Gian Marco Chiocci, il discorso al Premio Bandiera

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Il 1 febbraio 2025, Gian Marco Chiocci, direttore del Tg1, ha ricevuto il prestigioso Premio Bandiera di Gubbio, un riconoscimento che celebra il forte legame tra la città eugubina e coloro che, attraverso il proprio lavoro e la propria passione, ne promuovono l’identità e i valori. Nel suo toccante discorso, Chiocci ha sottolineato con emozione il profondo attaccamento alla sua terra d’origine, tracciando un filo rosso che unisce il passato al presente, la tradizione alla modernità.

Sin dalle prime battute del suo intervento, Gian Marco Chiocci ha espresso un misto di stupore e gratitudine per l’assegnazione del Premio Bandiera, ammettendo di non essere un amante dei riconoscimenti ma di sentirsi profondamente onorato da questo tributo. Con un tono sincero e affettuoso, ha evocato il legame viscerale con Gubbio, una città che per lui significa casa, radici, storia e tradizioni.

Chiocci ha ricordato come il senso di appartenenza a Gubbio sia stato per lui una costante, anche se non vi è nato fisicamente: “Io sono purtroppo nato altrove, ma il sangue, le viscere, mi hanno sempre legato a Gubbio. Questo amore è cresciuto con me ed è diventato ancora più forte nel tempo. Le sue parole hanno toccato il cuore dei presenti, evocando l’orgoglio di appartenere a una comunità ricca di storia e tradizioni.

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Nel suo discorso, il direttore del Tg1 ha poi tracciato una linea di continuità tra passato e presente, tra generazioni di eugubini che hanno contribuito a rendere la città un luogo unico. Ha citato con affetto i membri della sua famiglia, menzionando i Chiocci, i Farneti e altre storiche famiglie di Gubbio. Un pensiero speciale è stato dedicato a chi non c’è più, ma che ha lasciato un’impronta indelebile nella sua vita e nella storia della città.

Gian Marco Chiocci ha parlato della sua infanzia e delle esperienze vissute nella Città di Pietra

L’emozione ha preso il sopravvento quando Chiocci ha parlato della sua infanzia e delle esperienze vissute nella città medievale: “Ancora oggi impazzisco per la crescia, per il friccò, per l’odore del fumo nei vicoli, per i camini accesi nelle case”. Queste parole semplici ma profonde hanno descritto l’anima autentica di Gubbio, un luogo che non è solo geografico, ma anche interiore.

Uno dei punti centrali del suo intervento è stato il ruolo degli Sbandieratori di Gubbio, che Chiocci ha definito veri e propri ambasciatori della città nel mondo. Ha sottolineato come questi artisti della bandiera tramandino, di generazione in generazione, valori fondamentali come il senso di appartenenza, la cultura e la tradizione.

“Gli Sbandieratori sono un biglietto da visita straordinario per Gubbio. Tantissime città vorrebbero avere un simbolo così forte e riconoscibile, soprattutto in un’epoca dominata dal digitale e dai social media”, ha affermato Chiocci, evidenziando come il loro ruolo sia fondamentale per mantenere viva l’identità eugubina.

La sua ammirazione per gli Sbandieratori si riflette anche nell’educazione dei suoi figli, ai quali ha sempre cercato di trasmettere il rispetto e l’amore per queste tradizioni. Ha raccontato con orgoglio come i suoi figli, pur non essendo nati a Gubbio, siano pazzi della città e delle sue manifestazioni più emblematiche, come la Festa dei Ceri e gli spettacoli degli Sbandieratori.

Il suo incarico gli ha permesso di dare grande visibilità a Gubbio attraverso il TG1

Nel corso del suo intervento, Gian Marco Chiocci ha parlato anche del suo ruolo di giornalista e direttore del Tg1, un incarico che gli ha permesso di dare grande visibilità a Gubbio attraverso i canali dell’informazione nazionale. Ha ricordato come nel corso degli anni abbia sempre cercato di raccontare la città con orgoglio e dedizione, dedicando spazio a eventi importanti come la Festa dei Ceri, l’accensione dell’Albero di Natale più grande del mondo e i numerosi fatti di cronaca che hanno interessato la città.

Con una punta di ironia, ha rivelato che alcuni colleghi scherzosamente lo chiamano “Tele Gubbio”, proprio perché negli ultimi tempi il Tg1 ha dedicato ampio spazio alla città e alle sue peculiarità. Ma per Chiocci questo non è un caso, bensì una missione: “Se si parla di più di Gubbio e aumentano gli ascolti, vuol dire che la città interessa, che ha qualcosa di unico da raccontare”.

Il Premio Bandiera, attestato di affetto da parte della sua città

Uno degli episodi più significativi raccontati dal giornalista è stata la notizia del ritorno di un quadro rubato, la Madonna del Melograno, un evento che ha suscitato grande interesse a livello nazionale e che ha dimostrato ancora una volta quanto Gubbio sia una città viva, ricca di storia e cultura.

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Concludendo il suo intervento, Chiocci ha riflettuto sulla sua carriera, ammettendo che mai avrebbe immaginato di arrivare a dirigere il Tg1 e di ricevere un riconoscimento così prestigioso nella sua città del cuore. Ha ricordato i tanti sogni realizzati nel corso della sua carriera, dalle interviste ai Capi di Stato e al Papa, fino all’opportunità di dirigere il telegiornale più importante d’Italia.

Tuttavia, il Premio Bandiera rappresenta per lui un traguardo speciale, perché non è solo un riconoscimento professionale, ma un attestato di affetto da parte della sua città. “Essere qui stasera è un’emozione indescrivibile. Per il momento, mi godo questo premio e questo momento”, ha detto Chiocci, chiudendo il suo discorso tra gli applausi scroscianti della platea.

Gubbio, con la sua storia millenaria e le sue tradizioni secolari, continua a essere un punto di riferimento per chi crede nell’importanza della memoria e dell’identità. E grazie a figure come Gian Marco Chiocci, la sua voce risuona forte anche al di fuori dei confini cittadini, testimoniando che l’orgoglio di essere eugubini non conosce barriere di spazio e di tempo.



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