FI, PD e IV chiedono rinvio gare idroelettrico. Auto elettrica troppo cara, ritorno fiamma endotermiche. Ue tentata dal gas di Putin

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FI, PD e IV presentano 3 emendamenti per il rinvio delle gare per concessioni idroelettriche. L’auto elettrica è troppo cara e si riaccende l’amore degli italiani per le endotermiche. Ue sempre più tentata dal gas di Putin. La rassegna Energia

Tre emendamenti al dl Milleproroghe riaprono la partita delle concessioni idroelettriche. FI, PD e ITalia Viva chiedono di sospendere le gare per l’assegnazione delle concessioni di grande derivazione d’acqua ad uso idroelettrico fino al 31 dicembre 2025, mettendo in pausa il processo di liberalizzazione avviato dal Governo. Il prezzo dell’auto elettrica scoraggia gli italiani, che preferiscono ancora le endotermiche. Un ritorno d’amore per le alimentazioni che nel 2023 erano preferite solo dl 19% degli intervistati, percentuale che è salita al 32% quest’anno, secondo il Global Automotive Consumer Study 2025 di Deloittte. L’Unione Europea è divisa sul gas russo e molti chiedono di aumentare nuovamente le importazioni, calate drasticamente dall’invasione dell’Ucraina. La richiesta arriva da una parte del mondo politico e imprenditoriale europeo, stanco della guerra e fortemente tentato dal ritorno alla “normale” dipendenza dalla Russia. La rassegna Energia.

ENRGIA, FI E PD CHIEDONO STOP GARE GAS CONCESSIONI IDROLETTRICHE FINO DICEMBRE

“Il Parlamento riapre la partita delle concessioni idroelettriche. La richiesta al governo è pronta: stop alle gare fino alla fine dell’anno. A firmare il pressing sono Forza Italia, Pd e Italia Viva, che con tre emendamenti al decreto Milleproroghe puntano a ribaltare l’orientamento pro liberalizzazione di Palazzo Chigi. (…) senatore forzista Claudio Fazzone, che chiede di sospendere «le procedure di assegnazione delle concessioni di grande derivazione d’acqua ad uso idroelettrico fino al 31 dicembre 2025». (…) lo stesso emendamento prevede che le concessioni già scadute e quelle che «scadranno successivamente all’entrata in vigore della norma, continuano ad essere esercitate dagli attuali operatori a condizioni invariate»”, si legge su La Repubblica.

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“Lo schema è indirizzato all’esecutivo, ma guarda all’Europa perché le gare per l’idroelettrico rientrano tra gli impegni sulla concorrenza assunti dall’Italia nell’ambito del Pnrr ai tempi del governo Draghi. Roma si è mossa e lo stesso ha fatto la Spagna, mentre gli altri Paesi europei non hanno messo a gare le concessioni. Per questo le proposte parlamentari chiedono di «assicurare parità di trattamento e uniformità a livello europeo», oltre a tutelare «l’indipendenza e la sovranità energetica nazionale». (… ) «Abbiamo bisogno di una proroga sulle gare per stabilire una strategia che non danneggi il Paese svendendo le nostre centrali», incalza la senatrice Silvia Fregolent”, continua il giornale.

AUTO ELETTRICA, TROPPO CARA E ITALIANI PREFERISCONO ENDOTERMICA

“L’auto elettrica (a batteria o Bev), si sa, con una quota del 4% sulle nuove immatricolazioni è ben lontana dalla conquista del mercato italiano. La novità è che, addirittura, la tendenza è il ritorno di interesse per i motori termici tradizionali, passati dal 19% delle preferenze, per il prossimo veicolo da acquistare, nel 2023 al 32% nel 2025. È quanto emerge dal Global Automotive Consumer Study 2025 di Deloitte (che fotografa il sentiment di 31 mila consumatori in 30 Paesi tra cui l’Italia), che fotografa un paese ancora scettico sulla mobilità elettrica, principalmente a causa dei costi elevati dei Bev. Anche l’ibrido plug-in non se la passa benissimo (13%), mentre l’ibrido senza spina (Hev e Mhev, cn motore a combustione interna più elettrico, ma tecnicamente differenti) emerge come soluzione di compromesso preferita (32% ). Va detto che l’Italia che non rinuncia a motorizzazioni benzina e diesel è perfino sotto la media europea (47%), ben dietro la Germania e, guardando al resto del mondo, viene staccata dagli Stati Uniti (67%) o dall’India (49%). (…) Il prezzo si conferma il fattore dominante nella scelta del veicolo per il 56% degli italiani, seguito dalla qualità del prodotto (54%) e dalle caratteristiche tecnologiche (49%)”, si legge su Il Sole 24 Ore.

