Nordio alza bandiera bianca su suicidi e carcere preventivo, ma dimentica che da 2 anni al Ministero c’è lui

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Ieri a Frosinone si è ucciso un altro detenuto, dall’inizio dell’anno sono 13 ma al ministro ne risultano 9. “In pochi mesi non si possono produrre soluzioni rivoluzionarie” sulle carceri, ha detto alla Camera. Ma da 2 anni e mezzo a via Arenula c’è lui

Una resa totale sia sui suicidi in carcere sia sull’abuso della custodia cautelare. Questa la sintesi che possiamo desumere dalle risposte fornite dal Ministro Nordio ieri al question time alla Camera. Nel giorno del 13esimo suicidio in carcere dall’inizio del 2025 – un uomo di 52 anni nel carcere Frosinone che sarebbe uscito tra poco più di un anno – il Ministro Nordio va alla Camera, sostenendo che a lui ne risultano solo 9. Da qui le proteste del deputato di Iv, Roberto Giachetti.

I parlamentari di Azione, nell’atto di sindacato ispettivo, avevano innanzitutto ricordato che «il sovraffollamento si conferma un’emergenza strutturale: i numeri aggiornati al 31 gennaio 2025 confermano un ‘surplus’ di oltre 10.000 unità rispetto alla capienza regolamentare»; che a differenza di quanto sostenuto dal Ministro il trend sui suicidi non è rallentato; che «l’avvocato Irma Conti, del collegio del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, ha recentemente dichiarato che 19.000 detenuti, con pene residue fino a tre anni, sulla base della normativa potrebbero optare per misure alternative, ma la burocrazia, la carenza di risorse e di informatizzazione nei tribunali di sorveglianza creano importanti ostacoli».

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Per tutto questo avevano chiesto al responsabile di Via Arenula quali iniziative intendesse assumere «al fine di ricondurre l’esecuzione della pena a uno standard adeguato per un Paese democratico». Il Guardasigilli ha ribadito che si tratta di un «argomento drammatico che viene periodicamente portato alla nostra attenzione; è giusto che sia così proprio per la drammaticità della situazione, ma è altrettanto vero che a distanza di pochi mesi non è che si possano produrre soluzioni rivoluzionarie». In realtà Nordio siede a Via Arenula da oltre due anni e mezzo ma al momento soluzioni immediate per fronteggiare le emergenze non ne abbiamo viste. Il responsabile di Via Arenula ieri ha semplicemente elencato: «iniezione di risorse finanziarie che sono tutte mirate al benessere, si fa per dire, di chi è privato della libertà personale», la creazione di «uno specifico gruppo di lavoro per lo studio e l’analisi degli eventi suicidari delle persone detenute con il compito di definire un protocollo operativo per elaborare momenti di formazione per il personale Penitenziario al fine di tutelare la salute psicofisica dei detenuti e di prevenire i suicidi», l’istituzione di un Commissario straordinario per «avere 7000 nuovi posti detentivi in più nell’arco della legislatura».

Sul tema della custodia cautelare il Ministro è stato interrogato da Forza Italia, in particolare dal capogruppo in commissione Giustizia, Tommaso Calderone, che gli aveva chiesto cosa intendesse fare il Governo «per limitare l’uso della custodia cautelare nei confronti di indagati/imputati non ancora giudicati, contribuendo alla riduzione della popolazione carceraria». Il tema era stato al centro del dibattito politico a seguito dell’arresto dell’ex Governatore della Liguria, Giovanni Toti, ma lo stesso Nordio da sempre ha auspicato una modifica della custodia cautelare, necessaria per evitare la carcerazione ingiustificata. Non va dimenticato che era il presidente del comitato del Sì ai referendum “giustiziagiusta”, promossi da Lega e Partito radicale, che puntavano, tra l’altro, a contrastare proprio l’abuso della custodia cautelare in carcere. La questione era diventata talmente rilevante l’anno scorso che proprio Calderone il 18 luglio 2024 aveva depositato una proposta di legge che punta a modificare l’articolo 299 del codice di procedura penale, intervenendo nella parte che prevede, tra le esigenze, il rischio di reiterazione del reato.

Escludendo i reati di maggiore allarme sociale, come mafia e terrorismo e quelli a sfondo sessuale, la pdl prevede «che dopo un congruo lasso di tempo (sessanta giorni), il giudice, anche d’ufficio, proceda ad una nuova valutazione della “pericolosità” sulla base di atti e fatti concreti e attuali diversi e ulteriori rispetto a quelli originariamente alla base della misura e, ove non più persistenti, prevedere la revoca o la sostituzione con altra misura meno afflittiva». Il deputato forzista ha sollecitato il Ministro affinché la proposta di legge venga discussa urgentemente in commissione.

Tuttavia Nordio, pur condividendo la gravità della situazione, ha ammesso che il Governo è fermo sul tema: «I detenuti ristretti, in attesa di primo giudizio, sono complessivamente 9550. Sapete che una delle priorità di questo governo, di questo Ministero, è proprio quello di ridurre ai minimi termini la carcerazione preventiva» però l’unico impegno preso da Nordio è quello di aver dato «specifico mandato alla Commissione della riforma del processo penale, da me fortemente voluta, con la profonda convinzione che il principio costituzionale della presunzione di innocenza, principio fondativo del processo accusatorio, debba valere, a maggior ragione, in via anticipata per la fase cautelare». Solo chiacchiere e distintivo.

 



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