Paolo Balzano sacerdote a 46 anni

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«Se vuoi essere perfetto vai, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi». Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze». Paolo Balzano no. Non se n’è andato. Ha riflettuto, non ha corso il rischio di fraintendere una vocazione «che avevo fin da ragazzino». Quarantasei anni, di Lanusei, tre lauree compresa quella in teologia, alla fine ha deciso che diventerà sacerdote. E nel suo cammino, quando incontra i ragazzi, racconta proprio la parabola del giovane ricco. A lui, cresciuto a Lanusei in una nota famiglia della borghesia ogliastrina, non mancava nulla. Maturità classica al liceo Dettori, proprio a Cagliari frequentava la chiesa. «Fin da bambino, quando stavo da mia nonna materna, ero di casa a San Lucifero, dove ho conosciuto monsignor Antonio Vacca, che sarebbe stato poi vescovo di Alghero. La mia chiesa però era la cattedrale di Santa Maria Maddalena, nella mia Lanusei». Chierichetto da bambino, il parroco don Antonio Demurtas e il vescovo monsignor Antioco Piseddu come modelli. L’idea di diventare sacerdote? «La prima volta ne ho parlato in maniera esplicita con don Demurtas quando ero al primo anno di Università. Ma prima volevo laurearmi». Titolo accademico conseguito, in Scienze politiche, un lavoro come consulente sui fondi europei, la chiamata della Chiesa sempre nel cuore.

I passi verso una scelta meditata, ma irreversibile alla luce dei fatti, sono stati molteplici. E Paolo Balzano li ha vissuti con intensità, convinzione. Alcuni li considera determinanti. «Ho conosciuto l’Opus Dei, che ho frequentato fin dal 2007, in una sorta di percorso di purificazione della fede. Mi ha insegnato la santificazione del lavoro quotidiano, la valorizzazione della vocazione laicale, anticipazione del Concilio Vaticano secondo». L’esperienza maturata con l’organizzazione fondata dallo spagnolo Josemaría Escrivá de Balaguer, spesso criticata per la sua “accettazione” del regime franchista, gli ha comunque dato una conferma dell’autenticità della vocazione. «Ho capito che la volontà di Dio era questa, io potevo assecondarla subito. Don Minuccio Stochino, diventato parroco della cattedrale di Lanusei, mi ha ascoltato ma non ha forzato i tempi. Quando ho conosciuto monsignor Antonello Mura, lui ha fatto la differenza». Paolo Balzano, al momento dell’incontro con l’attuale vescovo, studiava per la seconda laurea, in Giurisprudenza. Ottenerla? Una promessa che aveva fatto a suo padre, che fu uno degli avvocati più celebri del Foro di Lanusei. Mura gli ha suggerito di completare il secondo percorso universitario e poi abbracciare la Chiesa, che diventerà sua sposa. «Ho amato una donna – chiarisce Balzano – e il rapporto con lei è stato per me modello che mi fa capire l’amore della Chiesa. Io oggi, però, non desidero sposare altra donna se non la Chiesa. Sarebbe una bigamia. E non vivo la rinuncia al matrimonio come rinuncia ma come elezione». Non chiedetegli dunque del celibato imposto ai presbiteri. Non è un problema che lo riguarda personalmente.

Paolo Balzano, penultimo in basso a destra, a un raduno ecclesiale con il vescovo Antonello Mura (foto concessa)
Paolo Balzano, penultimo in basso a destra, a un raduno ecclesiale con il vescovo Antonello Mura (foto concessa)Paolo Balzano, penultimo in basso a destra, a un raduno ecclesiale con il vescovo Antonello Mura (foto concessa)

Paolo Balzano, penultimo in basso a destra, a un raduno ecclesiale con il vescovo Antonello Mura (foto Ogliastra web)

Lui è onorato della scelta fatta. La madre, assai devota, le due sorelle e il fratello sono felicissimi. «Della mia vocazione non avevo parlato con loro, ma avevano capito che sarei diventato sacerdote». Il percorso (tutt’altro che affrettato, si è già detto) è passato dall’insegnamento nei corsi professionali all’Istituto salesiano di Lanusei (in cui ha coltivato il dialogo con i giovani), i sette anni in seminario, tra propedeutica e studi, l’introduzione nel presbiterio. «Posso dire di aver vissuto due vite. Ho appreso il valore dell’attesa e il valore del tempo nell’incontro con il Signore. Monsignor Mura mi ha insegnato l’arte dell’ascolto, lo studio di san Clemente Alessandrino, padre della Chiesa, mi ha aiutato a leggermi dentro». E a prendere atto di quello che in fondo sapeva già da ragazzo.

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Paolo Balzano durante una celebrazione religiosa (foto concessa)Paolo Balzano durante una celebrazione religiosa (foto concessa)
Paolo Balzano durante una celebrazione religiosa (foto concessa)Paolo Balzano durante una celebrazione religiosa (foto concessa)

Paolo Balzano durante una celebrazione religiosa (foto concessa)

Il prossimo 26 aprile sarà ordinato diacono. Poi diventerà un lavoratore nella vigna del Signore. Una rarità al mondo d’oggi, dove spariscono diocesi, dove un parroco ha tre, quattro popoli d’anime di cui occuparsi in altrettanti paesi. E la crisi delle vocazioni sembra irreversibile. Paolo Balzano è in controtendenza. E come lui altri ogliastrini che hanno scelto l’abbraccio della Chiesa. «Il sacerdote non è sacerdote per se stesso, lo è per voi», diceva Giovanni Maria Vianney, santo curato d’Ars. E così sarà per il giovane ricco che non se n’è andato triste.

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