Olivicoltura italiana: quale futuro? – Olivo e Olio

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 


L’olivicoltura italiana affronta sfide come clima, costi e concorrenza, ma un rilancio è possibile. Investimenti, innovazione e strategie mirate possono garantire un futuro competitivo, valorizzando qualità e tradizione dell’olio extravergine Made in Italy

Negli ultimi decenni, la produzione italiana di olio d’oliva ha subito un drastico calo. Dai 674 mila tonnellate della campagna 1991-92 siamo scesi a 315 mila nel 2021-22, fino a toccare meno di 250 mila tonnellate nel 2022. Nel frattempo, la Spagna ha superato il milione di tonnellate, consolidando il proprio dominio sul mercato globale. Ma cosa sta accadendo al settore olivicolo italiano? E, soprattutto, come possiamo rilanciarlo?

Un settore in affanno: i problemi da affrontare

Le difficoltà dell’olivicoltura italiana derivano da molteplici fattori, alcuni strutturali e altri legati a eventi contingenti:

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

  • Eventi climatici estremi: Siccità e desertificazione hanno ridotto drasticamente le rese. La campagna 2022 è stata il 30% meno produttiva rispetto al 2021.
  • Xylella e abbandono dei terreni: Il batterio ha devastato la Puglia, principale regione produttrice, ma il problema è aggravato dall’incuria di molte aree agricole.
  • Obsolescenza degli impianti: Oltre il 60% degli olivi italiani ha più di 50 anni, mentre quelli giovani (meno di 11 anni) rappresentano solo il 3% della superficie olivicola.
  • Costi di produzione elevati: L’Italia ha il costo di produzione più alto tra i principali Paesi produttori europei, superando quello spagnolo del 43%. La manodopera incide per il 67% sui costi variabili, ma è sempre più difficile da reperire.
  • Crisi energetica: Dal 2022, i costi per la raccolta, trasformazione e imbottigliamento sono diventati insostenibili.
  • Perdita di competitività internazionale: La Spagna investe milioni di euro all’anno in promozione, sostenuta da un’imposta di 6 euro per tonnellata che coinvolge anche le aziende italiane importatrici. Nel frattempo, i Paesi emergenti del Mediterraneo, come Tunisia, Turchia e Grecia, propongono oli competitivi sia sul piano del prezzo che della qualità.

Un quadro preoccupante, che rischia di tradursi non solo in una perdita economica per il comparto, ma anche in un ulteriore abbandono dei territori olivicoli, con ripercussioni negative sul paesaggio, sull’ambiente e sull’identità agroalimentare italiana. Come sottolinea l’onorevole Raffaele Nevi, «l’Italia rischia di perdere produzione di qualità e di vedere sempre più territori abbandonati. Per contrastare questo fenomeno serve un piano olivicolo strategico pluriennale. Il lavoro fatto in Parlamento rappresenta un contributo importante e un momento di svolta per il settore».

Le opportunità: un rilancio è possibile

Nonostante la crisi, il mercato internazionale continua a richiedere olio italiano, apprezzato per la qualità e la tradizione. Il nostro Paese vanta 42 Dop e 6 Igp e un patrimonio di 533 varietà di olive, numeri unici al mondo. Per tornare competitivi servono però strategie chiare e investimenti mirati.

Le proposte per il futuro

La Camera dei Deputati ha recentemente sollecitato il Governo a varare un Piano Strategico Nazionale Olivicolo con obiettivi di medio-lungo termine per rilanciare il settore. Tra le azioni proposte:

  • Aumento della produzione: Sostegno regionale per incentivare nuovi impianti, migliorare l’efficienza economica e garantire una maggiore sostenibilità.
  • Contrasto alla desertificazione: Piani di intervento specifici per il Sud Italia.
  • Innovazione e aggregazione: Ridurre la frammentazione della filiera, promuovere un sistema di qualità nazionale per valorizzare gli extra vergine italiani e rendere più competitiva la produzione.
  • Internazionalizzazione: Rafforzare la presenza italiana nei mercati esteri, anche attraverso una maggiore partecipazione al Consiglio Oleicolo Internazionale.
  • Sostegno alla tecnologia italiana: Incentivare l’uso di impianti made in Italy nei frantoi dei Paesi del Maghreb, contrastando la concorrenza di Spagna, Turchia e Cina.
  • Valorizzazione sul mercato interno: Collaborazione con la grande distribuzione per posizionare correttamente gli oli italiani sugli scaffali, includendo anche la categoria degli oli vergini, ormai scomparsa.
  • Creazione di un’Interprofessione Nazionale: Un organismo di coordinamento tra produttori, frantoi, confezionatori e sindacati per contrastare la strategia espansionistica della Spagna.

Un futuro da costruire insieme

L’Italia non può permettersi di perdere il primato nella produzione di olio di qualità. Servono azioni concrete, visione strategica e sinergia tra istituzioni e operatori del settore. L’olio extravergine d’oliva non è solo un prodotto agricolo, ma un simbolo del Made in Italy e della dieta mediterranea. Per difendere questa eccellenza, il tempo delle scelte è adesso.

Leggi anche:

Olivicoltura italiana alla svolta





Source link

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link