Car sharing a guida autonoma: è bresciana la “Kitt” del mondo reale

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Raggiungerà da sola il cittadino che ha bisogno di lei, l’utente la potrà guidare liberamente fino a destinazione e poi si parcheggerà da sola, fino alla chiamata del successivo bresciano che avrà bisogno di un’auto. Il futuro immaginato dalla serie degli anni Ottanta Supercar  è qui, ed è letteralmente “per tutti”. La Kitt del mondo reale è bresciana, e si è incarnata nell’ auto a guida autonoma presentata mercoledì pomeriggio da A2A, insieme al Politecnico di Milano e a Most, il Centro nazionale per la mobilità sostenibile, a Brescia.

Il primo car-sharing a guida autonoma d’Europa

Si tratta del primo progetto di car sharing a guida autonoma in Europa, che sbarcherà quest’anno sulle strade della città in via sperimentale. Una rivoluzione a tutto tondo, che durerà fino alla fine del 2025 e che farà di Brescia, ancora una volta, una città-pioniera nel campo dell’innovazione tecnologica. I ricercatori del Politecnico, guidati dai professori Matteo Savaresi e Dario Zaninelli, hanno sviluppato e costruito per la multi-utility bresciana il primo modello di Fiat 500 a guida completamente autonoma, con l’obiettivo in futuro di costruire con A2A un’intera flotta per un servizio di car-sharing in cui sono le auto ad andare a “prendere” il guidatore, e non viceversa. Una strategia per allungare il tempo di attività delle auto: recenti studi hanno mostrato che nella quotidianità i veicoli privati le auto vengono utilizzate in media solo 70 minuti al giorno, restando inattive per il 95% del tempo. Occupando parcheggi e generando traffico. Inoltre, in Europa, percorrono mediamente solo 10mila chilometri l’anno. Il car-sharing, soprattutto se elettrico, è considerata una delle soluzioni più promettenti per la decarbonizzazione delle città e per la razionalizzazione del traffico cittadino, all’insegna di una maggiore efficienza.

L’evento al Termoutilizzatore di via Malta

All’evento, mercoledì, hanno partecipato l’Amministratore Delegato di A2A Renato Mazzoncini, i professori Sergio Sergio Savaresi e Dario Zaninelli del Politecnico di Milano, il presidente del MOST Ferruccio Resta e la sindaca di Brescia Laura Castelletti. A coordinare la presentazione c’era Davide Alberti, responsabile del team Ricerca e Sviluppo di A2A.

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“Crediamo che il progetto presentato oggi a Brescia rappresenti un passo importante nella definizione della mobilità urbana del futuro. Le potenzialità della guida autonoma combinate a quelle del car sharing possono favorire l’efficientamento degli spostamenti, la fluidità del traffico, un trasporto più sicuro e sostenibile e un progresso nella decarbonizzazione delle città – ha spiegato l’AD di A2A Renato Mazzoncini – Nei centri urbani italiani vive oltre il 70% della popolazione, percentuale destinata a superare l’80% nei prossimi anni. Per una Life Company come A2A è dunque importante studiare soluzioni innovative e sostenibili, per contribuire a raggiungere la neutralità climatica, una partita che si gioca e si vince proprio nelle città. La nostra adesione al partenariato MOST, uno dei 5 Centri Nazionali per la ricerca nato con fondi PNRR e dedicato alla mobilità sostenibile, è stata fondamentale per la nascita di questa iniziativa”.

Brescia ancora una volta all’avanguardia

“Brescia si conferma terreno fertile per progetti pilota di rilevanza non solo nazionale. Lo siamo stati oltre 50 anni fa con il teleriscaldamento, poi con il termoutilizzatore e con la metropolitana leggera automatica. Oggi proseguiamo su questa strada con un’innovazione che pone Brescia come modello europeo per il futuro della mobilità urbana – ha dichiarato la sindaca Laura Castelletti – Questo progetto è anche una leva straordinaria per la nostra candidatura a Green Capital europea: Brescia è una città che non smette di innovare e di investire in sostenibilità, è la nostra città europea.”

Dall’officina del Politecnico alla MilleMiglia, fino alla strada

Durante la presentazione, il professor Savaresi ha ripercorso le tappe del lungo percorso di studio e progettazione dell’auto. Finora le sperimentazioni dei prototipi elaborati dal suo team del Politecnico erano avvenute soltanto in competizioni su pista (anche durante le 1000 Miglia del 2023 del 2024). Per la prima volta, mercoledì la Fiat 500 a guida autonoma ha percorso un chilometro su una strada aperta al traffico veicolare e pedonale.

Ricerca contro la fuga di cervelli

Ad applaudire più di tutti al successo dell’iniziativa, mercoledì, in platea, c’era il nutrito gruppo di ricercatori e studenti del Politecnico che ha sviluppato il progetto. “Brescia ha avuto il coraggio di sperimentare. Questi ragazzi non sarebbero qui senza sperimentazione e senza coraggio, sarebbero a San Francisco – è il commento del presidente del MOST Ferruccio Resta – Questo progetto non è solo un esempio di eccellenza tecnologica, ma un’espressione delle potenzialità generate dall’integrazione di competenze multidisciplinari”. Solo così “l’Italia afferma il suo ruolo di laboratorio d’innovazione nella mobilità sostenibile a livello europeo”.

I tempi? Una scommessa più politica che tecnica

Ma quando effettivamente avremo auto autonome a Brescia in car-sharing? Difficile dirlo, ad oggi. I costi per la realizzazione del parco non sono al momento lo scoglio principale, anzi: l’ hardware aggiuntivo potrebbe costare tra i 10 e i 15mila euro oltre il costo “nudo” dell’ automobile elettrica. Non poco, ma nemmeno poi così tanto se si considera che il costo potrebbe essere “spalmato” su percorrenze chilometri nell’ordine delle centinaia di migliaia di chilometri. Il tema è più “politico”, come ha spiegato lo stesso Mazzoncini. A poche ore dalla svolta degli Stati Uniti, da dove il neoinsediato governo Trump ha chiarito che i veicoli a guida autonoma di fabbricazione cinese non sbarcheranno mai sulle strade statunitensi, la sensazione è che la competizione tecnologica ed economica anche nel settore dell’automotive abbia raggiunto un nuovo paradigma.

“Se ci crediamo davvero bisogna andare veloci, con una flotta di almeno trenta veicoli – ha spiegato Mazzoncini – Certo non numeri paragonabili a quelli del car sharing  tradizionale, per ora, ma dovremo metterci testa e soldi. Ed è fondamentale che a livello nazionale questo sia considerato un progetto di peso. I tempi? Dipendono molto dalla volontà del Paese. È fattibile che sia disponibile in pochissimi anni, certo, e la nostra volontà è di produrre questa tecnologia in Italia. Altrimenti importeremo tecnologia dall’ estero, tra qualche anno… ” ha concluso laconico l’Ad di A2A.



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