È il momento del burraco

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La scorsa settimana il presidente del Senato Ignazio La Russa ha proposto scherzosamente di “riformare” uno dei suoi passatempi preferiti: il burraco, il gioco di carte simile alla pinnacola e alla canasta. La Russa ha detto che, dal suo punto di vista, i giocatori di burraco sono diventati «integralisti» e hanno fatto diventare questo gioco poco conviviale e troppo competitivo; ha quindi proposto di cambiarne alcune regole per creare una versione «friendly» (amichevole) del gioco, come l’abolizione delle partite a tempo e la divisione egualitaria dei jolly tra le due coppie.

Il burraco è peraltro un passatempo apprezzato da diversi membri di Fratelli d’Italia, il partito di La Russa, come per esempio il ministro della Difesa Guido Crosetto. Un deputato di Fratelli d’Italia rimasto anonimo ha raccontato al Corriere della Sera che nel partito si organizzano spesso tornei online o in presenza, e che questa abitudine è stata «trasmessa» dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. «Le cose che mi fanno arrabbiare di più in assoluto sono la slealtà, l’umiliazione e perdere a burraco», aveva detto la diretta interessata qualche mese fa.

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Ma non è una passione che riguarda solo la politica. Il burraco, un gioco che viene associato normalmente alla terza età e a tranquilli venerdì sera in bocciofila, sta infatti vivendo da un paio di anni un momento di nuova popolarità, dovuto soprattutto al successo di alcune iniziative che sono riuscite a diffondere un nuovo modo di intendere i tornei, presentandoli come eventi aperti, divertenti e in cui fare nuove amicizie, coinvolgendo in questo modo molti giocatori relativamente giovani.

Uno degli esempi più famosi è quello di Burraco Milano, un’associazione fondata da un gruppo di amici sui trent’anni che volevano organizzare tornei per loro coetanei. «Proveniamo tutti dal sud, dove il burraco ha una grande tradizione: è un gioco che si impara in famiglia, e che viene tramandato di generazione in generazione», dice Argia Galliano, la presidente dell’associazione. «Ci mancava quel momento che abbiamo vissuto durante l’infanzia in cui, al mare o durante le feste di Natale, ci mettevamo a giocare a burraco con i nonni, la famiglia e gli amici, e abbiamo pensato di ricreare qualcosa del genere qui a Milano».

Il burraco cominciò a diffondersi nei paesi dell’America Latina, e in particolare in Uruguay, a partire dagli anni Quaranta. Anche se sono previste versioni in singolo, nella maggior parte dei casi si gioca in coppie. Fa parte della famiglia della pinnacola, si gioca con due mazzi di carte francesi compresi i jolly, e l’obiettivo del gioco, semplificando, è finire le carte in mano componendo sul tavolo scale dello stesso seme oppure mazzetti dello stesso valore. Per poter comporre le sequenze di carte non bisogna superare una certa soglia, come nella Scala 40, ma per chiudere bisogna aver composto almeno una combinazione di sette carte, il burraco.

(Burraco Milano)

Inizialmente, Galliano e gli altri soci hanno promosso i tornei come potevano: «Abbiamo aperto una pagina Instagram dedicata e distribuito volantini in giro per la città, senza aspettarci nulla», racconta. «E invece è andata bene: fin dal primo torneo siamo riusciti a raccogliere molte adesioni, anche di persone che non facevano parte della nostra bolla».

I tornei di Burraco Milano vengono organizzati una domenica al mese, e sono solitamente seguiti da un aperitivo e da un dj set. Le sedi cambiano spesso, perché l’idea dei soci è di portare il maggior numero di persone nei circoli Arci o nelle bocciofile di periferia. Per partecipare bisogna associarsi (la quota è di 5 euro) e pagare 10 euro. Le adesioni sono piuttosto alte, dalle 120 alle 140 persone per torneo.

