AGI – “Il Canada dovrebbe diventare il nostro amato 51esimo Stato. Tasse molto più basse e una protezione militare di gran lunga migliore per il popolo canadese e niente dazi!”. Lo scrive il presidente Usa, Donald Trump su Truth. “Paghiamo centinaia di miliardi di dollari per sussidiare il Canada. Perché? Non c’è motivo. Non abbiamo bisogno di nulla di ciò che hanno loro. Abbiamo energia illimitata, dovremmo costruire le nostre auto e avere più legname di quanto potremmo mai usare. Senza questo massiccio sussidio, il Canada cessa di esistere come Paese vitale. Duro ma vero! Pertanto, il Canada dovrebbe diventare il nostro amato 51esimo Stato”.
Trump ha anche dichiarato che gli americani potrebbero provare “dolore” economico a causa dei dazi sui principali partner commerciali, ma ha affermato che “ne varrà la pena” per garantire gli interessi degli Stati Uniti. “Ci sarà un po’ di dolore? Sì, forse (e forse no!)” ha scritto in stampatello sulla sua piattaforma social Truth, il giorno dopo aver firmato i dazi su Messico, Canada e Cina per problemi di immigrazione illegale e traffico di droga. “Ma renderemo l’America grande di nuovo, e tutto questo varrà il prezzo da pagare. “Siamo un paese che ora viene gestito con buon senso e i risultati saranno spettacolari”, ha aggiunto.
Il Canada, comunque, intensificherà le sue ritorsioni contro i dazi annunciati da Trump secondo necessità e non farà marcia indietro nonostante la minaccia del presidente degli Stati Uniti di intensificare le proprie sanzioni. Lo ha affermato il ministro delle Finanze canadese Dominic LeBlanc in un’intervista rilasciata al quotidiano Star Sunday. LeBlanc ha detto che quanto annunciato è solo “la risposta iniziale del governo canadese”. “Ma se i dazi Usa saranno ancora in vigore tra settimane e mesi” “allora prenderemo in considerazione altre misure aggiuntive, comprese misure non tariffarie, ma si tratta di una risposta proporzionata che verrà ampliata man mano che vedremo dove si troverà l’economia canadese nelle prossime settimane”.
LeBlanc non ha voluto commentare le nuove uscite di Trump sui social: “Non credo che sia costruttivo per noi rispondere a ogni post sui social media che il presidente pubblica, il nostro lavoro non è quello di reagire ora per ora a ciò che la gente dice, sia sui social media che sui media americani, il nostro lavoro è, in questo particolare momento, capire qual è la risposta appropriata, per convincere gli americani che non è nel loro interesse economico continuare così”. LeBlanc ha anche presentato l’elenco completo degli articoli interessati dai dazi su beni statunitensi per un valore di 30 miliardi di dollari, nella prima fase della risposta del Canada ai dazi statunitensi. Lo scrive la Cnn. Tra gli articoli in vendita figurano prodotti americani, alcolici, abbigliamento, elettrodomestici, utensili, armi da fuoco e molto altro.
Il Canada, in ogni caso, ha intenzione di presentare un reclamo all’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) contro i dazi di Trump e cercherà anche di ottenere un risarcimento nell’ambito di un accordo regionale di libero scambio. “Il governo canadese considera chiaramente queste tariffe una violazione degli impegni commerciali assunti dagli Stati Uniti”, ha dichiarato un funzionario, parlando a condizione di anonimato, citando il WTO e l’accordo USA-Messico-Canada firmato dallo stesso Trump nel 2018. “Ovviamente perseguiremo i ricorsi legali che riteniamo di avere attraverso gli accordi che condividiamo con gli Stati Uniti”.
Intanto, l’ambasciatrice canadese negli Stati Uniti, Kirsten Hillman, ha detto di “sperare” che i dazi imposti da Trump ai prodotti del Canada non vengano messi in atto il 4 febbraio. “Siamo speranzosi – ha commentato a Abc News – che non diventino effettivi martedì. Siamo pronti a continuare a dialogare con l’amministrazione Trump riguardo ai temi legati alla gestione del confine e di altre questioni che il presidente sostiene siano alla base della sua decisione”. Tra questi, ha spiegato Trump ieri, c’è il flusso negli Stati Uniti di fentanyl, l’oppioide a cui è attribuita la morte di circa centomila persone in Usa ogni anno.
Nel frattempo si allarga il trend di proteste dei canadesi nei confronti di Trump e della guerra commerciale che il presidente degli Stati Uniti ha avviato contro il Canada. Dopo i fischi all’inno americano da parte dei tifosi canadesi di hockey a Ottawa, sabato, prima della sfida tra i Senators e la squadra dei Minnesota Wild, la stessa scena si è vissuta in casa dei Toronto Raptors, franchigia di basket Nba: quando è stato eseguito, come tradizione, l’inno americano in omaggio agli avversari, i Clippers di Los Angeles, i tifosi hanno cominciato a urlare “buu” in segno di protesta.
Dal Canada si passa al Messico dove si teme che il prezzo medio delle auto negli Stati Uniti possa aumentare di tremila dollari a causa della guerra dei dazi. Lo sostiene la National Auto Parts Industry del Messico, associazione che riunisce più di 700 produttori di componenti per auto che si trovano in Messico. Le tariffe del 25 per cento imposte da Trump alle importazioni provenienti dal Paese confinante a sud aumenteranno fino a un massimo di otto volte i costi delle procedure di assemblaggio delle parti. Inoltre la produzione industriale potrebbe calare di un milione di veicoli. Gli Stati Uniti importano dal Messico veicoli per un valore di 87 miliardi di dollari e componenti per 64 miliardi. “Le tariffe al 25% decise da Trump avranno un grave impatto sulle economiche Usa e del Messico”, ha commentato la presidente del Messico Claudia Sheinbaum, che ha anche “respinto categoricamente” la dichiarazione degli Stati Uniti secondo cui il “Messico ha legami con i cartelli della droga”.
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