lo scontro in cui l’Italia fermò l’Impero austro-ungarico

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La seconda battaglia del Piave, soprannominata anche “battaglia del solstizio” da Gabirle d’Annunzio, fu combattuta tra il 15 e il 24 giugno 1918, nel corso della Prima Guerra Mondiale, dall’esercito italiano contro le forze dell’Impero austro-ungarico. Lo scontro trasse origine dal fatto che, in seguito alla battaglia di Caporetto del 1917, le truppe dell’Austria-Ungheria avevano occupato un vasto settore del territorio italiano e nel giugno del 1918 avevano deciso di lanciare una nuova offensiva per costringere l’Italia alla resa. Dopo il trauma di Caporetto, l’esercito italiano subì una profonda riorganizzazione, guidata da Armando Diaz, che garantì una linea difensiva più coesa lungo il Piave e una migliore gestione delle risorse. L’esercito italiano, grazie anche al supporto fornito dagli alleati inglesi e francesi, riuscì a reggere all’urto e a bloccare l’avanzata del nemico. Pochi mesi dopo lo scontro, i soldati italiani poterono contrattaccare e riconquistare i territori persi dopo la sconfitta di Caporetto. La battaglia del solstizio è un elemento importante della memoria patriottica italiana ed è famosa anche per la partecipazione, come volontario della Croce Rossa, di un celebre scrittore: Ernest Hemingway.

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La seconda battaglia del Piave

La Prima Guerra Mondiale e la rotta di Caporetto: la prima battaglia del Piave

Per comprendere la battaglia del solstizio, va ricordato che nella Prima Guerra Mondiale le forze italiane combatterono soprattutto nei pressi del fiume Isonzo, in Friuli, mentre un altro fronte, meno importante, si trovava in Trentino. Il conflitto era una guerra di posizione: gli eserciti stazionavano nelle trincee, dalle quali uscivano per andare all’assalto delle trincee nemiche, situate a breve distanza, sotto il fuoco di mitragliatrici e cannoni.

Gli assalti consentivano di conquistare pochi chilometri, se non poche centinaia di metri, al costo di un gran numero di vite umane. Dal 1915 all’agosto del 1917 furono combattute undici battaglie presso l’Isonzo ma il fronte si spostò solo di pochi chilometri. Il risultato più significativo fu la conquista italiana di Gorizia nel 1916.

Nell’ottobre del 1917, però, la situazione cambiò. Gli austriaci, supportati da truppe tedesche, sfondarono il fronte nei pressi della località di Caporetto (oggi Kobarid, in Slovenia) e costrinsero l’esercito italiano a retrocedere di 150km, dall’Isonzo al fiume Piave. In novembre, nella prima battaglia del Piave, i soldati italiani riuscirono faticosamente a costituire una linea difensiva e a bloccare l’avanzata del nemico. Tutto il Friuli e un settore del Veneto furono occupati dagli austriaci.

Avanzata austro–tedesca di Caporetto

I piani degli austriaci sul Piave

Il fronte si stabilizzò sul Piave per diversi mesi. In Italia, la sconfitta di Caporetto costituì uno shock terribile, dal quale però il Paese e le forze armate riuscirono a riprendersi. Dopo la sconfitta, furono sostituiti sia il governo, con la nomina di Vittorio Emanuele Orlando a presidente del consiglio, sia il comando supremo dell’esercito, che passò da Luigi Cadorna ad Armando Diaz. Gli alleati, inoltre, decisero di supportare le truppe italiane e inviarono alcuni rinforzi

Gli austriaci, dal canto loro, erano allo stremo delle forze ed erano consapevoli di non poter continuare la guerra a lungo. Decisero perciò di lanciare un attacco decisivo, che avrebbe consentito di sfondare la linea difensiva sul Piave, di dilagare nella Pianura padana e di costringere l’Italia a chiedere l’armistizio. A tale scopo, schierarono 73 divisioni, per un totale di circa 946.000 uomini e 6.800 cannoni. Gli italiani erano a conoscenza dei movimenti degli austriaci grazie all’osservazione aerea e si aspettavano l’attacco. Per reggere l’urto dell’Impero, l’esercito italiano, rinforzato da alcuni reparti francesi e inglesi, disponeva di circa 965.000 uomini e 7.000 cannoni.

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Passerella austriaca sul Piave

La battaglia del solstizio: scontri sul Monte Grappa e sul Piave

L’attacco ebbe inizio il 15 giugno lungo un ampio tratto del Piave. Gli austriaci riuscirono ad avanzare in alcuni settori, servendosi di piattaforme e passerelle di legno per attraversare il fiume. Inoltre, occuparono alcune postazioni strategiche sul Monte Grappa, tra le quali la cima nota come Col Moschin. L’esercito italiano, però riuscì a reagire. Sul massiccio del Grappa, gli Arditi, cioè le truppe d’assalto, riuscirono a riconquistare il Col Moschin. Lungo il corso del fiume, l’esercito fu in grado respingere il nemico.

Il comando supremo fece un uso efficace dell’aviazione, all’epoca ancora poco sviluppata, per bombardare le piattaforme posizionate dagli austriaci sul Piave. In tal modo, i reparti che avevano già attraversato il fiume si trovarono isolati. Il punto di avanzato nel quale giunsero gli austriaci fu la località di Fagarè, oggi Fagarè della Battaglia, frazione del comune di San Biagio di Callalta, in provincia di Treviso. Entro il 24 giugno tutte le unità austriache furono obbligate a tornare sulla sponda orientale del fiume. L’offensiva era fallita.

Mappa della Battaglia

Le conseguenze della seconda battaglia del Piave

La seconda battaglia del Piave provocò perdite numerose: tra gli austriaci, i morti furono quasi 12.000 e le perdite totali, compresi feriti e prigionieri, ammontarono a 118.000 uomini. Gli italiani e i loro alleati persero 91.000 uomini, dei quali circa 8.400 morti. La battaglia fu l’ultimo grande tentativo offensivo delle forze armate austriache, ormai a corto di risorse e alle prese con una situazione politica interna sempre più deteriorata. Pochi mesi dopo, l’esercito italiano, sfruttando i successi degli alleati sul fronte occidentale, fu in grado di contrattaccare e recuperare i territori persi con la sconfitta di Caporetto. A novembre la guerra terminò con la sconfitta dell’Austria.

Celebre scritta vergata durante la battaglia

La memoria della battaglia del solstizio

La battaglia è entrata nella “mitologia nazionale” italiana. Poco dopo i fatti, Gabriele d’Annunzio, l’intellettuale nazionalista più in vista del momento, battezzò la Seconda battaglia del Piave come “battaglia del solstizio”, perché combattuta durante il solstizio d’estate. Inoltre, in ricordo della battaglia il paroliere E. A. Mario compose la canzone La leggenda del Piave, nota anche come Canzone del Piave o Il Piave mormorava, che si diffuse subito tra i soldati e divenne uno dei canti patriottici più popolari. Al Piave e al Monte Grappa sono oggi intitolate strade e piazze in tutta Italia e un reparto d’assalto dell’esercito è denominato “Col Moschin” in memoria del contrattacco del 1918.

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La battaglia del solstizio è famosa anche per la presenza di uno scrittore famoso: Ernest Hemingway che, diciottenne volontario della Croce Rossa statunitense, operò in Italia durante la guerra e trasse ispirazione da quell’esperienza per il romanzo Addio alle armi.





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