I 40 anni del Cesvi, cooperazione internazionale dal cuore bergamasco

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Bergamo. Il 18 gennaio 1985 a Bergamo si costituiva il Cesvi. Un’organizzazione che “interviene nelle più gravi emergenze umanitarie del mondo: situazioni complesse che possono essere causate da calamità e disastri naturali oppure dall’azione dell’uomo. In tutti i teatri più difficili Cesvi porta la solidarietà dell’Italia, garantendo aiuti salvavita, protezione delle categorie più deboli e ponendo le basi per ricostruire il futuro. Nelle peggiori emergenze umanitarie (terremoti, alluvioni, epidemie, carestie, guerre), Cesvi affianca alla prima assistenza la capacità di costruire ripresa e sviluppo puntando sul protagonismo dei beneficiari”.

Stefano Piziali, lei è direttore generale di questa organizzazione, possiamo ripercorrere le tappe di questi 40 anni?

Cesvi nasce da un’iniziativa pionieristica di alcuni cittadini della nostra città che hanno avviato un’operazione di cooperazione internazionale con il Nicaragua. Erano gli anni del grande interesse terzomondista per cui tante persone cercavano di guardare con interesse le esperienze dell’America Latina e dell’Africa. Da quella primissima esperienza è nata una grandissima organizzazione che oggi rappresenta Bergamo nel mondo e porta anche i problemi del mondo a Bergamo, facendoli conoscere e facendo in modo che i cittadini bergamaschi possano dare il loro contributo di solidarietà laddove c’è più bisogno.

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Un’organizzazione laica che ha il cuore a Bergamo, ma con uno sguardo nel mondo.

Ci piace dire che le nostre esperienze nascono proprio per le radici profonde che abbiamo con questo territorio. Radici che sono anche testimoniate dal fatto che tanti dei cooperanti, delle volontari e degli operatori che abbiamo in tutto il mondo vengono dalla nostra provincia e sono stati in tutte le grandi crisi che hanno attraversato gli ultimi quarant’anni: dai Balcani all’emergenza Aids in Africa e a tante esperienze come quelle in America Latina e in Medio Oriente.

Si dice che un uomo a 40 anni diventa interessante, qual è oggi il presente di Cesvi?

Cesvi è nata come un’organizzazione che avrebbe dovuto occuparsi di cooperazione allo sviluppo, perché si pensava che insegnare a pescare fosse più importante che dare il pesce. Bellissimo slogan, sicuramente ancora attuale, ma dobbiamo prendere atto che soprattutto negli ultimi dieci anni il mondo è stato caratterizzato da crisi, conflitti e guerre. Oggi noi diciamo che Cesvi è soprattutto cooperazione perché pensiamo che fare da soli sia impossibile: costruiamo ponti, mettiamo in contatto chi ha le risorse, la buona volontà e le idee qui nel nord del mondo con chi ha delle necessità nel sud del mondo. Oggi Cesvi vuol dire cooperazione nell’emergenza e nello sviluppo, siamo soprattutto un’organizzazione umanitaria che, quando avvia un progetto, si occupa del futuro di questi Paesi. Per esempio: in Ucraina siamo nel settore importantissimo della salute mentale, un problema già prima del conflitto e lo è diventato maggior ragione a seguito di questa guerra devastante. Siamo anche in tante altre crisi e le nostre azioni di protezione si allargano agli interventi in media o lunga durata in collaborazione con gli attori pubblici e le comunità locali.

C’è una carta di identità di Cesvi nei numeri?

Cesvi conta circa 100 progetti in corso ogni anno. Il numero sta leggermente crescendo, ciò che conta non è tanto la cifra ma il volume di questi progetti. Oggi per fare degli interventi di impatto, significativi, bisogna avere anche la possibilità di concentrare tante risorse sulla comunità interessata. Per cui la capacità di Cesvi è soprattutto quella di aggregare risorse private e risorse pubbliche per intervenire nei territori nei quali siamo presenti con i nostri partner locali, con tutti gli interlocutori, pubblici o privati, che incontriamo nei Paesi in cui lavoriamo. Abbiamo in questo momento circa una quarantina di cooperanti, come le chiamiamo noi, che sono operatori sia italiani sia internazionali, che dedicano un lungo periodo della loro vita alla loro attività di cooperazione internazionale. Cesvi è soprattutto anche una realtà di quasi 60 persone tra Milano e Bergamo, un’organizzazione che opera in Italia, quindi questa forse è la novità più importante degli ultimi dieci anni e soprattutto dal Covid in poi.

Ci sono Paesi che sono teatri di guerra e che leggiamo ogni giorno sui giornali, dove Cesvi è operativa.

In Ucraina stiamo lavorando nell’ambito della salute mentale. Per quanto riguarda Gaza siamo tutti contenti di questa tregua che è stata appena annunciata, siamo curiosi di vedere come sarà attuata, il nostro impegno oggi è veramente di primaria importanza. Noi portiamo e distribuiamo acqua potabile, ci occupiamo della raccolta dei rifiuti e della protezione dei campi di tende, creando delle piccole barriere perché è la stagione invernale per cui ci sono piogge e gli allargamenti sono all’ordine del giorno. Ci auguriamo che la tregua regga e siamo pronti a cooperare nella ricostruzione di Gaza per fare in modo che un futuro di pace possa venire offerto anche a queste popolazioni.

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Per quanto riguarda la Siria?

In Siria siamo stati tra le prime organizzazioni che sono entrate nel Paese dopo il cambio di regime. Non perché prima non fossimo presenti, ma lavoravamo solamente attraverso un partner locale e non ci era consentito avere un ufficio all’interno della Siria in aree non controllate dal governo di Damasco. Oggi siamo invece presenti con un team internazionale, stiamo dialogando con le nuove autorità siriane, abbiamo incontrato una grande collaborazione da parte della nostra ambasciata e siamo pronti a collaborare nella ricostruzione del Paese, in particolare nel settore dell’educazione. Pensiamo che ripartire da un sistema educativo di qualità sia fondamentale per questo Paese che deve richiamare dall’estero milioni e milioni di persone, persone che possono formarsi professionalmente e contribuire alla ricostruzione.

Soffierete sulle candeline di questa torta per i vostri 40 anni. Qual è il vostro desiderio per il futuro? 

Il nostro desiderio è quello trovare dei partner che insieme a noi possano pensare a qualcosa di più grande, per avere un impatto bisogna avere le spalle larghe. Cesvi è una realtà importante, abbiamo un bilancio annuale attorno ai 45 milioni di euro, ma non è sufficiente per affrontare problemi veramente profondi. Per questo crediamo che la cooperazione italiana possa dare vita ad una realtà più significativa attraverso forme di aggregazione, di partenariato, di collaborazione strategica con altre realtà che sono presenti nell’attività di cooperazione internazionale, ma anche nelle azioni di privato-sociale e di solidarietà all’interno del nostro Paese.

Parlavamo prima delle emergenze, avete una task force sempre pronta a partire?

Sì, non a caso siamo stati tra i primissimi in Siria ad essere ricevuti dal nuovo Ministro dell’Educazione perché il nostro team è partito il giorno di Natale.

 

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