In cantina – Grandi Langhe 2025: protagonista (tutto) il Piemonte di qualità

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Un’identità più solida che mai e proprio per questo in grado di osare e aprirsi.

Grandi Langhe 2025 non ha solo compiuto un importante passo avanti in termini di numeri (tra espositori e visitatori), ma anche un gesto coraggioso, premiato.

Nella confermata location delle Officine Grandi Riparazioni (un luogo che narra Torino e rinsalda passato e futuro) si è respirato un notevole fermento, fin dalle prime battute dell’evento organizzato dal Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, guidato da Sergio Germano, presidente dallo scorso maggio.

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Presenti quasi 500 cantine da Langhe, Roero ma anche dal resto del Piemonte: quest’anno, infatti, Grandi Langhe si è aperto alle altre denominazioni tutte insieme (invece che parzialmente, a rotazione), consentendo un viaggio appassionante in tutta la regione. Inoltre, per l’intera durata della manifestazione una sala degustazione è stata dedicata alla stampa con le ultime annate rilasciate in commercio di tutte le Docg e Doc piemontesi: la risposta è stata entusiastica.

Questa è la nona edizione e la quarta in questa cornice, che ha consentito di mettere a frutto le due giornate ed evitare la dispersione degli spostamenti.

«La bellezza di questa officina – osserva Sergio Germano – si unisce a un altro elemento: non si vede l’esterno e la concentrazione del pubblico è tutta sui vini, i protagonisti. L’anno scorso avevamo avuto 300 aziende tra Langhe e Roero, con una lista d’attesa di altre 60. Allora si è voluto l’ampliamento della superficie e si è fatto avanti un mio sogno, condiviso con altri del nuovo Cda: aprirci al resto del Piemonte». Si sale così a quota 500 cantine, di cui il 20% viene da altre zone della regione, dove le denominazioni stanno conquistando un crescente interesse.

Il fattore chiave dietro questa svolta, non è per nulla scontato nel nostro Paese: «Il gioco di squadra, che è verso il territorio. – spiega ancora il presidente del Consorzio – La maggior parte era d’accordo sulla scelta e ora a tutti sta piacendo questo assetto globale». Più aziende significano una quota maggiore di pubblico distribuito negli stand, pronto a scoprire le diverse anime del Piemonte.

Ma c’è un altro passo fondamentale e riguarda la comunicazione: la sala dedicata alla stampa, «presa letteralmente d’assalto fin dalla prima giornata. – rileva Germano – Abbiamo accolto moltissimi giornalisti dall’Asia, ma anche Australia, Canada, Stati Uniti, Nord Europa».

Si sono accreditati 5mila operatori (un 20% in più rispetto allo scorso anno) che carica in un periodo su cui occorre chiarezza comunicativa per le dinamiche sul codice della strada e dintorni. «Il bere consapevole non sta solo nella dose: bisogna far capire che il vino deve stare fuori dai concetti di alcolismo, soprattutto quello di qualità che siamo obbligati a produrre in questo fantastico territorio».

Inoltre – prosegue Germano -, il vino esalta il cibo e viceversa; è un’esperienza di godimento che va semplicemente dosata come tutte le altre. «E ricordiamoci – concludendo su questo tema – che i limiti sono uguali; le pene casomai sono più aspre. Basta ricordarci di usare l’etilometro per misurarci. Beviamo e facciamo come in tante altre zone: se andiamo in quattro a cena, uno sta più attento senza privarsi del piacere del vino».

L’evento, comunque, offre più di uno spunto per il futuro: sprona a una comunicazione sempre più capillare, a partire dal racconto a livello internazionale; poi, occorrerà affinare le offerte già emerse quest’anno. Il format ha fatto un salto di qualità: ora deve proseguire in questa direzione e, a tal motivo, sarà importante il sostegno delle istituzioni che sembrano aver capito il valore della manifestazione.

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Lo sguardo tra gli stand ci porta, però un’immagine che condividiamo con Sergio Germano: i giovani hanno risposto presente.

«Quello che è bello da vedere è innanzitutto il ricambio generazionale dei produttori. – precisa Germano – Vedo tanti giovani, che sono la generazione dei miei figli. Sono qui al desk, fanno interscambio, squadra, si confrontano. Di conseguenza, anche i giovani si aprono al vino: tocca a noi creare questa consapevolezza del consumo. Bere consapevole, non solo nella dose, ma nella qualità».

In effetti, tra le cantine si percepisce il desiderio di sperimentare accanto alla fierezza per la propria storia.

Allo stand di Josetta Saffirio si avverte l’entusiasmo che collega i tempi percorsi dalle generazioni. Parliamo di una realtà con oltre due secoli di tradizione vitivinicola a Monforte d’Alba che, dal 2023, è entrata nella holding Brave Wine, fondata dall’imprenditore Renzo Rosso. Si percepisce l’orgoglio con la presentazione della linea Cru che culmina nel Barolo Riserva Mille​novecento​48 Docg (annata 2018), 100% Nebbiolo da un vigneto impiantato, appunto, nel 1948.

Sara Vezza è discendente del fondatore Ernesto Saffirio e il suo arrivo non si vede solo nella crescente attenzione all’ambiente, ma anche in quella volontà di fare ricerca, espressa pure nelle bollicine. Ecco Sara Vezza Alta Langa Docg Brut Metodo Classico, 50% Pinot Nero e 50% Chardonnay, prodotto a 700 metri, a Murazzano: «È importante non perdere il binario, ma interpretare il territorio in modo contemporaneo».  

Elena Battaglino

Si illumina Elena della cantina Battaglino, mentre trasmette tutta la passione di papà Fabrizio che è ormai sua.

Si sofferma sui suoli e sulle tecniche in atto (e in esplorazione) del Roero Arneis Docg, e ci conduce a una Riserva Bastia del 2021, che è un abbraccio di note balsamiche, dopo due annate in cui non si è potuto procedere causa meteo.

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Grandi Langhe, grandi passioni insomma. E ce lo conferma lo sguardo di Elisa Semino de La Colombera: nel Piemonte che si vuole raccontare al mondo, non poteva mancare il Timorasso.

Piemonte: una regione intera da comunicare, promuovere, valorizzare.



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