A 65 anni perde il posto e si reinventa: «Ora faccio consegne a domicilio. Lavoro con mio figlio fino a mezzanotte»

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Agricoltura

 


Silvano Corsi (a destra) con suo figlio Francesco

di Giulia Sancricca

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Padre e figlio, un’auto, e lunghissime giornate di consegne da fare. Così Silvano e Francesco Corsi affrontano la vita, tra pizze, panini e cibo etnico da recapitare nelle case di Macerata e nelle città vicine, con la speranza di un futuro migliore rispetto a quello che finora la vita ha riservato per loro. 

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Rocco Gravina

Silvano ha 65 anni, una lunga esperienza da operaio nel settore della calzatura che ha dovuto abbandonare quando le condizioni di lavoro erano diventate insopportabili e la malattia di sua moglie richiedeva una presenza costante in casa per l’assistenza. Dopo la morte della sua consorte, a 47 anni nel 2020, Silvano – nonostante gli acciacchi – si era rimesso in carreggiata, accettando un lavoro pesante come quello di manovale nel settore edile. Un contratto a tempo determinato che però non gli è stato rinnovato, costringendolo di nuovo a casa a pochi anni dalla pensione. Suo figlio Francesco ha 23 anni, un diploma all’Istituto Agrario e tanta voglia di lavorare, sebbene la sua patologia cardiaca, con la Legge 68 sull’invalidità, lo limiti all’iscrizione nelle liste di collocamento mirato che però finora non lo hanno mai portato a ottenere un impiego che possa garantirgli un futuro sereno. 

Dalla storia di Silvano e di suo figlio Francesco emerge lo spaccato di un mondo che solo a parole può dirsi nel 2025, ma nei fatti ci riporta indietro di almeno ottant’anni o in zone del mondo che non possono definirsi economicamente e socialmente sviluppate. È la storia di chi, pur di portare a casa da mangiare e pagare le bollette, accetta di lavorare dalle 10 di mattina a mezzanotte per 1.500 euro da dividere tra padre e figlio (Francesco ha una partita Iva e Silvano emette ritenute d’acconto). Una cifra, dunque, a cui vanno tolti contributi e tasse e quel resta è difficile immaginare che possa garantire una vita dignitosa per due persone. Eppure è così che i due sbarcano il lunario.

«L’azienda edile mi ha licenziato un anno fa – dice Silvano Corsi – un mese prima della scadenza del contratto mi ha detto che non lo avrebbero rinnovato, così con la Cisl abbiamo avviato la richiesta di recupero crediti che mi ha permesso di percepire l’ultima mensilità dovuta qualche mese fa. Per me quello era un lavoro molto duro in cui veniva richiesto anche di svolgere mansioni diverse da quelle per cui ero stato inquadrato. Ora per la pensione mi manca un anno, così ho deciso di arrangiarmi: non posso più fare lavori pesanti perché il fisico alla mia età e con gli acciacchi che ho non me lo permette. Così, insieme a mio figlio, abbiamo contattato Deliveroo con cui effettuiamo consegne tutti i giorni, dalle 10 di mattina fino a mezzanotte. Ho deciso di coinvolgere mio figlio perché io non sono bravo nell’uso dell’app per le consegne, così lui mi aiuta nella parte tecnologica e insieme facciamo le consegne per entrambi». Due contratti distinti, quindi, e una sola mensilità. «Ci pagano in base alle consegne – dice Francesco – da un minimo di 3,80 fino a un massimo di 30 euro: le cifre vanno calcolate in base alla distanza. Ma chiaramente il carburante e l’usura dell’auto sono a carico nostro. Dunque è davvero poco quello che ci resta, anche perché non è detto che ci chiamino tutti i giorni». I due vivono in una casa popolare a Santa Croce e dopo la perdita del lavoro del papà nel settore edile hanno dovuto riorganizzare la loro vita e le loro spese, che erano già molto contenute: «Quello che percepiamo ci basta a malapena per mangiare e per pagare le bollette – dice il 65enne -. Sostenere le utenze del metano era diventato impossibile, così abbiamo preso una stufa a legna che alimentiamo con quello che riesco a racimolare nel terreno di mia madre. Dopo la morte di mia moglie qualche vicino di casa ci ha aiutato, anche il Comune ci è stato vicino. Ora l’obiettivo è di arrivare alla pensione». 

Silvano è l’esempio di tutti coloro che, dopo aver superato i 60 anni, si trovano senza lavoro ed esclusi dall’età pensionistica, nonostante il fisico non gli permetta più di poter fare qualsiasi mestiere. «Abbiamo chiesto un confronto al Governo – dice Rocco Gravina, responsabile di Cisl Macerata – per parlare proprio della rimodulazione delle pensioni e scindere la previdenza dall’assistenza. Oggi, nel calderone dei contributi previdenziali, c’è l’assistenza che deve rientrare nella fiscalità generale. Ci sarebbero i margini per una pensione di garanzia per chi sta male ma  anche per i giovani che si affacciano al mondo del lavoro dopo aver studiato e per i quali si profila una pensione bassa e lontana».

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