“Elettrico bloccato, dunque? «Non direi, piuttosto parlerei di rallentamento», precisa Franco Orsogna, automotive sector leader di Deloitte. «L’ibrido domina, ma va anche detto che il 9% degli italiani dichiara di essere intenzionato ad acquistare un’auto completamente elettrica. Questo valore, se confrontato con la quota di mercato attuale del 4%, mostra che una crescita c’è, seppur lenta». La questione cruciale, si diceva, resta il prezzo: la maggioranza degli italiani non intende superare i 50 mila euro per l’acquisto di un nuovo veicolo. (…) Le preoccupazioni degli italiani si concentrano poi su tre aspetti critici: l’autonomia insufficiente, che spaventa il 41% degli intervistati, i tempi di ricarica troppo lunghi (40%) e la carenza di infrastrutture (36%). «E poi il 25% degli italiani trova complicato installare un punto di ricarica domestico», sottolinea Orsogna. Ecco perché «molti consumatori optano per soluzioni ibride, che offrono un buon compromesso tra sostenibilità e praticità d’uso». I produttori stanno assecondando la tendenza: «Molte case automobilistiche europee hanno ricalibrato le loro strategie puntando su un maggior numero di modelli ibridi, come dimostrato dalle scelte di Stellantis, Volkswagen e Renault», spiega ancora Orsogna. «Questo riallineamento strategico risponde direttamente alle esigenze espresse dal mercato». (…) La ricerca evidenzia anche un’evoluzione nelle modalità di acquisto: l’83% dei consumatori italiani preferisce ancora il contatto diretto con il venditore, sia per negoziare il prezzo che per valutare i servizi post-vendita. Parallelamente, emerge un cambiamento nelle abitudini di mobilità: se il 49% degli italiani usa ancora l’auto quotidianamente, il 37% si dice aperto a soluzioni di mobilità condivisa, percentuale che sale al 42% tra i giovani”, continua il giornale.

GAS, UE TENTATA DAL RUSSO?

“L’Unione europea è già pronta a ritornare sul gas allo status quo ante l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia il 24 febbraio 2022? Il Financial Times ieri ha scritto che la Germania, l’Ungheria e altri paesi sono favorevoli a riprendere a comprare gas russo che arriva attraverso gasdotti nell’ambito di un eventuale accordo per porre fine alla guerra.(…) “Andrebbe contro tutto ciò che è stato fatto e si sta facendo”, spiega una fonte, compreso da parte dell’Italia. La proposta è andata incontro a una ferma reazione da parte di un gruppo di stati membri che considera la Russia come una minaccia esistenziale. Polonia, Repubblica ceca, Paesi baltici e nordici ritengono che “sarebbe una follia tornare alla dipendenza dalla Russia e restituire a Putin un’arma di ricatto”, spiega al Foglio un diplomatico europeo. Una portavoce della Commissione ha ribadito che Ursula von der Leyen intende presentare alla fine di marzo un piano per “liberarsi” definitivamente dal gas russo. (…) E’ stata la Russia a ridurre sempre di più i flussi verso l’Europa, ufficialmente per problemi tecnici, in realtà per manipolare il prezzo e spingerlo verso l’alto. Il gas è stato usato da Mosca come un’arma nella sua guerra ibrida contro l’Ue. Solo il primo gennaio, alla scadenza di un contratto con Gazprom, l’Ucraina ha interrotto il transito del gas russo verso Slovacchia e Ungheria attraverso il gasdotto Druzhba. I flussi di gas russo verso l’Ungheria attraverso il gasdotto TurkStream (che passa dalla Turchia e dai Balcani occidentali) proseguono. Così come prosegue l’importazione di gas naturale liquefatto russo, che ha raggiunto livelli record per l’Ue”, si legge su Il Foglio.

“Le rivelazioni del Financial Times, tuttavia, mostrano la stanchezza di alcuni governi europei per la guerra, la loro tentazione di ritornare alla normalità con la Russia e le divisioni tra i ventisette sulla strategia da perseguire in Ucraina e per la sicurezza in Europa. L’Ungheria di Viktor Orbán è stato accusato dal premier polacco, Donald Tusk, giocare “nel campo” di Putin. In Germania una parte della Spd, il partito del cancelliere Olaf Scholz, è nostalgica delle buone relazioni passate con Mosca, anche a costo di sacrificare l’Ucraina. Una parte del mondo imprenditoriale tedesco spera di riallacciare i rapporti energetici con Mosca per uscire da una recessione che si trascina per il terzo anno consecutivo. La Polonia, i Paesi baltici e i paesi nordici sperano che il leader della Cdu, Friedrich Merz, faccia uscire la Germania dal campo dei prudenti dopo le elezioni del 23 febbraio. (…) I paesi prudenti, lontani dalla minaccia russa, ritengono che “non sia utile contrapporre spese per la difesa e spese sociali”, spiega un funzionario”, continua il giornale.



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