Secondo Galliano, l’associazione è riuscita a intercettare «un bisogno di socialità diffuso». «Ci sono tante persone che vivono a Milano da poco, e che non sempre hanno la possibilità di fare nuove amicizie. Eventi di questo tipo danno la possibilità di socializzare in maniera piuttosto naturale, anche perché durante una partita a carte si è costretti a farlo», dice.

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Galliano dice che un altro motivo del successo di Burraco Milano è il carattere informale dei suoi eventi. «I tornei che vengono organizzati nei circoli sono molto competitivi, e di solito sono frequentati da giocatori piuttosto esperti», dice Galliano. «I nostri invece sono un po’ l’antitesi di quell’atmosfera: spesso coinvolgiamo persone che hanno imparato le regole da poco, magari guardando un tutorial su YouTube». Per enfatizzare il carattere amichevole e aperto dei loro tornei, Burraco Milano assegna un premio speciale alla coppia che si classifica ultima: «regaliamo un mazzo di carte da gioco italiane, quelle per la Scopa o la Briscola. Un po’ come a voler scherzosamente dire: “cambiate mestiere”».

(Burraco Milano)

Anche a Torino da un paio d’anni è stata fondata un’associazione simile: si chiama Burrasca, e organizza una volta al mese un torneo di burraco all’Imbarchino, un locale che si trova nel parco del Valentino, il più famoso della città. Stefania, una delle fondatrici, dice che Burrasca è nata spontaneamente, da un gruppo di persone appassionate che organizzavano tornei in casa. Grazie al passaparola il giro è diventato sempre più grande, «e così abbiamo deciso di trasformare il torneo in un appuntamento fisso, e di organizzarne uno mensilmente all’Imbarchino». «Oggi il burraco è diventato molto di moda, ma quando abbiamo iniziato a organizzare questi tornei non ce n’eravamo resi conto», racconta Stefania.

Anche nel caso di Burrasca, il dilettantismo non è un problema: «molte delle persone che frequentano i nostri tornei hanno imparato le regole di recente, magari durante la pandemia, altre le conoscevano perché le avevano imparate in famiglia». Anche l’età è un fattore poco rilevante: «i giocatori di Burrasca sono per la maggior parte molto giovani, ma è capitato che persone più in là con gli anni partecipassero ai nostri tornei: nell’ultimo, per esempio, un ragazzo ha fatto squadra con la sua proprietaria di casa, che aveva una sessantina d’anni».

Il burraco ha riscosso una certa popolarità anche tra personalità variamente legate al mondo della cultura e dello spettacolo, grazie a iniziative che hanno declinato il formato dei tornei in una chiave più elitista, selettiva e “alta”, concependoli anche come punti di ritrovo per chi vuole fare pubbliche relazioni.

L’esempio più famoso in tal senso è quello della Burraco Society, fondata dall’artista Maurizio Cattelan e dall’imprenditore Paride Vitale: organizza un torneo al mese, e fa parlare di sé soprattutto per via delle molte persone famose che la frequentano, tra cui le presentatrici Geppi Cucciari e Victoria Cabello, la cantante Nina Zilli e lo chef Carlo Cracco. Partecipa a questi tornei anche l’influencer Lorenzo Bises, che definisce la Burraco Society «un piccolo club che può apparire elitista, ma che in realtà è semplicemente selettivo, dato che si può accedere soltanto tramite invito».

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Ai tornei della Burraco Society sono ammesse 40 persone, che vengono suddivise in 10 tavoli: le partite durano al massimo 40 minuti. Le sedi cambiano di volta in volta, e ogni torneo è caratterizzato da un tema centrale e da un preciso dress code (modo di vestire).

Bises spiega che i tornei sono «molto poco competitivi» e scanditi da diversi «momenti goliardici», come il “premio della vergogna” che viene assegnato alla coppia che si classifica per ultima. Secondo Bises, la moda del burraco è una specie di «espiazione del mondo contemporaneo: quando giochi pensi soltanto alle carte. È un modo di concentrarsi completamente su qualcosa, senza troppe distrazioni; una cosa che oggi succede poco».

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