegnati «a pacchi»

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MILANO Un flusso di denaro che circolava all’interno di una “filiera”, attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, generando così un profitto del tutto illecito. Un schema molto ben collaudato: la società utilizzatrice (cliente) pagava la fattura emessa in suo favore della società “filtro”, spesso di diritto italiano, la quale pagava per lo stesso importo una fattura emessa da una società “cartiera” di diritto estero, in questo caso di paesi dell’Est Europa, la quale infine inoltrava l’importo originariamente pagato dalla società utilizzatrice a favore di una cartiera di diritto cinese. Un sistema complesso quello scoperto dalla Guardia di Finanza di Brescia.

I finanzieri, infatti, su delega della Distrettuale antimafia di Brescia, hanno rintracciato il percorso di un fiume di denaro di due società, attraverso intercettazioni e analisi della “contabilità occulta”. Si tratta della “Dante Srl”, formalmente rappresentata da Giuseppe Zeli (cl ’76) di Brescia, finito in carcere, gravitante nel gruppo criminale gestito da Giovanni Natalino Cambareri detto Lino (cl. ’69), considerato reggente della cosca di ‘ndrangheta di San Roberto, e della “Star Service Srl”, rappresentata dai fratelli Giovanni e Massimo Cutrì e “offerta” allo stesso Lino Cambareri. Società, dunque, in mano al presunto gruppo criminale collegato alla ‘ndrangheta calabrese, stanziato a Brescia.

L’inchiesta ha dunque acceso i riflettori su un sistema sempre più consolidato e che vede la collaborazione proficua tra i clan calabresi e la comunità cinese. Come emerso dalle indagini, infatti, una volta accreditato l’importo sul conto corrente della società di diritto cinese, avviene quella che i finanzieri definiscono “monetizzazione” della fattura, vale a dire la fornitura da parte di soggetti appartenenti alla comunità cinese di Milano «di denaro contante per un importo corrispondente alla fattura originariamente pagata dalla società “cliente”». I componenti del gruppo criminale trattengono per il servizio reso l’importo del 3,5% – corrispondente al profitto del reato – da suddividere poi fra i membri del sodalizio. Seguendo questa schema, alla originaria società “cliente”, arriva denaro contante per il restante 96,5% dell’importo nominale della fattura pagata, con conseguente evidente e importante risparmio in termini di spesa fiscale.

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Un sistema tanto complesso quanto proficuo: secondo gli inquirenti, infatti, il gruppo criminale era riuscito a movimentare 92,5 milioni di euro tra febbraio 2020 e febbraio 2021, giustificando tali movimentazioni come «pagamenti delle (false) prestazioni economico-commerciali attestate dalle fatture (fittizie) emesse dalle imprese “cartiere” e “filtro” da loro gestite», secondo i finanzieri.
L’analisi della “contabilità occulta” avrebbe così’ consentito di individuare i flussi di denaro in uscita dai conti correnti delle “cartiere” bulgare, ungheresi, croate e slovacche verso le società di diritto cinese, e i corrispondenti “carichi di cassa”, ovvero le monetizzazioni effettuate in Italia a favore dell’associazione che, trattenuta la provvigione pari al 3,5%, ha redistribuito il denaro contante nelle mani dei soggetti intermediari delle società utilizzatrici delle fatture false. In questo complesso sistema, dunque, ai fornitori di denaro di origine cinese era di solito attribuita una provvigione dello 0,5%, detratta dalla complessiva provvigione del 3,5%. Circostanza emersa, ad esempio, ricostruendo l’analisi della contabilità occulta e un movimento di 149.956 euro bonificati in favore delle società cinesi dai conti correnti delle “cartiere” bulgare quali “East West Trade Company Ltd Eood” (Ex Eurasia Business L.T.D Eood) e “Metals Plastik Komers Eood” (Ex Bulgaria Consult Holding Ltd Eood), viene riconosciuta, in questo caso, a Xiaoqing Wang noto come “Blu” (cinese classe ’72), una percentuale dello 0,5%.

Un esempio, per gli inquirenti, significativo rispetto al pieno coinvolgimento di soggetti cinesi nel business illecito imbastito dagli appartenenti al gruppo criminale calabrese. Questi ultimi, infatti, una volta ricevuto il bonifico “finale” sui conti correnti delle “cartiere” bulgare, slovacche, ungheresi o croate, di volta in volta hanno provveduto a svuotare i conti, «disponendo svariati bonifici estero su estero in favore di una pluralità di società di diritto cinese», riferibili o comunque correlate ad alcuni dei sodali. Tra loro il già citato Xiaoqing Wang “Blu” e poi Zhicheng Liu alias “Zuma” (cl. ’77) e due soggetti non identificati se non attraverso i soprannomi: “Ahai” e “Tettona”.

La “Chinatown” di Milano

Nella fase investigativa, inoltre, la pg sarebbe riuscita a documentare alcuni episodi di consegna di denaro contante da parte di esponenti della comunità cinese di Milano in favore di soggetti che, a vario titolo, sono legati al gruppo criminale calabrese. Come, ad esempio, quella del 22 luglio 2020 e i famosi 600mila euro – poi sottratti dal gruppo di Cambareri – consegnati da “Zuma” e “Blu” a Mariano Oliveri. E ancora, la consegna documentata di due buste di colore azzurro contenenti denaro contante, risalente al 6 ottobre 2020 da Hung Giang Vu a Claudio Apostoli, a Milano. Poi, l’11 novembre, gli inquirenti intercettano la conversazione telefonica tra Giovanni Natalino Cambareri e Liguan Hu, nel corso della quale quest’ultimo «ha chiesto al proprio interlocutore a quanto ammontava la somma da ritirare da “Ahai”», con Cambareri che parla di circa 109.100 euro. Poco dopo, Liguan HU viene osservato mentre a bordo della propria autovettura si reca a Milano, all’incrocio tra via Paolo Sarpi e Via Rosmini, e incontra la “sorella di Hai”, la quale con ogni probabilità gli consegnava il denaro contante, come si evince dal fatto che, subito dopo, HU Liguan si portava presso la sede della Star Service S.R.L. dove Cambareri lo stava attendendo per ricevere la provvista di denaro contante di cui aveva parlato nella precedente conversazione telefonica.  

Coinvolta nel giro d’affari anche la città di Torino. È qui che, secondo quanto emerso dalle intercettazioni, Liguan Hu viene osservato, sul controviale di Via Regina Margherita, poi raggiunto da Lianghu Hu, con al seguito una busta di colore giallo. I due, secondo quanto ricostruito, si incontrano mentre Lianghu Hu mostra a Liguan «il contenuto del portabagagli dell’autovettura con la quale era arrivato». Subito dopo Liguan Hu si sarebbe allontanato dal luogo dell’incontro e comunica telefonicamente a Cambareri di «avere intenzione di partire da Torino non appena ritirato il contante». Tra le risultanze investigative emerse, poi, c’è anche una telefonata del 22 gennaio 2021 in cui Cambareri avrebbe chiesto a Hu se «in giornata riuscisse a portargli “qualcosa”», riferendosi a denaro contante, con il cinese che ha risposto che «sarebbe stato meglio attendere fino a lunedì, quando sarebbe riuscito a consegnargli quasi 100mila euro». Il calabrese, però, ha ribattuto che 100mila euro erano pochi, «in quanto il giorno precedente gli aveva trasmesso 180.000 euro con “Transferwise” e che nella stessa giornata gli avrebbe inviato altri 250mila euro». (g.curcio@corrierecal.it)

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