La prudente audacia della diplomazia europea di fronte alla poli-crisi siriana: la ricerca di soluzioni comuni

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La dissoluzione del regime di Bashar al-Assad rappresenta l’opportunità per l’Europa di proporsi come principale interlocutore della nuova Siria, partecipando attivamente ai processi di ricostruzione economica, umanitaria, diplomatica ed energetica del paese, per una stabilizzazione e democraticizzazione strategicamente importante per le strategie di sicurezza europee e del Mediterraneo.

Lo scenario attuale in Siria

13 anni di guerra civile, oltre quattordici milioni di sfollati, sanzioni continue, terrorismo ed interventi militari di Stati terzi: la Siria è oggi una nazione da ricostruire interamente, dall’apparato economico a quello infrastrutturale, dal corpo politico a quello sociale.  

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Dal 27 novembre 2024 ad oggi, alcuni dei circa 5,7 milioni di rifugiati siriani registrati e collocati tra l’Europa, la Turchia ed il Levante hanno avuto la possibilità di recarsi al confine tra la Turchia e la Siria, con l’obiettivo di riunirsi con le proprie famiglie e rientrare nel proprio paese a seguito della caduta del regime degli Assad. 

Oltre al riavvicinamento della popolazione dispersa, però, l’avanzata di Hay’at Tahrir al-Sham a Damasco ha prodotto, secondo i dati dell’Ocha, ulteriori 1,1 milioni di sfollati interni, ai quali la Commissione europea fornirà, attraverso l’ausilio di un ponte umanitario al confine tra Turchia e Siria, 100 tonnellate di forniture sanitarie e di beni di prima necessità.

L’amnistia per i soldati del regime di Assad, l’apertura verso il pluralismo religioso, la volontà di destituire le milizie e l’intenzione di redigere una nuova Costituzione: sotto lo sguardo attento dell’intero Occidente, nonché di Russia, Iran, Israele e Turchia, le prime mosse del leader di HTS, Abu Mohammad al Jolani, nome di battaglia di Ahmad al-Shara, hanno incoraggiato i Paesi europei ed i partner regionali ad un progressivo avvicinamento diplomatico.

In primis, l’apertura da parte dell’Ue, ribadita anche dalle dichiarazioni del portavoce dello European External Action Service, Anouar El Anouni e dell’Alta Rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza, Kaja Kallas che, in attesa del Consiglio Affari Esteri del 27 gennaio, ha ribadito ad Ankara il supporto europeo alla Siria e la volontà di alleggerirne e sospenderne momentaneamente le sanzioni, con particolare attenzione sulle operazioni di sicurezza turche e sulla presenza dell’Isis in terra siriana. 

In secondo luogo, il Summit promosso dall’Arabia Saudita riguardante il processo di transizione in Siria, al quale sono seguite le dichiarazioni saudite per un aiuto internazionale e regionale che miri ad aiutarne la ricostruzione, rispettandone la sovranità e l’indipendenza ed evitando ingerenze esterne.

Il dialogo tra Unione Europea in Siria: tentativi di avvicinamento diplomatico. 

Meno di due mesi dopo l’offensiva di HTS e l’insediamento di Ahmad al-Shara come Presidente della Siria ad interim, l’Unione europea inizia a muovere i primi passi per una interlocuzione di prim’ordine con la nuova amministrazione. 

Le visite, nelle prime settimane di gennaio, dei Ministri degli Affari Esteri tedesco, francese ed italiano – Annalena Baerbock, Jean-Noel Barrot ed Antonio Tajani – a Damasco, sono un chiaro segnale della volontà dell’Ue di guidare la transizione democratica ed umanitaria siriana e di instaurare, da subito, un efficace dialogo diplomatico con la nuova amministrazione, allontanando così nuovi tentativi di avvicinamento russi ed iraniani. 

