Un dato semplice, che racconta il fenomeno dell’overtourism: l’80% dei viaggiatori visita solo il 10% delle destinazioni turistiche del mondo. Questo significa che quel 10% equivale a luoghi affollatissimi e flussi di folle non sostenibili. Ne sanno qualcosa le città d’arte italiane, come Venezia, dove si è deciso di approvare l’introduzione di un “contributo d’accesso” di 5 euro per i turisti che visiteranno il centro storico di Venezia in giornata, e che sarà valido per 30 giorni all’anno. O Firenze, che in una delibera approvata dal Consiglio comunale (dopo un acceso dibattito, su cui torneremo) ha vietato nuovi affitti residenziali a breve termine su piattaforme come Airbnb nel suo centro storico, per cercare di liberare case per la popolazione locale. Nel frattempo Airbnb, la più grande piattaforma di affitti per le vacanze, ha registrato negli ultimi anni, una crescita a tre cifre in diverse città europee, spingendo 10 di loro a chiedere aiuto all’UE. Nel 2020, Amsterdam, Barcellona, Berlino, Bordeaux, Bruxelles, Cracovia, Monaco, Parigi, Valencia e Vienna hanno affermato che la “crescita esplosiva” delle piattaforme globali di locazione per soggiorni di breve durata sarebbe dovuta essere all’ordine del giorno dei prossimi accordi europei. Nelle rotte traviate dai social network, vetrine digitali non sempre sincere rispetto all’esperienza turistica reale, la ri-educazione al vacare appare, quindi, una questione urgente: le città europee più popolari soffrono lo stress, appaiono stanche e nervose, intolleranti ai turisti. Come a Barcellona, dove questi ultimi sono stati presi di mira da pistole ad acqua e cori che li invitavano a tornarsene a casa, o come a Santorini, dove il sindaco s’è visto costretto a domandare ai residenti di non uscire di casa nei giorni di picco di arrivi.
O come a Parigi, dove, come ha detto la stessa direttrice del museo, Laurence des Cars, la scorsa settimana: “visitare il Louvre è diventata una fatica fisica”. Proprio a causa dell’affollamento, che il museo ha dimostrato di non sapere gestire (soprattutto nella famosa sala della Gioconda): un affollamento che, come sottolineano i visitatori arrabbiati intervistati dal Guardian, non è affatto silenzioso: “sembra di essere in una piscina pubblica”, dice una donna che visita regolarmente il Louvre da 40 anni e che dopo l’ultima volta, giura, non ci metterà più piede. Incapaci di sostenere il ritmo del grand tour di nuova generazione, figlio delle compagnie aeree low cost, le destinazioni più gettonate si presentano al pubblico introverse e malmesse. Ma, e arriviamo alla notizia di questi giorni, non capita più solo alle mete più rinomate (come le Canarie, dove la scorsa estate migliaia di manifestanti si sono riversati nelle strade delle principali città per chiedere un ripensamento nella gestione dei flussi, al grido di “Canarias tiene un lìmite” , ovvero “le Canarie ne hanno abbastanza”) di esplodere di presenze. Capita anche, e in modo inaspettato, a mete poco blasonate, non avvezze a enormi flussi di visitatori, proprio come Roccaraso, località sciistica abruzzese, che domenica 26 gennaio ha visto sbarcare da più di 200 pullman qualcosa come 20 mila turisti provenienti soprattutto dalla Campania. E questo grazie o per colpa di alcuni tiktoker partenopei, in particolare, pare, la seguitissima Rita De Crescenzo, cantante, brand, un passato controverso che lei ha raccontato così ai suoi fan: “Sono stata arrestata con l’accusa di spaccio di droga ma ne sono uscita assolta”. Per molti commentatori e studiosi di sociologia del turismo i vari Instagram e TikTok sono probabilmente tra i principali imputati per non solo il boom di presenze in determinati posti, raccontati ed elogiati tramite stories, ma anche di una sorta di imbarbarimento da parte del turista che abbandona qualsiasi tipo di etichetta quando è in viaggio. Proprio come a Roccaraso, dove da domenica sera hanno cominciato a girare anche i video dei rifiuti abbandonati sulla neve dalla massa, che ha poi intasato la statale per poter rientrare a casa, impiegando, per altro, il triplo del tempo normalmente necessario.
