Marsiglia ti sorprende – Floor Bouma

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Che immagine aveva di Marsiglia prima di arrivare qui? “Per quello che si vede nei film e sui mezzi d’informazione, pensavo fosse una sorta di paradiso dei criminali. Ma non sembra essere così”, ridacchia Anton Pflug, 28 anni, tedesco. È un mite venerdì di ottobre e Pflug è seduto sui gradini della rue Estelle, una lunga scalinata di pietra contornata di edifici classici pieni di graffiti colorati.

La scalinata porta al cours Julien, una piazza, nel quartiere di La Plaine, con tavolini all’aperto, ancora più graffiti e molti giovani alla moda. Pflug, in vacanza con la fidanzata Lynna Hansen, 27 anni, e la famiglia di lei, di criminali non ne ha visti. In compenso trova tutto molto caotico e non ha “mai visto una città così sporca”. Si sa che i marseillais non rispettano molto il codice della strada e alcune vie non sono pulite. “Però c’è il Mediterraneo e un sacco di cose da scoprire dal punto di vista culturale: piccoli cinema, gallerie d’arte, tutti questi graffiti. A noi quest’anima ruvida piace”, afferma Hansen. Per molto tempo Marsiglia ha avuto la nomea di città industriale, losca e mafiosa. Ora, però, si è trasformata in destinazione turistica. La maggior parte dei visitatori arriva in estate, molti anche in autunno. A La Plaine­ si sente parlare inglese, tedesco e francese in tutti i possibili accenti.

Nei vicoli del quartiere Le Panier, un tempo covo di criminali e prostitute, una coppia si scatta foto a vicenda. Nel vecchio porto i turisti di una nave da crociera seguono diligentemente la guida. Nel 2023 l’ufficio del turismo ha registrato 16,2 milioni di pernottamenti, la metà dei visitatori è francese.

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La trasformazione è stata lenta. La chiusura delle fabbriche, dagli anni settanta, ha fatto la sua parte. Così come l’inaugurazione nel 2001 del treno ad alta velocità Parigi-Marsiglia, e il fatto che nel 2012 la vicina area naturale delle Calanques è diventata un parco nazionale. “Ma l’anno decisivo è stato il 2013, quando la città è stata nominata capitale europea della cultura”, afferma la storica Judith Aziza. Per Marsiglia sono stati investiti 650 milioni di euro. “Le cose belle che già c’erano sono state messe in risalto e sono nate nuove iniziative, come per esempio i tour in segway fino al Mucem”, il Museo delle civiltà dell’Europa e del Mediterraneo vicino al vecchio porto. “Il Mucem funziona come il Guggenheim a Bilbao: attira amanti dell’arte e persone che vengono proprio per ammirare l’edificio,” spiega Aziza. Dopo il 2013 il numero di visitatori è cresciuto notevolmente, così come il numero di voli, alberghi, ristoranti e fornitori di attività turistiche.

Negli ultimi anni questo sviluppo ha subìto un’accelerazione, afferma Anne Dellaporta, 32 anni, dell’ufficio del turismo, seduta al tavolino all’aperto di un bar nei pressi del vecchio porto. “Durante la pandemia i turisti hanno scelto mete meno lontane e molti francesi ed europei hanno scoperto Marsiglia. Da allora si sono trasferiti qui tanti parigini. Con il loro arrivo la città è diventata più bobo (borghese e bohémien). Adesso ci sono più bar alla moda, mostre e ristoranti costosi. Per tanti anni abbiamo avuto un solo ristorante stellato, adesso ce ne sono sei”.

I mezzi d’informazione stranieri hanno dato risalto alle novità: i giornali tedeschi hanno scritto articoli dai toni poetici, il Guardian ha deciso che Marsiglia ha “just the right amount of edge” (la giusta dose di avanguardia). Time Out ha definito l’area che si sviluppa attorno a cours Julien il “quartiere più cool del mondo”. Sulle loro pagine social, gli abitanti più alla moda di Amsterdam omaggiano la città con foto a effetto di venditori di pesce, bicchieri di pastis sulla spiaggia e tramonti sulle Calanques.

Secondo Dellaporta, il fatto che in alcuni quartieri, soprattutto nella parte settentrionale di Marsiglia, ci siano ancora tanti problemi di criminalità, legati alla droga, non incide più sul flusso di turisti. “Le persone sanno che non devono andare in determinati quartieri. Le zone turistiche, invece, sono diventate più sicure”.

