Nel corso del 2024 i rapporti fra Italia e Stati Uniti sono stati caratterizzati da intenso coordinamento politico, facilitato peraltro dalla presidenza italiana del G7, e crescenti legami economici. Il governo ha tentato di costruire sul sostegno alla difesa dell’Ucraina, ai tentativi di mediazione americana in Medio Oriente e all’avvicinamento a Washington sulla Cina un’agenda di cooperazione più vicina ai suoi interessi energetici e di controllo dei flussi migratori. Nonostante i risultati in tal senso non siano stati significativi, il governo e in particolare la premier Giorgia Meloni hanno guadagnato credito tanto presso l’amministrazione democratica di Joe Biden quanto nel Partito Repubblicano dell’ex e prossimo presidente Donald Trump. Né è mancata un’apertura significativa verso il mondo dell’high tech americano.
Un riflesso di tutto questo è ravvisabile nell’agenda di incontri istituzionali. Meloni si è incontrata in bilaterale con Biden a Washington a marzo e a margine del vertice G7 in Puglia a giugno, oltre che in occasione dei vertici Nato di luglio e G20 di novembre. Il G7 ha offerto occasioni continue di scambio preliminare dato il ruolo di coordinamento della presidenza.
Sicurezza internazionale: dall’Ucraina al Medio Oriente
L’Ucraina ha dominato il dialogo sulla sicurezza fra Roma e Washington. A Washington è stato apprezzato l’impegno dell’Italia a sostenere la progressiva integrazione di Kyiv nell’UE, testimoniata dalla decisione di Roma di presiedere l’annuale conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina nel 2025. Né è passata inosservata la visita di Meloni nella capitale ucraina a febbraio, quando Italia e Ucraina hanno firmato un’intesa sulla cooperazione di sicurezza.
L’Italia non ha però condiviso la decisione dell’amministrazione Biden, subito seguita dai governi britannico e francese, di autorizzare l’uso di armi occidentali contro obiettivi militari in territorio russo (del resto l’Italia non fornisce missili a lungo raggio). In generale, l’allineamento italiano con l’amministrazione Biden su Ucraina e Russia è rimasto comunque solido.
Sui vari fronti aperti in Medio Oriente, l’Italia si è attenuta a una linea di supporto agli Stati Uniti. Roma ha sostenuto i tentativi americani di mediazione fra Israele e Hamas per la liberazione degli ostaggi e la cessazione dell’ostilità a Gaza; la difesa del territorio israeliano dai due attacchi missilistici iraniani nell’ambito della doppia escalation di primavera e autunno che ha visto coinvolti i due Paesi; e gli sforzi di arrivare a un cessate il fuoco in Libano, sottoposto a pesanti bombardamenti israeliani nell’ambito dell’offensiva contro Hezbollah. Il ruolo italiano è stato comunque marginale, traducendosi soprattutto nella partecipazione alla missione navale dell’UE nel Mar Rosso, Aspides, a protezione delle rotte commerciali minacciate dagli Houthi e nel forte sostegno alla missione Onu in Libano Unifil II (in cui l’Italia schiera ancora il secondo contingente per numero di peacekeeper impiegati), dopo che la missione si è trovata sotto il tiro delle forze israeliane.
Cooperazione internazionale e sviluppo tecnologico
Nell’ambito del G7 l’Italia ha approvato una dichiarazione sulla libertà di navigazione, unendosi inoltre ai “principi di New York” per la protezione da sabotaggi dei cavi sottomarini. In entrambi i casi si tratta di iniziative caldeggiate dall’amministrazione Biden, alla cui politica nell’Indo-Pacifico l’Italia ha voluto dare sostegno inviando nell’area la portaerei Cavour. Meno successo ha avuto il tentativo italiano di coinvolgere Usa e G7 nei piani di sviluppo di collaborazioni infrastrutturali, energetiche e di controllo delle migrazioni coi Paesi africani.
Il tentativo di ‘impegnare’ gli Stati Uniti a sostenere il Piano Mattei va di pari passo allo sforzo del governo di convincere le grandi compagnie dell’high tech americano a investire in Italia, in particolare per la costruzione di grandi (ed energivori) data center nell’area del milanese. La presidente del Consiglio ha sfruttato la visita a New York per l’annuale sessione dell’Assemblea generale dell’Onu per incontrare i vertici di alcune delle più importanti compagnie tecnologiche e di telecomunicazioni americane. La premier spera anche che i suoi ottimi rapporti personali con Elon Musk risultino in massicci investimenti in Italia da parte delle diverse aziende di quest’ultimo; per il momento di concreto c’è un piano di espansione di Starlink nell’offerta mobile in Italia, anche se esistono idee di progetti come la costruzione di treni superveloci.
Investimenti e prospettive future
Secondo gli ultimi dati disponibili (relativi al 2022), lo stock di investimenti diretti Usa in Italia è circa 26 miliardi di dollari, una quota bassa se paragonata ad altri Paesi europei, mentre gli investimenti italiani negli Stati Uniti sono più consistenti (quasi 40 miliardi di dollari). Più positive le notizie sul fronte del commercio, che nel 2023 ha toccato il record storico di oltre 92 miliardi di euro.
In questo quadro di generale stabilità delle relazioni bilaterali, le aspettative nei confronti di Roma sono cresciute in America ed Europa in conseguenza della rielezione di Trump a novembre e della concomitante instabilità politica in Francia e Germania. Secondo alcuni organi di stampa internazionali, come il Wall Street Journal e Politico, l’apparente solidità della coalizione di governo, la moderazione espressa in politica estera e il legame diretto con Musk farebbero di Meloni la leader europea più influente a Washington. La presidenza Trump presenta quindi opportunità per l’Italia, ma non mancano le preoccupazioni, dal futuro dell’Ucraina alla pressione Usa per maggiori spese militari e ai dazi, che potrebbero costare fino a 7 miliardi di dollari agli esportatori italiani.
Questo articolo è un estratto dell’annuale Rapporto sulla politica estera italiana 2024, realizzato dall’Istituto Affari Internazionali. La presentazione del Rapporto si terrà il 6 febbraio alle 17:30 presso la sede dello IAI, con una tavola rotonda che vedrà la partecipazione di politici, giornalisti ed esperti nazionali.
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