“Sicuramente“. Così Donald Trump, parlando ai reporter nello Studio Ovale, ha confermato l’intenzione di imporre dazi sulle importazioni anche dall’Unione europea, dopo l’entrata in vigore dal 1° febbraio di quelli nei confronti di Canada, Messico e Cina. “Volete la risposta vera o quella politica? Certo che lo farò, l’Europa ci ha trattati malissimo“, ha detto. Parole a cui un portavoce della Commissione europea ha risposto con fermezza, richiamando le posizioni già espresse nei giorni scorsi dalla presidente Ursula von der Leyen e dal commissario al Commercio Maroš Šefčovič: “L’Ue resterà fedele ai suoi principi e, se necessario, sarà pronta a difendere i propri interessi legittimi”. “Non c’è niente che Canada, Messico e Cina possano fare per evitare i dazi”, ha detto Trump nello Studio Ovale. Abbozzando anche un calendario dei prodotti che verranno tassati: dopo acciaio e farmaceutici, per cui le tariffe sono entrate in vigore il 1° febbraio, “attorno al 18 febbraio” toccherà a microchip, petrolio e gas.
Immediata la reazione del governo canadese, che tramite il premier Justin Trudeau si è detto pronto a rispondere con “forza e immediatamente. Non è quello che vogliamo ma, se andrà avanti, agiremo anche noi”. Il giorno successivo si è fatto sentire anche Mark Carney, il favorito alla carica di primo ministro dopo le dimissioni di Trudeau: “Il presidente Trump probabilmente pensa che il Canada cederà. Ma noi siamo intenzionati a resistere al bullo e non ci tireremo indietro, siamo uniti e reagiremo”, ha detto. In Messico, invece, la presidente Claudia Sheinbaum ha convocato una riunione di urgenza con i ministri interessati del suo governo. In precedenza, Sheinbaum aveva assicurato che il Messico è pronto “a qualsiasi scenario” e agirà “con sangue freddo”, mantenendo al contempo sempre aperto “il dialogo” con Washington.
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