L’artista di origine egiziana Youssef El Bandrawy, 65 anni, è felicissimo, racconta nel suo studio pieno di dipinti dai toni sgargianti, nel cuore di Le Panier. “Trent’anni fa ho aperto a Marsiglia la prima chambre d’hôte (bed and breakfast). A quel tempo una cosa del genere era impensabile. Erano tempi in cui in queste strade giravano molti petits voyous, delinquentelli. Adesso posso tranquillamente esporre i quadri fuori senza che nessuno me li rubi”. El Bandrawy comunque sfrutta anche l’altra faccia di Marsiglia: vende opere d’arte che si richiamano alle copertine dei fumetti di Tintin, nelle quali però il nostro eroe viene derubato o picchiato da delinquenti marsigliesi, sniffa cocaina e va a prostitute. “Tintin tra le puttane è il più venduto”. C’è pure chi organizza “gangster tour” per turisti.

Anche Dellaporta sottolinea la fortuna, in termini economici, portata dai turisti dopo la chiusura delle fabbriche: oggi nel settore turistico lavorano circa 25mila marsigliesi. “E la città ospita eventi che prima non sarebbero stati possibili: una sfilata di moda di Chanel, la visita del papa, l’arrivo della fiamma olimpica”.

C’è però chi dice che i turisti sono troppi: “Molti si comportano in modo arrogante”, si lamenta Miguel Tato, 24 anni, falegname, il viso ancora coperto di segatura dopo una giornata di lavoro. “Nel palazzo in cui abito c’è un alloggio di Airbnb da dove arriva sempre troppo rumore”.

Sui muri della città sono comparse le scritte “basta Airbnb” e “via i turisti”. Inoltre le enormi navi da crociera preoccupano gli attivisti per il clima. In più le enoteche e i negozi di formaggi, tanto amati dai parigini e dai turisti, stanno schiacciando le attività locali.

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La brasserie Vacon nel quartiere popolare di Noailles è l’ultima di quelle tradizionali. È un posto frequentato da anni dagli stessi clienti, che il proprietario Robert Farina, 75 anni, conosce uno a uno. Un plat du jour (piatto del giorno) costa dieci euro e si può stare seduti a tavola per delle ore anche con un solo bicchiere di pastis.

Prima la strada era piena di bar di questo tipo, adesso a fianco di Vacon ci sono un ristorante con birre speciali e un tapas bar. “Una volta una parigina ha provato anche a vendere fiori costosissimi, le è andata male”, afferma Farina. “I prezzi erano parigini ed era un’attività senz’anima, certe cose qui non le vogliamo”. Farina vuole smettere di lavorare e cerca un acquirente. “Molti qui del quartiere vorrebbero sostituirmi, ma non hanno i soldi. Consiglierò al nuovo proprietario di mantenere il locale così com’è, perché è questo che vuole la gente”.

Dario Delphin, 61 anni, lavoratore agricolo e cliente fisso, è d’accordo con Farina: “Una volta è arrivato un bobo che non aveva idea del tipo di quartiere in cui si trovava. Gli ho fatto capire che qui quelli come lui non li vogliamo”. Delphin dice di non essere contro il cambiamento, “ma questo è il nostro quartiere e i nuovi arrivati devono rispettarci”. Il bobo non è più tornato.

Dellaporta assicura che l’ufficio del turismo tiene d’occhio gli sviluppi: “Non vogliamo diventare come Venezia o Barcellona”. Per questo provano a distribuire i visitatori, consigliando anche zone più lontane dal centro. E intanto studiano il settore delle crociere. Inoltre da un paio d’anni l’accesso a una parte del parco delle Calanques è stato limitato e il sindaco Benoît Payan ha di recente annunciato un divieto di mettere su Airbnb in affitto le seconde case.

“Va bene, screw Airbnb”(fanculo Air­bnb)”, dice lo statunitense Gabriel Colon, 30 anni. Con la fidanzata Danai Nunez, della stessa età, sta ammirando i graffiti su un edificio di Le Panier. Anche loro sperano che l’anima di Marsiglia resti intatta. “Siamo venuti qui perché è una città vecchia, ma anche un po’ rough (ruvida)”, afferma Nunez. “Sarebbe un peccato se questo suo aspetto scomparisse”. Proprio come altri turisti, i due non hanno paura del lato pericoloso di Marsiglia. Sylvie, 65 anni, e Jean-Luc Vandevelde di Parigi sono più prudenti, lui tiene stretta la macchina fotografica durante la visita a Noailles: “Non ci sarebbe mai venuta l’idea di venire in vacanza a Marsiglia, perché dicono sempre che qui è pericolosissimo”. Da qualche anno, però, vengono regolarmente perché il figlio ci si è trasferito. “Continuiamo a stare attenti ma adesso la città piace molto anche a noi”. ◆ vf

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