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Se c’è un aspetto che contraddistingue il nostro governo regionale, è la capacità di avere sotto controllo i numeri, la spesa e l’efficacia. E non è che siamo stati più bravi degli altri, è che il COVID ci ha obbligato a diventare così. Una delle eredità di questa terribile esperienza, come il COVID, che voglio citare oggi, è che siamo a cinque anni esatti dalla mia prima ordinanza sull’emergenza. Se penso a cinque anni fa, mi viene in mente quel sabato pomeriggio, quella domenica in cui abbiamo costituito l’unità di crisi. Sapete dove l’abbiamo costituita? Alla Protezione Civile, perché noi ci occupavamo di emergenze sanitarie, non di emergenze in senso stretto, ma eravamo operativi a gestire quelle che erano le reali emergenze.
Ci siamo trovati con un debito in sanità nei confronti dei cittadini piemontesi e della nostra regione, una situazione che ha sospeso la vita di ciascuno di noi, sia lavorativa che professionale, affettiva e familiare, ma anche sanitaria. Questo debito di salute lo sentiamo forte, perché non è una situazione in cui le liste d’attesa non esistono. Nella nostra regione, esse sono presenti da circa quindici anni. Ho fatto un po’ di ricerca giornalistica, grazie ai giornalisti che documentano sempre con attenzione la vita della comunità. Le prime critiche e difficoltà sono emerse molto tempo fa, in una medicina di anni fa. A maggior ragione, oggi abbiamo il primo dei problemi che stiamo affrontando: la prima delle criticità è la nostra occupazione. È anche quella su cui possiamo trovare buone soddisfazioni. Da gennaio abbiamo fatte 8.000 prestazioni in più, trovando risorse, e disponibilità delle persone e i direttori ci hanno messo del loro. Questo è il nostro impegno: da qui a giugno, prevediamo 50.000 prestazioni in più.
Abbiamo chiuso il 2024 con un incremento del 6% nelle prestazioni, che sono state esattamente 2.268.104. Questo significa che la macchina sanitaria è stata più produttiva. Sono state fatte più cose, più prestazioni. Se pensiamo ai ricoveri, nel 2024 ci sono stati 200.522 ricoveri, un dato in aumento rispetto ai 200.000 del 2023, anche in crescita rispetto ai dati pre-pandemia. Significa che il sistema sta producendo di più, che le prestazioni sanitarie all’interno delle nostre strutture stanno aumentando, anche se non è ancora sufficiente.
Non è ancora sufficiente, come non è sufficiente aver assunto 1.544 persone in più nel sistema sanitario piemontese, che oggi lavorano rispetto a un anno e mezzo fa, al netto del turnover (cioè sostituendo chi va in pensione). È un pezzo della soluzione, ma non basta. Così come non basta il lavoro delle prestazioni aggiuntive. Così come non basta pagare il personale del CUP in modo adeguato rispetto al lavoro che deve fare. Chi risponde al telefono fa uno dei lavori più delicati: chi ti telefona per una visita è una persona che ha bisogno di essere curata. Probabilmente è una persona anziana, con problematiche di salute che crescono con l’età. Avere dall’altra parte una persona qualificata, ben pagata, che si rende disponibile a affiancare l’utente in questo percorso è un altro pezzo della soluzione del problema.
Così come lo è la possibilità di sollevare i cronici dall’obbligo di farsi le prenotazioni, tutti questi pezzi insieme devono portarci ai risultati. Noi continueremo a monitorare i risultati della nostra politica sanitaria, e per questo voglio ringraziare tutto il personale, perché senza di loro non andremmo da nessuna parte. La nostra forza, in questo momento, non vuol dire un pregiudizio nei confronti del privato, anzi. Il privato ben venga e può aiutare, specie nei momenti emergenziali come questo, in cui abbiamo ancora il debito della sanità legato al COVID da smaltire. Tuttavia, il privato deve essere sempre complementare, mai sostitutivo della sanità pubblica.
Quando il mio Assessore parla anche del tema, delicato e spinoso, dell’intramoenia, è un principio previsto dalla legge, assolutamente da rispettare. L’Assessore segnala giustamente come, nei momenti emergenziali, si sospenda tutto ciò che non è pubblico. Se serve, si fa, altrimenti no. Ma è un atteggiamento volto a risolvere il problema con misure anche innovative rispetto al passato.
Chiudo con l’aspetto economico: abbiamo voluto trovare più risorse per le liste d’attesa quest’anno, incrementando in maniera significativa la dotazione, come ha giustamente detto Federico. Quando dice “ringrazio il governo regionale”, lo fa perché, quando ci troviamo con la “coperta corta”, dobbiamo fare delle scelte. Un’amministrazione seria, nel momento in cui le risorse sono poche, sa stabilire delle priorità. Le nostre priorità sono la scuola e la salute, perché significano il benessere dei nostri anziani e dei nostri bambini, e queste sono le necessità da affrontare prioritariamente.
Quindi, oggi è un passo avanti. Nonostante un debito di mezzo miliardo che ci trasciniamo dal passato.
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