AGI – Che Elon Musk sia imprevedibile lo hanno compreso tutti ma forse nessuno si aspettava che, due giorni dopo l’insediamento di Trump, sparasse a zero su uno dei progetti più ambiziosi della nuova amministrazione statunitense: Stargate, ovvero 500 miliardi di dollari da investire in infrastrutture per l’intelligenza artificiale. Subito dopo l’annuncio, il miliardario sudafricano è corso su X a stroncare l’intero piano: “Non ci sono i soldi”. Un’entrata a gamba tesa che ha dietro lo scontro di lunga data con uno dei tre Ceo che erano al fianco di Trump durante le dichiarazioni alla Casa Bianca: Sam Altman, l’uomo che nel 2015 fondò, proprio insieme a Musk, OpenAI, casa madre di ChatGPT, al momento il chatbot di intelligenza artificiale generativa più utilizzato al mondo.
Tra insulti e cause legali
Il sodalizio si ruppe nel 2018, quando Musk uscì dal board dell’azienda e dichiarò guerra ad Altman, subissando lui e l’altro cofondatore, Greg Brockman, di cause legali nelle quali li accusava di aver tradito l’originale vocazione no profit di OpenAI a favore di interessi commerciali, finendo per collaborare con un gigante come Microsoft. Altman rispose pubblicando numerose email nelle quali l’uomo più ricco del mondo si mostrava entusiasta per la nuova strategia, votata al profitto, del gruppo. “Elon sarebbe felice di tutto quello che stiamo facendo se fosse ancora ai vertici di OpenAI”, aveva dichiarato Altman a Business Insider.
È quindi plausibile che dietro al divorzio ci sia stato un più prosaico scontro per il controllo della società, magari condito da una genuina antipatia personale, come sembrerebbero dimostrare gli insulti che i due manager si sono scambiati nel corso degli anni. Altman ha definito “un bullo” Musk, che afferma di “non fidarsi di lui” e lo ha soprannominato “Swindly Sam”, ovvero “Sam l’imbroglione”.
Conflitto d’interesse per Elon?
Se Musk fosse ancora un privato cittadino, saremmo di fronte a uno scontro tra titani della Silicon Valley, di grande rilievo ma privo di eccessivi risvolti politici. Ora che il patron di Tesla è diventato uno strettissimo alleato di Trump, addirittura coinvolto nelle attività di governo, il rischio è quello di un colossale conflitto di interessi. Grok 2, il chatbot di IA sviluppato dalla start-up xAI, fondata nel 2023 da Musk, è infatti un diretto concorrente di ChatGPT. Il fondatore di LinkedIn, Reid Hoffman, membro del board di OpenAI ha paventato, dalle colonne del ‘Financial Times’, che Musk possa sfruttare ai danni della concorrenza la possibilità di influenzare le politiche federali sul settore.
“Un utilizzo della sua posizione per favorire in qualsiasi modo xAI – affidandole contratti governativi, incoraggiando le agenzie federali a colpire in modo ingiusto le compagnie attive nell’IA o imponendo nuove regolamentazioni che limitino l’export – andrà a detrimento della sicurezza e della competitività tecnologica, economica e culturale degli Stati Uniti”, osserva Hoffman. Va in proposito ricordato che in passato Musk aveva avvertito più volte sulla necessità di porre paletti all’IA per evitarne uno sviluppo incontrollato, una tesi che potrebbe essere facilmente strumentalizzata per attaccare i concorrenti.
E Altman cambiò idea su Trump
“Sarebbe profondamente antiamericano usare un potere politico ai livelli di quello posseduto da Elon per colpire i tuoi competitori e avvantaggiare la tua stessa azienda”, ha dichiarato Altman a The Free Press. L’informatico trentanovenne è tra i tanti convertiti sulla via di Mar-a-Lago che fino all’altro ieri abbracciava il pensiero unico liberal dominante nella Silicon Valley.
Oggi afferma di aver “davvero cambiato prospettiva” su Trump dopo averlo conosciuto e rimpiange di “non aver pensato con la propria testa” in passato ed “essere caduto nella trappola del “NPC”, ovvero “non playing character”, un celebre meme utilizzato dalla destra per deridere i progressisti, accusati di non ragionare in modo autonomo come i personaggi “non giocabili” dei videogame. “Non andrò d’accordo con lui su tutto ma credo che sarà incredibile per il Paese in tanti modi”, scrive Altman su X in lode a Trump. Chissà se dietro l’acrimonia di Musk, che si sta godendo il suo ruolo di “first buddy”, non ci sia anche un pò di gelosia.
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