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Oltre alle visite diplomatiche ufficiali, su chiare indicazioni di Roma, Berlino e Parigi, ed a seguito di un comunicato firmato da Germania, Francia, Paesi Bassi, Spagna, Finlandia e Danimarca, l’Ue inizia ad ipotizzare un allentamento o una totale dissoluzione della politica di sanzioni imposte al regime siriano di Bashar al-Assad. Nell’ottica degli Stati europei, adeguare o eliminare parzialmente le sanzioni significherebbe coadiuvare la transizione politica, sociale ed economica siriana, migliorando le condizioni per l’invio e la ricezione di aiuti umanitari, la ricostruzione delle infrastrutture primarie e cruciali, agevolando in questo modo il ritorno volontario degli sfollati e dei profughi siriani nel loro Paese d’origine. Tra le sanzioni da revocare, spiccano quelle riguardanti l’esportazione di carburante aereo in Siria e la Syrian Arab Airlines, così come le politiche sanzionatorie sull’esportazione di tecnologie per l’estrazione di gas e petrolio e limitazioni alle partecipazioni a progetti infrastrutturali interregionali ed internazionali. 

L’Italia come medium tra Siria ed Europa

A seguito del suo incontro col Presidente ad interim Ahmad al-Shara, le dichiarazioni del vicepremier Antonio Tajani hanno sottolineato la volontà dell’Italia di posizionarsi in prima linea per il processo di ricostruzione e transizione siriano, revocando le sanzioni esistenti e fornendo aiuti per la ripresa del Paese. 

In aggiunta alle politiche sanzionatorie, il Ministro italiano ha posto la questione migratoria come uno dei principali argomenti d’interesse, sia per quanto riguarda il ripristino delle condizioni necessarie per il rientro dei cittadini siriani in patria, che per la collaborazione sul contrasto ai trafficanti di esseri umani e al traffico di droga. 

Un ponte diplomatico tra Europa e Siria: l’approccio diplomatico italiano vorrebbe, attraverso cooperazione su energia, infrastrutture salute ed università, instaurare un dialogo duraturo e saldo con Damasco, con l’obiettivo di tenere lontane ingerenze esterne, evitare ulteriori ondate migratorie e mantenere la stabilità del quadrante euro-mediterraneo.

Il ruolo dell’Italia, l’unico paese europeo ad avere una ambasciata operativa a Damasco dal 2019, prevedendo inoltre stanziamenti medi annui di oltre 40 milioni per la popolazione siriana e per la stabilizzazione dei paesi limitrofi, potrà così svilupparsi in qualità di attore principale per le dinamiche mediorientali, riconquistando un avamposto strategico di rilevante peso per l’Europa, col risultato di espandere la propria sfera di influenza all’interno e all’esterno dei confini europei

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Lo sviluppo dello scenario siriano dipenderà da una moltitudine di variabili: la risoluzione della policrisi siriana dipenderà dalla gestione della rinascita politica e civile dello Stato, il rientro degli sfollati o dei cittadini emigrati e fuggiti, la ripresa delle industrie e di un mercato che possa consentire condizioni di vita non proibitive. La sfida, tra la capacità gestionale interna di Ahmad al- Shara ed il dialogo con i suoi partner regionali (tra cui la Turchia, che da Ankara valuta possibili operazioni militari per ottenere l’allontanamento dei leader del PKK ed il disarmo della popolazione curda in Siria), sarà quella di coniugare la rinascita del tessuto socioeconomico alla gestione delle molteplici correnti islamiste armate in patria, evitando così possibili sviluppi interni parossistici e divisivi.

La competizione globale multipolare passa oggi anche per le evoluzioni siriane, attendendo ed interpretando le prossime mosse della nuova amministrazione.

Il posizionamento strategico ed il peso specifico del Paese nella competizione tra grandi potenze per la propria influenza sull’area euromediterranea sono evidenti, così come la prudente audacia della diplomazia europea, che prenderà in considerazione non un definitivo annullamento delle sanzioni alla Siria, bensì una loro sospensione, pronti a ristabilire il regime sanzionatorio nel caso in cui gli sviluppi dovessero, nuovamente, preoccupare l’Europa. 





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