Accordo di coesione: un’opportunità per il rilancio locale

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Il via libera da parte del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile all’accordo per la Coesione tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Regione Puglia è un passaggio fondamentale per il rilancio dell’iniziativa economica del nostro territorio. Parliamo di risorse per oltre quattro miliardi e cinquecento milioni di euro a valere sul Fondo Sviluppo e Coesione e oltre un miliardo e settecento milioni a favore del Programma Operativo Complementare a valere sul Fondo di Rotazione ex Legge 183/1987 e sul cofinanziamento della Regione Puglia.

Come ha sottolineato il presidente della Regione Michele Emiliano, si è concluso «un impegnativo e lungo percorso di confronto con il Governo nazionale», durante il quale non sono mancati contrasti, ma ora è possibile «l’avvio di importanti investimenti in aiuti alle imprese, nei trasporti, nelle risorse idriche, nell’ambiente, nel welfare, nello sviluppo delle attività culturali e della promozione turistica, nello sviluppo urbano e nelle politiche del lavoro».

Complessivamente, oltre sei miliardi di euro che impongono un lavoro concreto di attuazione da parte dell’istituzione regionale ma anche di stretta collaborazione con le imprese. Non si tratta solo di quantità di fondi ma anche di qualità, ovvero di capacità di concretizzare queste risorse in termini di sviluppo. I margini temporali non possono essere una variabile indipendente, come ci stanno dimostrando anche i progetti del PNRR, che dovrebbero essere conclusi entro il 2026.

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Si tratta non solo di spendere bene ma di far valere questi fondi come leva di sviluppo, in un passaggio particolarmente delicato dell’economia locale; in questa logica, è decisivo il ruolo della Regione che quest’anno, peraltro, vedrà rinnovare le sue rappresentanze elettive.

Non dobbiamo nasconderci il dato congiunturale. L’Italia a oggi è praticamente stagnante (+0,5% nel 2024), con gli ultimi due trimestri senza slancio e con un’occupazione che non avanza come nei primi sei mesi dell’anno scorso. Nel frattempo, aumentano le richieste di cassa integrazione e l’industria resta in stallo da oltre 22 mesi.

Tutta l’Eurozona fatica, a cominciare dalla «locomotiva» tedesca. Anche il nostro Mezzogiorno, che pure mostra segnali di particolare dinamismo rispetto ad altre regioni, non viene certo risparmiato dalle difficoltà geopolitiche anche al di là dei paventati annunci di dazi Usa. In questo clima di incertezza, i fondi comunitari e nazionali resi appena disponibili alla Puglia risultano determinanti. Soprattutto per cercare di costruire uno sviluppo indispensabile per rilanciare un’economia che ha bisogno di investimenti e di produttività, nel manifatturiero come in agricoltura. Sono dinamiche che già erano state indicate nella cosiddetta agenda Draghi.

Come non concordare sul fatto che non è più sostenibile un modello economico europeo basato sulla domanda esterna e su salari bassi. Lo conferma un Pil che cresce meno dell’occupazione e i consumi interni che non decollano, nonostante i tagli della Bce e un’inflazione ancora contenuta.

In questo scenario, le risorse dei fondi comunitari, a cominciare da quelli di coesione, risultano particolarmente importanti non solo per «far girare» l’economia ma per costruire un nuovo processo di sviluppo, possibile solo con una grande collaborazione, sociale e politica. Anche perché non si può certo procedere solo chiedendo aiuti e sostegni, specie con un debito pubblico che ormai galleggia intorno ai tremila miliardi di euro e tra i paletti del piano strutturale di bilancio.

È quindi determinante un protagonismo delle imprese e delle rappresentanze economiche e sociali. Assieme a un ruolo ancora più incisivo delle istituzioni locali e non attraverso l’Autonomia differenziata o con un «ognuno per proprio conto» che indebolisce tutti, ma con una capacità nuova di lavorare insieme, nell’interesse di tutti e nonostante le «differenze» del confronto elettorale. Una capacità che deve tradursi nell’azione concreta di governo della prossima legislatura regionale, per affrontare con coraggio le sfide di un mondo che cambia con grande velocità.



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