Rita De Crescenzo è, dicevamo, la principale imputata di aver trasformato la località sciistica, come si legge nei commenti sui social, “in mappatella Beach”. Sui pratoni innevati si vedono nei video comitive, panino in pugno e carta argentata di ordinanza per la colazione a sacco. “Siamo venuti sulla neve – dice una donna n un’altra sequenza diventata virale – perché dovevamo sciare, prendere la funivia: invece ci dovete guardare. “Manca solo l’ombrellone”, irrompe una voce fuori campo. “Per la prima volta ho visto anche portare la griglia per arrostire sulla neve”, racconta un’altra turista, mentre cammina pericolosamente insieme ad altre centinai di persone sul ciglio della statale, per raggiungere il pullman con cui rientrare a Napoli. Intervenire era necessario. E quindi, a partire dal prossimo fine settimana, per contenere l’afflusso di bus turistici, sarà attivato il più classico dei deterrenti: le targhe alterne. Saranno in vigore ungo la Strada Statale 17, in corrispondenza dei comuni di Castel di Sangro, Pescocostanzo, Rivisondoli, Rocca Pia e, appunto, Roccaraso.
Il sindaco roccolano Francesco Di Donato, dice cauto: “Il paese non deve essere blindato ma accuratamente presidiato”. Il parlamentare napoletano Francesco Borrelli, pubblicando video su video senza soluzione di continuità, sui suoi attivissimi account social definisce “Roccaraso dopo il passaggio degli Unni” le immagini della spazzatura lasciata terra, tipico fenomeno collaterale dell’overtourism. Sempre il sindaco Di Donato su questo ha detto: “Noi accogliamo tutti, purché civili. Ma ci vogliono giorni e giorni per ripulire. Quello che lasciano i turisti è preoccupante”.
Si racconta anche di bar chiusi in fretta e furia, perché i gestori erano impauriti dall’orda di persone, e di proprietari di hotel che raccontano di numerose disdette da parte dei turisti abituali. Dal canto suo, l’influencer De Crescenzo ribadisce in un’intervista rilasciata a Il Messaggero: “Tornerò domenica prossima e continuerò a raccontare Roccaraso”. “Non mi sento responsabile dei disagi- ha aggiunto – ho solo detto che Roccaraso è un posto bellissimo. La gente è libera di muoversi come vuole. Non posso essere responsabile del comportamento degli altri”. Eppure per il primo cittadino del piccolo centro (conta 1500 abitanti), la tikotker non gli ha fatto un gran favore: “Succede – ha detto al Corriere della sera – che agenzie campane spingano per viaggi mordi e fuggi a Roccaraso, con l’aiuto di influencer, e si creano caos indicibili perché tocchiamo numeri ingestibili. Con apposita ordinanza ho vietato, da tempo, ai pullman di arrivare in paese, tranne per questioni d’emergenza, e allora i visitatori, a frotte, vengono scaricati sulla statale”. Lì, sottolinea Di Donato, si creano “code e caos inenarrabili, con blocchi, lunghissime attese, rischi per la viabilità e per le persone”. Per il sindaco è “una problematica seria che va gestita in maniera straordinaria”. In altre parole: “Occorre limitare l’arrivo e il transito di questi pullman, altrimenti potrebbero verificarsi problemi di ordine pubblico e igienico-sanitari”. Invertire la rotta non è facile, e arginare le moltitudini più o meno agiate che invadono il mondo non è possibile, più che mai dopo il Covid: ci sono esperti che parlano addirittura di ‘revenge travel’ (viaggi legati al bisogno di recuperare gli anni dei lockdown) per indicare una delle ragioni della nuova impennata di un settore che sembrava già troppo saturo. Ma una nuova regolamentazione dell’overtourism è comunque necessaria. Per colpire la proliferazione impazzita degli affitti brevi e delle società private d’autotrasporti, e imporre una limitazione del traffico privato e dell’afflusso di auto nei luoghi naturali, come se fossero ZTL dei centri città. D’inverno, per l’industria affollatissima dello sci, perché non introdurre soglie di presenze orarie precise, come fanno in Svizzera persino negli stabilimenti termali?
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