Trump e Putin si accordano sulla pelle di Kiev. La replica dell’Ue: truppe in Ucraina

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Dopo le offese di Donald Trump rivolte al presidente Zelensky («È un dittatore senza elezioni, ha voluto lui la guerra»), la proposta europea di inviare in Ucraina alcune decine di migliaia di soldati è destinata a creare ulteriori tensioni in un contesto che si complica ogni giorno che passa. La scelta dall’Europa è quella di evitare, a dispetto di chi ha scelto la strada delle offese e delle minacce, che la Russia si sieda al negoziato di pace in una posizione dominante. Bisognerà verificare, però, se quanto messo sul tavolo equivarrà ad una linea seguita con convinzione, se non da tutti, dalla maggioranza degli Stati europei. Tanti aspetti sotto certi versi sono ancora indecifrabili e la Russia ne approfitta per alimentare la confusione, offrendo una sponda a Trump per le critiche che gli sono piovute addosso dopo aver attaccato Zelensky.

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha fatto un paragone tra Biden e Trump: «La precedente amministrazione partiva dal postulato che fosse necessario continuare la guerra fino all’ultimo ucraino senza alcun obiettivo dichiarato per l’avvio di un processo di pace. Hanno solo parlato di guerra e speso i soldi dei contribuenti americani. La nuova amministrazione di Washington ha opinioni diverse: dice che è necessario stabilire la pace il prima possibile e di farlo attraverso negoziati»

In merito alla linea che intende seguire Washington, il settimanale Economist ieri ha titolato: «La squadra di Trump vuole liberarsi di Volodymyr Zelensky». Secondo fonti della testata britannica, il presidente degli Stati Uniti non ha più nessuna considerazione per Zelensky e vorrebbe metterlo da parte. Alcuni sondaggi interni indicano il presidente ucraino perdente nel caso di elezioni. Zelensky continua ad essere il politico ucraino più popolare, ma Valery Zaluzhny, ex capo dell’esercito, oggi ambasciatore dell’Ucraina nel Regno Unito, otterrebbe il 65% dei consensi contro il 30% dell’attuale presidente. Inoltre, c’è attesa sul comportamento degli Stati Uniti quando verrà adottata una risoluzione Onu in occasione del terzo anniversario della guerra. Secondo Reuters, Washington potrebbe non firmare il documento in cui si condanna ancora una volta l’aggressione avviata nel 2022 da Mosca. Pomo della discordia proprio la parola “aggressione”.

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Gran Bretagna e Francia, nel caso di un cessate il fuoco, hanno proposto lo schieramento in Ucraina di 30 mila soldati per mantenere la pace. Il piano anglo-francese, che potrebbe essere presentato durante la visita del premier britannico Keith Starmer a Washington la prossima settimana, verte, in base a quanto riportato dal Daily Mail, su due punti. Il primo: Gran Bretagna e Francia difenderanno sul campo l’Ucraina nel caso di nuove aggressioni attraverso quella che è stata definita una “forza di rassicurazione”. Il secondo punto: sarà imprescindibile il coinvolgimento degli Stati Uniti e della Nato per garantire la copertura aerea anche con l’ausilio di batterie di missili. Il giornale britannico parla di un ruolo che dovranno svolgere le forze armate ucraine, chiamate a pattugliare una zona demilitarizzata lungo tutta la linea del fronte.

L’Italia spera che ci sia un coinvolgimento dell’Unione europea nei negoziati per la fine della guerra. «Credo che la trattativa, quando ci sarà perché non è ancora iniziata – ha detto ieri il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani -, dovrà vedere seduti al tavolo Usa, Ucraina e Ue. Questo è quello che pensiamo. Siamo alleati degli Stati Uniti e credo sia giusto sedersi al tavolo insieme per raggiungere la pace e garantire la sicurezza dell’Ucraina, ma anche dell’intera Unione europea». Il responsabile della Farnesina ha ribadito la posizione italiana: «Abbiamo sostenuto e continuiamo a sostenere l’Ucraina, abbiamo sempre detto che non siamo in guerra con la Russia. Siamo convinti che al tavolo delle trattative ci debbano essere l’Ue, l’Ucraina e gli Usa. Le relazioni transatlantiche per noi sono fondamentali. Noi sosteniamo l’Ucraina e il suo governo che è legittimo, sosteniamo il diritto internazionale, il presidente legittimo è Zelensky e le nostre interlocuzioni sono con lui».

In merito a quanto sta accadendo negli ultimi giorni – compresi alcuni cambi di rotta rispetto al passato e ribaltamenti della realtà – l’Europa è chiamata a conservare la propria centralità. Significativo un editoriale di Iuliia Mendel, già portavoce di Zelensky, sul Kyiv Post. «L’Europa – scrive Mendel – sembra disconnessa e incerta; sta lottando per passare da spettatrice a partecipante attiva nella risoluzione delle guerre alle sue porte. La risposta dell’Europa a queste nuove dinamiche probabilmente plasmerà non solo il futuro dell’Ucraina, ma anche la posizione strategica dell’Unione europea negli affari globali».



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