La Commissione Servizi Sociali, presieduta da Marco Colledanchise, ha presentato un progetto innegabilmente ben organizzato. Dal 2016, con percorsi di integrazione basati sul lavoro e sull’autonomia, il SAI ha garantito risultati notevoli: un tasso di occupazione dei beneficiari superiore al 95% e un’accoglienza diffusa che evita la ghettizzazione. Un successo che, però, solleva una questione politica ed etica: se funziona per loro, perché non possiamo fare lo stesso per i cittadini locali in difficoltà?
Il progetto, come ha sottolineato Colledanchise, non pesa sulle casse del Comune di Alghero: “Non toglie case, non toglie denaro. Crea opportunità.”
I fondi provengono dal Ministero dell’Interno e dal 2016 hanno permesso di accogliere circa 200 persone in percorsi di inclusione reale: non solo ospitalità, ma anche supporto abitativo, lavorativo e sociale. La scelta di utilizzare appartamenti dislocati nei quartieri cittadini ha garantito un’accoglienza diffusa, evitando fenomeni di ghettizzazione. Dal 2022, inoltre, il progetto è stato ampliato per accogliere anche profughi ucraini, raddoppiando i posti disponibili da 20 a 40.
L’integrazione, però, non è solo una questione di numeri.
Come ha spiegato Colledanchise, “Qui non si parla di ideologie, ma di persone, di percorsi di autonomia, di storie di chi è riuscito a ricostruire la propria vita grazie a un sistema di accoglienza che funziona.” Queste parole trovano riscontro nei dati: quasi tutti i beneficiari del progetto hanno trovato lavoro, dimostrando che il SAI non è un sistema assistenziale, ma un trampolino verso l’indipendenza.
Ma nonostante questi risultati, resta un problema di percezione: mentre i migranti trovano sostegno, molti algheresi restano in difficoltà. La distinzione tra fondi ministeriali per i migranti e risorse comunali per i cittadini locali è chiara per le istituzioni, ma non per chi fatica a trovare una casa o un lavoro stabile.
Durante la Commissione, è emerso anche il problema abitativo: affitti elevati e scarsità di soluzioni accessibili rischiano di compromettere il percorso di autonomia dei migranti, ma sono una realtà quotidiana anche per gli algheresi.
Se il 95% dei migranti accolti ha trovato lavoro, perché lo stesso risultato non è raggiungibile per i tanti disoccupati locali? La stagionalità del lavoro legato al turismo rappresenta una sfida che colpisce indistintamente migranti e algheresi, ma è qui che il Comune dovrebbe intervenire con politiche di sostegno mirate, senza lasciare nessuno indietro.
L’incontro si è concluso con un impegno da parte delle istituzioni a trovare soluzioni per le criticità emerse, ma per il centrodestra il vero nodo resta la disparità percepita dai cittadini. L’integrazione funziona solo se non crea divisioni, e ad Alghero questa coesione sociale rischia di incrinarsi se ai cittadini locali non vengono garantite le stesse opportunità. “Non si tratta solo di accoglienza, ma di costruire comunità più coese e solidali”, ha detto Colledanchise. Un obiettivo condivisibile, ma che per essere credibile richiede che anche gli algheresi ne traggano dei frutti per non essere facilmente contestabile.
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