Chiusura positiva per la composizione negoziata dell’azienda leader mondiale per la movimentazione delle merci rinfuse e la logistica portuale
Bedeschi, con l’ingresso in minoranza di Invitalia, chiude un aumento di capitale da 20 milioni. Ed esce dalla crisi, archiviando la composizione negoziata. Le ultime firme, con il deposito dei documenti, sono state messe giovedì, entro un percorso finale aperto dall’assemblea dei soci che il 27 gennaio, davanti al notaio Caracciolo di Padova, aveva dato il via libera all’aumento di capitale, poi eseguito all’inizio di febbraio.
Il tunnel delle difficoltà finanziarie
È così che l’azienda padovana leader mondiale negli impianti per la produzione dei laterizi, la movimentazione delle merci rinfuse e la logistica portuale, è uscita dal tunnel delle difficoltà finanziarie che l’avevano spinta nel marzo di due anni fa a ricorrere alla composizione negoziata, con la nomina in veste di esperto del commercialista veneziano Maurizio Nardon e di Banca Finint in quella di consulente finanziario, a cui si era poi aggiunta, il successivo aprile, l’istanza al tribunale di Padova per ottenere misure protettive verso i creditori, confermate poi dal giudice Giovanni Amenduni. Caso di scuola, Bedeschi, del conto salato pagato da molte aziende di fronte al micidiale mix tra aumenti dei costi in uscita dalla pandemia e i contraccolpi della guerra d’aggressione russa in Ucraina. Il conflitto aveva imposto all’azienda l’uscita in cinque mesi dalla Russia, con il taglio di commesse per 40 milioni di euro e di nuovi contratti appena firmati per altri 30. Per questa strada era andato perduto il 30% del fatturato.
Le perdite e l’aumento di capitale
Vi si erano aggiunti i contenziosi sull’aumento dei costi di una gigantesca gru di scarico materiali per un’acciaieria in Texas, realizzata da un subappaltatore, con perdite per oltre 10 milioni di euro. Contraccolpi riflessisi, nel bilancio 2022, in un valore della produzione sceso del 25%, da 179 a 133 milioni di euro, e perdite finali per 18 milioni. La manovra di chiusura delle difficoltà è andata a dama ora, a distanza di due anni. Perno della soluzione, l’aumento di capitale per 20 milioni, di cui 10 già anticipati dalla proprietà ed altri 9,8 messi da Invitalia, che ha dato il via ad un nuovo assetto di governo della società , con la famiglia Bedeschi al 51% e Invitalia al 49%, Rino Bedeschi confermato amministratore delegato e l’ingresso di due rappresentanti della società del ministero dell’Economia per l’attrazione e lo sviluppo delle imprese in un consiglio di amministrazione a cinque membri. Intanto una prima bozza di bilancio a settembre 2024, allegato al verbale dell’assemblea che ha dato il via libera all’aumento di capitale, parla di un valore della produzione sui nove mesi per 54,7 milioni di euro.
La concorrenza
«L’ingresso di Invitalia è avvenuto sulla base di un convincente business plan al 2029 e ha sostenuto l’accordo con banche e fornitori, creditori che avranno restituzioni abbondantemente superiori al 60% – spiega Rino Bedeschi -. Il nostro momento di difficoltà era stato determinato in buona sostanza da fattori esogeni. La cosa positiva è che fornitori e banche che hanno sostenuto i sacrifici hanno continuato a seguirci, così com’è stato decisivo il supporto di Sace. E anche il portafoglio delle commesse è oggi molto positivo: abbiamo in casa ordini per 18 mesi di fatturato, in linea con le previsioni del piano industriale, e stanno arrivando i risultati degli investimenti compiuti con l’apertura delle filiali in Australia e in Germania». Qui l’azienda padovana, quartier generale a Limena, aveva colto l’occasione di inserirsi in un mercato dove aveva chiuso il settore concorrente del colosso dell’acciaio Thyssen Krupp, di cui Bedeschi aveva raccolto buona parte del personale e del know how.
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