PREZZO ENERGIA/ Perché in Italia è più alto che negli altri Paesi Ue

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La stima preliminare del Pil pubblicata nei giorni scorsi dall’Istat indica una crescita zero dell’economia italiana nell’ultimo trimestre del 2024. Un rialzo dei prezzi dell’energia frenerebbe ulteriormente la crescita e aumenterebbe le difficoltà delle imprese manifatturiere già alle prese con un calo dell’export e della produzione, con una grave crisi nella moda e nella meccanica e con la lenta riduzione dei tassi di interesse da parte della Bce.



La recessione in Germania, principale mercato dell’export italiano, ha ridotto del 5,1% la domanda tedesca dei prodotti del made in Italy. La perdita di competitività data dagli alti costi dell’energia è più intensa per le micro e piccole imprese, più diffuse in Italia rispetto agli altri maggiori Paesi europei. Le piccole imprese sono penalizzate dallo squilibrio del prelievo fiscale e parafiscale sui consumi di energia elettrica. Una rassegna delle più recenti evidenze statistiche ci consente di fare il punto sull’evoluzione dei prezzi energetici in Italia.

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Le tensioni sui mercati all’ingrosso a inizio 2025 – A inizio anno si consolidano i preoccupanti segnali rialzisti dei prezzi dell’energia già manifestati nel corso del 2024. A gennaio 2025 l’indice del prezzo sul mercato del gas (Italian Gas Index, IGI) elaborato dal GME sale del 60,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e dell’80,0% rispetto ai minimi dello scorso febbraio, mentre il prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica a gennaio 2025 sale del 44,2% su base annua e del 64,8% dal minimo di aprile 2024.

Sale lo spread elettrico – L’analisi delle statistiche del GME evidenzia che il prezzo all’ingrosso sul mercato elettrico italiano è generalmente più alto delle altre borse europee, ma con lo scoppio della crisi energetica si è impennato lo spread di prezzo pagato sul mercato italiano rispetto alla media europea (ponderata con i consumi di elettricità), che è passato dal 16,3% del 2021 al 44,3% del 2024, un divario che penalizza la competitività delle imprese italiane. Si registrano tensioni anche sui prezzi retail: l’aggiornamento di Arera per il primo trimestre del 2025 indica prezzi della bolletta elettrica in aumento del 18,2%, su cui pesano le “tensioni geopolitiche in alcune aree strategiche e il rialzo stagionale dei prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica, correlato alle quotazioni del gas naturale in vista della stagione invernale“. Su questa correlazione dei prezzi delle commodities energetiche influisce l’elevato uso del gas nel mix di generazione elettrica: l’elaborazione dei dati dell’Agenzia internazionale dell’energia evidenzia che nel 2023 l’Italia produce il 46% dell’energia elettrica utilizzando il gas, a fronte del 22,5% della Spagna, del 17,1% della Germania e del 5,9% della Francia.



I prezzi dell’elettricità per le piccole imprese italiane sono i più alti dell’Ue a 27 – La spinta al rialzo dei prezzi dell’elettricità allarga il divario di competitività per il sistema delle micro e piccole imprese. L’analisi dei dati di Eurostat evidenzia che il prezzo dell’energia elettrica delle imprese nella classe di consumo fino a 20 MWh, nella quale si addensa l’88% dei punti di prelievo del mercato non domestico, nel primo semestre 2024 risulta il più alto tra i 27 Paesi dell’Ue e superiore del 22,5% alla media europea.

Un rialzo prolungato del costo dell’elettricità nel corso del 2025 si cumulerebbe al pesante impatto della crisi energetica che, nel biennio 2022-2023, ha determinato per le micro e piccole imprese italiane un divario di costo con i competitor europei che Confartigianato ha stimato pari a 11,8 miliardi di euro.

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Gli squilibri del prelievo fiscale e degli oneri di sistema – Sul gap di competitività per le micro e piccole imprese pesa la disparità del prelievo degli oneri generali di sistema. Secondo i dati di Arera, nel 2023 il gettito per gli oneri di sistema ammonta a 8,2 miliardi di euro – di cui l’83% sui clienti non domestici – con un sistema di prelievo per unità di consumo fortemente regressivo, che penalizza le piccole imprese italiane in modo più accentuato dei competitor europei. Le imprese in bassa tensione determinano il 34% dell’energia prelevata dalle imprese del settore non domestico, ma pagano il 50,3% degli oneri generali di sistema e l’agevolazione per le imprese a forte consumo di energia elettrica.

Anche sul fronte dei carburanti pesa un’eccessiva pressione fiscale, con l’Italia che registra l’accisa sul gasolio per autotrazione più alta dell’Eurozona.

La bolla del 2022 non si ancora sgonfiata – L’escalation dei costi dell’energia innescata dalla crisi del 2022 non è ancora completamente rientrata. Si delinea una “nuova normalità” in cui i prezzi si sono assestati su livelli più alti del passato. Nel 2024 l’indice del prezzo al consumo di elettricità e gas è del 46,9% superiore a quello del 2021, precedente allo scoppio della crisi energetica.

Dall’analisi incrociata dei differenti vettori dei prezzi emergono alcuni aspetti critici. Nel 2024 il prezzo medio di acquisto all’ingrosso dell’elettricità in Italia è del 13,5% inferiore rispetto a quello del 2021, mentre i prezzi dell’energia elettrica al consumo sono del 47,1% superiori a quelli del 2021. Inoltre, nel 2024 l’Italia importa commodities energetiche – petrolio greggio e gas naturale – con prezzi che sono del 5,1% superiori a quelli del 2021, mentre i prezzi al consumo dell’energia – elettricità, gas e carburanti – sono del 37,5% superiori ai livelli del 2021. Nella media dei 27 Paesi dell’Unione europea i prezzi all’importazione sono del 23,5% superiori a quelli del 2021 (18,4 punti in più dell’Italia), con prezzi al consumo dei beni energetici che sono del 33,0% superiori a quelli del 2021 (4,5 punti in meno dell’Italia).

Queste vischiosità sottendono la presenza di criticità nella formazione dei prezzi lungo la filiera che, dall’acquisto all’estero in poi, comprende la generazione elettrica (con il relativo mix di fonti), i mercati all’ingrosso, il trasporto e la distribuzione di elettricità e gas. Come ha evidenziato l’ultima relazione annuale dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, la crisi energetica ha amplificato le asimmetrie informative e la debolezza contrattuale dei consumatori, determinando situazioni di vulnerabilità economica. Nella presentazione del Presidente si ricorda che “l’Autorità ha chiuso undici procedimenti istruttori relativi a pratiche commerciali aggressive volte a indurre i consumatori ad accettare modifiche unilaterali peggiorative dei prezzi dell’energia elettrica e del gas. Le condotte oggetto di procedimenti chiusi con accertamento dell’illecito hanno interessato 4,5 milioni di consumatori e micro-imprese, con un danno prudenzialmente stimato – sulla base dei consumi minimi calcolati da Area – di oltre 1 miliardo di euro“.

Nostre elaborazioni su dati Arera, Commissione europea, Eurostat, GME, IEA e Istat.

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