L’utopia carburante del progresso – la Repubblica

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In un mondo scosso da crisi economiche, guerre e diseguaglianze crescenti, l’utopia non è più una chimera, ma una necessità. L’utopia è una visione audace e necessaria di un mondo migliore, un’idea che guida il progresso e il cambiamento. Non è un’illusione, ma una forza propulsiva che ha ispirato le grandi conquiste storiche e sociali.

È il coraggio di immaginare ciò che ancora non esiste, di superare i limiti della realtà presente e di costruire alternative più giuste e sostenibili. In un’epoca segnata da crisi e incertezze, l’utopia diventa un progetto concreto, un sogno organizzato che sfida la paura e la rassegnazione per dare forma a un futuro migliore. Un’epoca in cui parole come “democrazia”, “libertà” e “pace” sembrano aver perso il loro peso specifico, svuotate dal cinismo e dalla paura, mai come oggi, serve il coraggio di pensarle, sognarle. Dai conflitti in Ucraina e Medio Oriente all’emergenza climatica, dalle tensioni tra Stati Uniti e Europa, alla crisi migratoria che scuote il mondo, la realtà ci impone un bivio: rassegnarci al declino o credere ancora nell’utopia.

Il populismo, con la sua retorica reazionaria, prospera sulle paure delle persone, offrendo soluzioni semplicistiche a problemi complessi. E invece di costruire, erige muri. Invece di ispirare, sfrutta il malcontento. La crisi economica globale, acuita dalle conseguenze della pandemia e dai conflitti geopolitici, sta spingendo intere nazioni sull’orlo del collasso sociale. La guerra in Ucraina continua a essere il simbolo di un mondo incapace di negoziare la pace. Nel frattempo, il conflitto tra Israele e Palestina che ha seminato distruzione e divisione è ancora lontano da una soluzione.

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La politica internazionale appare sempre più impotente di fronte a queste tragedie, mentre le istituzioni globali mostrano i loro limiti strutturali. L’Europa, un tempo simbolo di un’utopia politica capace di garantire pace e cooperazione, oggi appare frammentata e timorosa. Le democrazie occidentali si piegano alla logica del consenso immediato, lasciando spazio a derive autoritarie e nazionaliste. Sono disgustato nel sentire chi oggi dovrebbe difendere la democrazia, chi si appella a un passato di libertà che per non perder qualche voto insegue i signori del nulla, adeguandosi al mercato della mediocrità, negando diritti a chi da troppo tempo li aspetta.

Chi conosce la storia, sa bene, come nel passato non tanto remoto, che l’aver dialogato con quel nulla umano ha portato l’Italia e l’Europa alla distruzione: i valori della libertà non sono negoziabili, non dialogano con la volgarità della violenza, li contrastano, li combattono, propongono con insistenza, con tenacia, con forza e idee, la parola in cui crede, costasse l’impopolarità. La rivoluzione oggi non è una barricata dalla quale si spara contro la guarda regia di turno, ma è pensare, è dire parole che nessuno ha mai detto, è aver il coraggio di vincere la paura con la speranza.

È l’utopia la speranza, la forza di una politica visionaria, è l’utopia che rende grande un paese che sa darsi una meta, un porto oltre la tempesta, e l’utopia è materia di coraggiosi, di visionari che riescono a vedere, a sognare il porto mentre la nave è ancora sconquassata dalle onde. La storia insegna che senza un sogno condiviso, senza un’utopia da realizzare, le società si sgretolano. Non si tratta di un sogno irrealizzabile, ma di un obiettivo necessario per garantire un futuro migliore. Il progresso non si è mai realizzato senza un’idea utopica alla base. Se guardiamo alla storia, ogni grande cambiamento è nato da una visione audace, capace di sfidare le convenzioni e le resistenze del tempo. Pensiamo all’abolizione della schiavitù, alla conquista dei diritti civili, alla lotta per l’uguaglianza, tutte battaglie nate da un’utopia. L’utopia è il carburante del progresso, la spinta necessaria per affrontare le sfide del ventunesimo secolo. Dobbiamo immaginare un mondo dove la crescita economica sia compatibile con la giustizia sociale, dove la tecnologia sia uno strumento di emancipazione e non di esclusione, dove la politica torni a essere partecipazione e non solo amministrazione. Sognare il futuro, sognarlo con forza per contrastare con tutte le forze l’incubo del presente senza speranza.



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