Agritech, il futuro dell’agricoltura italiana passa per l’IA – Societa’

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L’agricoltura italiana è attualmente al primo posto in Europa per valore aggiunto generato (42,4 miliardi di euro nel 2024), ma per mantenere il primato, competere a livello globale e affrontare sfide come l’aumento della popolazione e il cambiamento climatico, bisogna investire di più in tecnologia e innovazione e realizzare appieno la cosiddetta Agricoltura 4.0. Un settore già in crescita il cui valore è passato dai 100 milioni di euro del 2017 agli attuali 2,3 miliardi di euro, ma si può e si deve fare meglio.

È quanto emerge dal convegno “Human-centered Agritech. Ricerca e sviluppo per le persone e l’ambiente” organizzato dalla Fondazione Bruno Kessler (FBK) lo scorso 11 febbraio a Roma per presentare le attività del 2025 e svoltosi presso la sede del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), dove ha riunito imprese, organizzazioni di categoria ed esperti in dialogo con le istituzioni.

«Oggi le minacce all’agricoltura non vengono solo dai corvi, ma da sfide ben più complesse – spiega Ferruccio Resta, presidente FBK – come siccità, spreco di risorse, volatilità del mercato, crisi climatica, dinamiche demografiche e crisi del lavoro». Le tecnologie per affrontare questi problemi esistono già e sono «AI, droni e sensori, veicoli autonomi, strumenti di analisi dati» con cui è possibile monitorare il suolo, prevedere i cambiamenti e ottimizzare le risorse. «La digitalizzazione e l’intelligenza artificiale non rappresentano soltanto strumenti di efficienza – chiarisce Resta – ma sono leve fondamentali per incrementare la produttività e attrarre capitale umano di qualità». La vera sfida è integrare queste soluzioni nelle politiche agricole e nei processi produttivi, perché «l’innovazione c’è, ora serve metterla a terra – o meglio, nei campi», conclude il presidente FBK.

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In questo senso, c’è ampio margine di miglioramento visto che in Italia, nel 2024, solo l’8% delle aziende agricole è risultato essere digitalmente maturo e solo il 9,5% della superficie agricola è stato interessato da soluzioni di agricoltura 4.0. Di queste, una su tre integra tecnologie avanzate di intelligenza artificiale e analisi predittiva, a testimoniare la crescente pervasività di questa tecnologia anche in questo settore. Altro dato interessante è che aumenta il numero di startup che offrono soluzioni di AI e machine learning (+24%), così come di quelle che propongono soluzioni digitali per il settore agricolo (+7%). Inoltre, emergono nuove aree di applicazione, come l’agri-fintech e il carbon farming (un modo nuovo di fare agricoltura per catturare l’anidride carbonica che emettiamo in atmosfera).

Molte e complementari le testimonianze che si sono avvicendate durante il convegno organizzato da FBK: per Giorgio Salvitti, senatore di Fratelli d’Italia e consigliere del Masaf «L’intelligenza artificiale può essere fondamentale per lo sviluppo e la crescita dell’agricoltura» e «far incontrare questi due mondi è la strada giusta per sfruttare al meglio le risorse coniugando sostenibilità ambientale ed economica, garantendo allo stesso tempo cibo di qualità per tutti in vista della crescita esponenziale della popolazione».

Secondo Chiara Corbo, direttrice Osservatorio Smart AgriFood del Politecnico di Milano, «l’innovazione digitale si conferma strumento chiave per garantire competitività e sostenibilità alle filiere» con ricadute positive come «come maggiore qualità, sicurezza, tracciabilità dei prodotti e riduzione di eccedenze e sprechi».

Matteo Lorito, rettore Università degli Studi di Napoli Federico II, ha parlato in qualità di Presidente della Fondazione Agritech ribadendo la necessità di «investire in formazione, ricerca interdisciplinare e trasferimento tecnologico per garantire che l’innovazione sia realmente a servizio delle persone e dell’ambiente», mentre Andrea Rocchi, presidente CREA, ha spiegato come il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria stia lavorando alle «molteplici applicazioni dell’ IA in agricoltura e nell’agroalimentare dall’analisi dei big data, ai modelli predittivi fino al trattamento automatico del linguaggio naturale, il Natural Language Processing (NLP), fondamentale per estrarre informazioni sempre più precise provenienti dal linguaggio scritto in Agricoltura che, in un mondo sempre più digitalizzato, è impossibile ignorare».

Francesco Ubertini, presidente di Cineca ha ricordato come “L’intelligenza artificiale e il supercalcolo possono supportare in maniera significativa il settore agroalimentare italiano, rendendolo più efficiente, sostenibile e competitivo», mentre per Luca Brondelli di Brondello, vicepresidente di Confagricoltura, c’è un «potenziale ancora inespresso dal segmento dell’agricoltura di precisione a causa di ostacoli come gli alti costi dei macchinari, le difficoltà di accesso ai finanziamenti e la carenza di personale formato”.

Francesca Protano, CNH Head of Technology Strategy & Product Innovation, ha sottolineato che «le soluzioni di automazione non solo incrementano la produttività e riducono l’impatto ambientale, ma affrontano anche sfide cruciali come la carenza di manodopera qualificata, il cambiamento climatico e la crescita della popolazione globale».

A chiudere l’incontro è stato infine il Viceministro Ministero delle Imprese e del Made in Italy Valentino Valentini, secondo cui «La tecnologia non deve spaventare ma il contrario. L’innovazione è con noi ed è fondamentale anche nel mondo dell’agricoltura e dell’agritech perché non c’è più una separazione tra il mondo tecnologico e il settore primario ma c’è una fusione totale e continua». In questo contesto il Mimit «ha cercato di sostenere la visione del Made in Italy fra tradizione e innovazione, abbiamo favorito il trasferimento tecnologico con i Centri di competenze, le case delle tecnologie e la Fondazione, stimolato l’integrazione tra imprese. Dobbiamo andare avanti».

*Giornalista esperto di innovazione e curatore dell’Osservatorio Intelligenza Artificiale ANSA

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