In Germania risorgerà la Linke?

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La sinistra estrema della Linke in Germania tra crisi economica, muro contro l’estrema destra e capacità di far arrivare i messaggi, specie alle giovani generazioni.

In un panorama politico che in Germania da settimane pare ormai cristallizzato nei consensi,  un piccolo terremoto sta avvenendo a sinistra. La Linke, data solo poco tempo fa per spacciata, sta vivendo una resurrezione che ha dell’incredibile. In sole tre settimane, il partito guidato dalla nuova leader trentaseienne Heidi Reichinnek ha quasi raddoppiato i suoi consensi nei sondaggi, passando da un modesto 3-4% a un sorprendente 6-7%. Una metamorfosi politica che sta ridisegnando gli equilibri a sinistra della politica tedesca e che nessuno, fino a poco tempo fa, avrebbe osato pronosticare.

Questa rinascita assume contorni ancora più significativi se si considera che sta avvenendo a discapito del nuovo partito fondato dalla fuoriuscita Sahra Wagenknecht, il Bsw, che vede i propri consensi sgretolarsi fino a rischiare di non superare la soglia di sbarramento per il Bundestag. La Linke, al contrario, sembra aver trovato la formula magica per riconquistare il cuore dell’elettorato di sinistra tedesco. Ma sarebbe riduttivo interpretare questo fenomeno come un semplice travaso di voti tra due forze politiche che si contendono lo stesso bacino elettorale.

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Klaus-Peter Schöppner, esperto sondaggista e direttore dell’istituto Mentefactum, offre su Handelsblatt un’analisi più sfaccettata del fenomeno. Secondo l’esperto, il successo della Linke affonda le sue radici principalmente nella debolezza della Spd sul fronte delle politiche sociali. In un momento in cui Cdu e Csu annunciano apertamente tagli al welfare, in particolare al reddito di cittadinanza, e i socialdemocratici appaiono vaghi e poco credibili nelle loro promesse di maggiori prestazioni sociali, la Linke si presenta come l’unica forza politica capace di incarnare genuinamente le istanze delle “persone comuni”.

La strategia vincente del partito si basa su diversi pilastri. Innanzitutto, la leadership duale di Heidi Reichinnek e Jan van Aken sta dimostrando di saper parlare a platee diverse: la prima catalizza l’attenzione degli elettori più giovani e attivi sui social media, mentre il secondo riesce a intercettare il malcontento dei lavoratori in protesta. Questa capacità di ampliare lo spettro elettorale si è rivelata decisiva per il rilancio del partito.

Ma c’è di più. Il soccorso della vecchia guardia, la discesa in campo di veterani del partito del calibro di Gregor Gysi (77 anni), Dietmar Bartsch (65 anni) e l’ex presidente della Turingia Bodo Ramelow (59 anni), sta riscuotendo un successo inaspettato. Questi tre politici di lungo corso, mescolando esperienza e autoironia, stanno conducendo una campagna elettorale particolarmente efficace nella Germania orientale, puntando a conquistare mandati diretti a Berlino, Rostock ed Erfurt.

L’impatto di questa strategia “multi-target” si riflette non solo nei sondaggi ma anche nella crescita esponenziale degli iscritti al partito. Con 81.200 membri, la Linke ha raggiunto il numero più alto dalla sua fondazione nel 2007, con un incremento particolarmente significativo dopo il controverso voto congiunto di Cdu, Fdp e AfD sulla politica migratoria del 29 gennaio al Bundestag, che ha portato 17.470 nuovi iscritti. Un momento chiave è stato il discorso appassionato in aula di Heidi Reichinnek, che ha saputo toccare le corde giuste dell’elettorato progressista. Le sue parole veementi contro l’alleanza tra Cdu e estrema destra hanno fatto il giro dei social media raccogliendo oltre 30 milioni di visualizzazioni. “Siamo il muro tagliafuoco”, ha dichiarato la 36enne, posizionando il partito come baluardo contro l’avanzata delle forze di estrema destra. E il partito è sempre ben presente con i suoi militanti nei cortei di protesta che si sono svolti in queste ultime settimane in molte città del paese. Una visibilità che evidentemente sta portando i suoi frutti.

Il successo della Linke trova infatti particolare riscontro tra i giovani: un recente sondaggio online tra 160.000 minori, seppur non rappresentativo, ha visto il partito primeggiare con quasi il 21% delle preferenze, seguita a distanza da Spd (18%), Cdu (16%), AfD (15,5%) e Verdi (12,5%). Questi numeri, per quanto da prendere con le dovute cautele, suggeriscono una capacità del partito di intercettare le istanze delle nuove generazioni, peraltro in una fase in cui lo Zeitgeist dell’intera nazione sembra pendere più verso destra.

Sempre su Handelsblatt, il politologo Oliver Lembcke dell’Università di Bochum offre un’interpretazione più strutturale del fenomeno, vedendo nel successo della Linke il risultato dell’usura politica di Spd e Verdi, logorati dai compromessi necessari nella coalizione “semaforo”. Secondo l’esperto, in Germania esiste una “risonanza per una critica concreta del capitalismo e del pacifismo” che la Linke sta sapendo intercettare meglio di altri. In un momento di grande incertezza economica e sociale, il partito di Reichinnek ha trovato il modo di comunicare i tradizionali messaggi della sinistra in modo efficace e credibile specie alle giovani generazioni.



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